San Giuseppe “Vivo nella nostra vita” – Riflessioni di Don Giuseppe –
Cari soci e amici dell’Amcor,
Don Giuseppe ci accompagna ancora all’incontro con San Giuseppe riprendendo alcuni spunti dei due scritti precedenti, ma soprattutto parlando ai nostri cuori in atteggiamento di preghiera. La vita di San Giuseppe è stata lavoro e preghiera. È stato padre capace di insegnare e, insieme, credente capace di muoversi nel non facile cammino della fede. Così è maestro anche per noi, maestro di ascolto, di ubbidienza, di silenzio nel servizio, dì fedeltà. Grazie Don Giuseppe per accompagnarci anche in questa conoscenza più viva di San Giuseppe.
Grazie di tutto cuore.
Un abbraccio a tutti, nel ricordo e nella preghiera, insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
SAN GIUSEPPE
Vivo nella nostra vita
Si può venire a conoscenza di San Giuseppe in mille modi. Cercando tra i miei ricordi, vedo sempre la figura di mia mamma: quando mi parlava di quel mondo misterioso ma reale, a cui dovevo ricorrere per aiuto, c’era sempre, al primo posto – mi pare proprio – la Madonna e poi quel bambino che lei portava in braccio. Poi arrivavano i santi e poi poco per volta la… catechesi materna si allargava. San Giuseppe era assai importante (mi pare proprio al primo posto, senza concorrenti), tra i santi, anche se in casa eravamo molto poveri di immagini. Ma lì suppliva il fatto che il mio nome è Giuseppe e mi faceva piacere sapere quanto sia importante in Paradiso questo santo, che era (ed è) il “mio” santo. C’erano difficoltà non piccole, come la faccenda del “padre putativo”, ma la mamma era abile a pilotare l’attenzione: putativo o meno, lui ha amato moltissimo Gesù e la Madonna; perciò adesso ottiene tante grazie come gli altri santi, anzi con particolare efficacia. E poi si è arricchito il sacco delle nozioni e ho incontrato tanti devoti affezionati a San Giuseppe, a cominciare dai santi – e grandi santi! – e poi dai papi.
Nel momento in cui si sente il desiderio di trovare una giustificazione per tutte le situazioni impegnative del nostro comportamento giunse una presa di coscienza importante: determinante per i rapporti di vita di una persona è non tanto il peso della sua nomea momentanea quanto un valore profondo, magari non apparente, ma fondato sulla solidità di assunzione della vicenda altrui. E qui San Giuseppe, nel riserbo estremo del suo silenzio, diventava modello e compagno di cammino. La riprova giungeva in particolare dalla vicenda di tanti santi, che avevano raggiunto una familiarità semplice e intensissima con tutti i figli del loro Signore e fra di essi san Giuseppe teneva un posto unico. Venne allora l’abitudine, entrando in una chiesa, di cercare, tra le cose importanti, la statua o un dipinto di San Giuseppe, e la gioia di trovarli quasi sempre, a volte un po’ sciatti ma spesso pregevoli, specialmente dall’epoca barocca.
Così può accadere che di San Giuseppe si possegga una conoscenza infantile quasi spontanea e che col tempo diventi consapevole, pur restando spontanea nella fiducia del rapporto. D’altra parte di tanti santi si ricordano atteggiamenti che si direbbero infantili verso il nostro Santo, mentre loro erano personalità di grande “caratura”. Si pensi a santa Teresa, che quando aveva bisogno di una luce particolare per decisioni pesanti, ricorreva a lui con fiducia infantile. E lo si vedeva quando aveva bisogno di soldi: andava a raccomandarsi a Lui, che aveva dovuto preoccuparsi delle… finanze della Santa Famiglia, perché le risolvesse il suo problema.
Il rapporto con i santi è uno dei tanti misteri (belli!) della vita cristiana. E’ possibile che li abbia conosciuti in vita e poi, dopo la loro morte, ti vengono presentati come modelli e amici intercessori. E’ una cosa che fa effetto, perché fino a un certo punto erano gente come noi. San Giovanni XXIII in un incontro con giovani preti universitari a Roma aveva difficoltà a mantenere il suo crocifisso fermo sul petto e gli scappò detto: “Non capisco come mai questo crocifisso non si dà pace a restare sul suo calvario”. Ed era un credente di intensa vita interiore, preghiera abituale continua, eroica accettazione di sofferenze fisiche e morali, destinatario di intuizioni determinanti per il cammino di tutta la Chiesa. A pensarci dopo, i pochi incontri avuti con loro, acquistano un significato insospettato all’origine: uno sguardo particolarmente penetrante, per te personalmente, di San Paolo VI, un saluto con la mano, accompagnato da uno dei rari sguardi in esclusiva di San Giovanni Paolo II. Te ne accorgi dopo e per San Giuseppe dev’essere stato proprio così, anche nel corso del cammino della Chiesa.
Sempre in tema di misteri e di curiosità: San Giuseppe e San Giovanni Battista. E’ possibile che fossero un po’ parenti, almeno per motivo delle donne. Si saranno conosciuti? Quale impressione avranno avuto l’uno della vicenda dell’altro? Il Battista è tutto straordinario, dalla nascita alla morte; Giuseppe partiva da una prospettiva di vicenda comune e solo più tardi il Signore gli manifestò un destino di assoluta eccezione. E poi nella storia della Chiesa le diversità continuarono: la devozione per il Battista è presente fin dai primi tempi, mentre per Giuseppe è iniziata più tardi, ma ora ha superato la prima, con caratteri anche diversi. Non fa stupire e ci dice solo con quanta assoluta sovranità il Signore diversifica le sue chiamate e le armonizza per il variare delle situazioni e necessità della Chiesa. L’unica cosa veramente assente è … la concorrenza: tutti i santi sono stati campioni di docilità e il loro frutto lo conosce solo Dio. Anche per noi il Signore dispone chi possa essere per ognuno il particolare modello e protettore. La nostra devozione è orientata da tante circostanze, tendo presenti le indicazioni che il Signore dà di volta in volta. Penso però che il Signore ci indichi come necessario un rapporto di affettuosa devozione per i “tre” della Santa Famiglia e i loro parenti della famiglia del Battista. Per gli altri per lo più sono le circostanze a dare indicazioni sull’orientamento di un affetto che può essere solo sempre di grande sostegno.
Vostro don Giuseppe Ghiberti