Venerdì 11-6-2021 Sacro Cuore di Gesù – Settimanale Amcor
Cari soci e amici dell’Amcor,
venerdì 11 giugno 2021 è la festa del Sacro Cuore di Gesù. E’ bello ricordare questa festa nei suoi richiami evangelici, nelle tradizioni che hanno portato la Chiesa in tempi recenti (circa a metà del 1800) alla sua istituzione, tradizioni che risalgono alla mistica tedesca di epoca medioevale. Mi è caro ricordare la pratica del primo venerdì del mese suggerita da Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), ricordare le tante congregazioni maschili e femminili che si ispirano al Sacro Cuore di Gesù. Penso anche alle chiese dedicate al Sacro Cuore di Gesù, come Montmartre di Parigi (iniziata nel 1875 e terminata nel 1920), il santuario del Sacro Cuore di Gesù a Torino (terminato nel 1876) e mia cara Parrocchia.
Don Giuseppe ci apre il suo cuore di padre e ci dice: “Coltivo una segreta convinzione: chi sa quante soprese avremo, quando vedremo il panorama completo delle vittorie riportate dalla misericordia di quel Cuore…”.
Il cuore è sentito proprio come la sede dell’amore e della misericordia che vincerà sul male del mondo.
Anche noi ci rivolgiamo alla misericordia del Cuore di Gesù perché non ci lasci soli.
Un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
Sacr.mo Cuore di Gesù 11 – 6 – 2021
Letture bibliche: Os 11, 1.3-4.8c-9; Ef 3, 8-12.14-19; Gv 19, 31-37
Quando parliamo del cuore di una persona, intendiamo certo l’organo fisico così importante per la nostra vita e in medicina c’è tutta una specializzazione di “cardiologia”. Senza quest’organo non c’è vita. Se trasferiamo questo discorso alla nostra psiche, troviamo tante somiglianze: sulla delicatezza del nostro cuore, sull’importanza di coinvolgere il cuore nei nostri rapporti con le persone più varie. Nella Bibbia il cuore di Dio viene nominato spesso, con grandi somiglianze con ciò che diciamo dell’esperienza fisica e, parlando del cuore di Dio, si viene a parlare della sua infinita capacità di amare. Di qui, la festa liturgica di oggi, istituita in tempi recenti, ma su una base antica come il cristianesimo. Parlare del cuore di Dio equivale a chiamare in causa la motivazione di tutto ciò che Egli ha fatto e continua a fare.
Il Profeta Osea è, in qualche modo, il grande specialista, nell’Antico Testamento, dell’amore di Dio e nella festa di oggi possiamo proprio cercare di trovare il tempo per leggere nella Bibbia tutto questo libretto, che parte dalla vicenda coniugale del profeta per allargare la prospettiva dalla famiglia umana a quella composta da Dio stesso, dal suo popolo e da tutta l’umanità. Da “quando Israele era fanciullo io l’ho amato… il mio cuore si commuove dentro di me”. Purtroppo la corrispondenza umana era tanto insoddisfacente: “ma essi non compresero che avevo cura di loro”. Eppure i sentimenti del Signore sono di perdono, “perché sono Dio e non uomo,… non verrò a te nella mia ira”.
Una specie di risposta ai sentimenti espressi per bocca del suo profeta giunge dalla Lettera paolina agli Efesini: Paolo, uomo di Dio, si sente incaricato di farsi annunciatore de “l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”.
Dalla narrazione alla realtà viva dell’evento si passa con il racconto giovanneo del colpo di lancia, inferto al costato di Gesù morto, causando da quella ferita al cuore, che ha cessato di battere, l’uscita di sangue e acqua. Questo episodio, raccontato solo da Giovanni, evidenzia quanto totale fosse la donazione dello spirito vitale di Gesù nel momento supremo della sua esistenza.
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
Non ha più vita, quel povero crocifisso, eppure egli trova ancora il modo di donare quanto gli resta: il sangue che scorre non per movimento vitale, ma per la gravità dell’amore, che non è contenta finché non si è sgravata dell’ultimo resto di espressione d’affetto. E’ questa totalità d’amore che regge il mondo.
Già durante la vita pubblica di Gesù si assiste a scene commoventi di delicate manifestazioni di quel cuore. Sono soprattutto i deboli a interessare quel cuore: i lebbrosi attirano la sua compassione, senza provocare rifiuti in omaggio alla legge o schifo per chi si sente in pericolo per qualsiasi tipo di contagio. La misericordia è la manifestazione più convincente di quel cuore che non attende altro che aprirsi a chi bussa, rincorrere e raggiungere chi si è perso, addirittura chi non vede di meglio che rifiutare la mano che lo vuole accogliere e sostenere. Coltivo una segreta convinzione: chi sa quante soprese avremo, quando vedremo il panorama completo delle vittorie riportate dalla misericordia di quel Cuore: è lecito coltivare il sogno del ricupero anche di fratelli che furono tanto sprezzanti, crudeli, falsi. Possiamo fare i nomi più sconcertanti e anche pregare per i peccatori più inveleniti: il cuore di Gesù ha una capienza così grande…!
Nel mondo vi sono templi famosi dedicati al Sacro Cuore di Gesù, come a Montmartre, a Parigi, statue monumentali in chiese piccole e grandi (anche da noi a Torino), e molte devozioni sono coltivate da privati e da famiglie religiose, grazie anche a pronunciamenti ufficiali che si sono moltiplicati in tempi recenti. Forse possiamo dire che la devozione al Sacro Cuore di Gesù è la radice più credibile del nostro impegno nell’abbandono alla bontà di Colui che è solo AMORE. Quando dico che Dio è giusto, non corro nessun rischio di rimpicciolire la misericordia.
Possa questa convinzione guidarci tutti insieme in un cammino in cui siamo sostenuti con una delicatezza che solo ‘dopo’ comprenderemo un po’ meglio.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti