Domenica 15-8-2021 – Assunzione della Beata Vergine – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
domenica 15-8-21 si festeggia la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
L’inno di mattutino secondo il Breviario dell’Ufficio Monastico recita:
“Vergine madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, /
termine fisso d’eterno consiglio, /
Tu se ‘ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ‘l suo fattore /
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore / per cui caldo ne l’eterna pace /
così è germinato questo fiore… “ (Dante Alighieri)
E’ bello anche ricordare la più antica preghiera alla Madonna che è fatta risalire al terzo secolo, cioè prima ancora che il Concilio di Efeso (431) definisse Maria “Madre di Dio”. E’ l’invocazione che abbiamo anche recitato tante volte durante il nostro pellegrinaggio in Terra Santa guidati da Padre Vigna e che continuiamo a recitare, per noi e i nostri cari, con il cuore pieno di speranza.
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, / santa Madre di Dio: /
non disprezzare le suppliche / di noi che siamo nella prova, /
e liberaci da ogni pericolo, /
o Vergine gloriosa e benedetta.”
Don Giuseppe ci guida alla migliore comprensione di questa Solennità e della tradizione della “Dormitio Virginis”. Ci apre lo scrigno del bellissimo passo dell’Apocalisse (“… e, sul capo, una corona di dodici stelle.” Ap 11,12,1) che apre le letture di questa domenica. Ci accompagna nell’approfondimento del brano della prima lettera ai Corinzi (“L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte.” 1Cor 15,26) e ci illustra il brano del Vangelo di Luca che riguarda la visita di Maria ad Elisabetta (“madre del mio Signore” e “benedetta” e “beata” Lc 1,42,43,45).
Queste letture sono come una sinfonia che ci accompagna nel mistero dell’incarnazione e della salvezza.
In questo contesto il Salmo celebra le nozze di un re con una principessa. Viene ricordato, nella tradizione ebraica, come una celebrazione dello splendore del Messia. Nella tradizione cristiana è visto come immagine del mistico matrimonio tra Dio e l’umanità espressa nella figura di Maria.
“Il re è invaghito della tua bellezza. /
E’ lui il tuo signore: rendigli omaggio.” (Sal 45/44, 12)
Don Giuseppe conclude ricordando che: “La Chiesa credente sa che il Figlio a cui lei ha dato la vita ha subito e superato la morte: non è lontano da una profonda coerenza ritenere che questa vittoria delle vittorie del genere umano sia stata concessa fin dall’inizio a chi ha portato all’umanità il Salvatore.”
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio i saluti più cari nel ricordo e nella preghiera alla Madre del Signore e Madre nostra.
Contardo Codegone
XX dom. t. o. –B
Assunzione della Beata Vergine Maria
(15 – 8 – 2021)
Letture bibliche – Ap 11, 19a;12,1-6a.10ab; 1Co 15,20-27a; Lc 1, 39-56
Con la risurrezione del suo corpo Gesù ha riportato la vittoria su tutta la realtà della morte e dunque anche sul disfacimento del corpo, e a noi ha promesso una partecipazione effettiva a questa vittoria; ma quel che per lui è avvenuto subito, senza permettere il disfacimento del suo corpo, è rimandato per tutti noi alla risurrezione universale. Maria, la mamma di Gesù, costituisce un’eccezione: la sua sorte, anche per questo aspetto, partecipa direttamente di quella di Gesù. Ma questo messaggio è suggerito oggi solo indirettamente dai testi della Sacra Scrittura. I passi proposti parlano di una condizione tale della missione di Maria che la rende pienamente partecipe, con Gesù, del privilegio della vittoria totale sulla morte, senza asservirla alla legge del dissolvimento in attesa della soluzione finale. Questo messaggio sentiremo suggerito nelle indicazioni offerte dalle Letture.
Il mistero che celebriamo oggi è entrato nella tradizione artistica in epoca non tanto recente, sfruttando tradizioni rappresentative ispirate a racconti presenti in documenti apocrifi (non supportati da tradizioni autentiche), come la “Dormitio Virginis”: essi sono per un verso frutto di riflessione immaginativa e per altro verso testimoni di una convinzione che attinge non a semplice fantasia ma a fondamenti afferenti a solide ragioni. Nel Nuovo Testamento non si trovano espliciti ricordi sulla conclusione del cammino terreno di Maria di Nazaret, madre di Gesù Messia, bensì convinzioni riferite alla presenza di eccezioni e privilegi riguardanti la vita di questa creatura tanto singolare, in tutte le sue fasi, compresa quella conclusiva.
Le letture bibliche della liturgia di oggi partono dall’Apocalisse con la visione in cielo della “donna vestita di sole”, in attesa di un figlio, e del drago rosso con “sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi”. Il drago tenta invano di ostacolare il parto della donna: il figlio “fu rapito verso Dio” e la donna fuggì nel rifugio preparatole nel deserto. L’interpretazione non facile lascia individuare nel figlio la figura del Messia, nel drago le forze demoniache contrarie al piano divino della salvezza e un esito positivo (messianico) alla lotta immane fra i due campi di forze. La discussione sulla realtà della donna permette di concludere per la sua identificazione con la comunità messianica (dunque la Chiesa!), sottoposta a ogni genere di persecuzioni, ma vincitrice nella lotta finale. La figura mariana nell’interpretazione dei particolari del nostro testo è stata individuata molto presto nella tradizione cristiana e la liturgia la assume convintamente per l’insegnamento sulla vittoria riportata da questa madre per eccellenza sulle forze del male. Oggi possiamo dire che Maria madre della Chiesa partecipa delle vicende dei protagonisti del nostro quadro: il Messia e la sua funzione redentrice, la Chiesa comunità messianica continuamente in lotta ma con prospettiva di vittoria escatologica, accompagnata e supportata da colei che è la partecipe per eccellenza.
Di per sé questa descrizione si interessa alla donna solo in rapporto alla lotta escatologica: potremmo dire all’interno della tenzone combattuta per la Chiesa. Ma la vicenda personale della donna è eminentemente esemplare dell’esito che riguarda tutta la comunità: la vittoria di tutti è – per eccellenza – vittoria di Maria e la morte è il campo sul quale si combatte la vittoria o la sconfitta della vicenda messianica. La vittoria della donna, che viene sottratta alla morte, riguarda lei e tutta la famiglia che da lei procede.
Ancora un discorso di vittoria ci viene incontro nella seconda lettura, dalla prima Lettera ai Corinzi, ed è sempre la morte a essere vinta: “L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte”.
“Tutte le generazioni mi chiameranno beata” La lettura evangelica, da Luca (terza lettura) riporta la visita di Maria a Elisabetta: due mamme, una giovane e una anziana, che cantano la bontà misericordiosa di Dio. La più anziana proclama la più giovane “madre del mio Signore” e “benedetta” e ” beata”, per aver capovolto con la sua fede la maledizione del Paradiso terrestre e aver meritato la benedizione della fede perfetta. Ed è la più giovane che canta, nella sua maternità, l’opera misericordiosa del Dio salvatore. La Chiesa credente sa che il Figlio a cui lei ha dato la vita ha subito e superato la morte: non è lontano da una profonda coerenza ritenere che questa vittoria delle vittorie del genere umano sia stata concessa fin dall’inizio a chi ha portato all’umanità il Salvatore. “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” per quella vittoria, che l’ha fatta partecipe della sorte gloriosa del Figlio suo e farà partecipi di essa tutti gli esseri umani. E sarà la mediazione più gloriosa di Colei che è partecipe massima della missione del Figlio.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti