Domenica 26-12-2021 – Santa Famiglia – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
Don Giuseppe ci guida alla comprensione delle letture di questa domenica 26-12-2021, prima dopo Natale e ultima dell’Anno, domenica dedicata alla Santa Famiglia di Gesù.
Samuele, bimbo nato da Anna ritenuta sterile e per questo consacrato a Dio, diverrà sommo sacerdote, giudice e profeta e sarà colui che sceglierà Saul come primo re di Israele.
San Giovanni nella sua prima lettera, ci ricorda Don Giuseppe “ci illustra la bellezza suprema del dono della nostra comunione con Dio”.
L’evangelista Luca è quello che ha raccolto il maggior numero di notizie sulla famiglia di Gesù e gli inizi della sua esistenza fra noi. Egli ci ricorda il pellegrinaggio a Gerusalemme della Santa Famiglia in occasione del compimento dei dodici anni di Gesù.
A quella età i giovani di Israele passavano dalla tutela paterna alla personale ubbidienza della Torah, diventando responsabili dell’osservanza della legge. Si tratta, dunque, di un pellegrinaggio non solamente verso un luogo geografico, ma soprattutto verso una esperienza religiosa/istituzionale.
Questa dimensione mi sembra evidenziata dall’evangelista che cita tre volte il nome di Gerusalemme utilizzando, in greco, il termine ‘Gerousalem’ anziché l’espressione laico/geografica di ‘Gerosolima’. Questa scelta per rendere esplicito il significato profondamente religioso, di cambiamento, in ciò che viene narrato. E’ un cammino di faticosa consapevolezza anche per Maria e Giuseppe, è il cammino con il quale ci accostiamo all’Eucaristia.
Il Salmo è annoverabile tra i Salmi di pellegrinaggio. Esso canta Dio nella sua presenza nel tempio a cui aspira ogni pellegrino che sale alla Città Santa. E’ il canto che sorge spontaneo anche nel nostro cuore mentre ci prepariamo ad accostarci all’Eucaristia.
“Quanto sono amabili le tue dimore, /
Signore degli eserciti! /
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne /
esultano nel Dio vivente. /
Beato chi abita nella Tua casa: /
senza fine canta le tue lodi. /
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio /
e ha le tue vie nel suo cuore. /
Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, /
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe. /
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, /
guarda il volto del Tuo consacrato. / (Sal 84/83,2-3;5-6;9-10)
Siamo, dunque, anche noi in pellegrinaggio verso l’incontro con il Signore nell’Eucaristia e nella vita. Anche noi chiediamo, con insistenza, al Signore di ascoltare la nostra preghiera.
Rinnovando a tutti gli auguri più cari della pace, pienezza di bene, vi invio un grande abbraccio anche a nome di Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Santa Famiglia di Gesù Cristo – Anno C
26.12.21
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo e ci amiamo gli uni gli altri
Letture: 1 Sam 1, 20-22. 24-28 – 1 Gv 3, 1-2.21-24 – Lc 2, 41-52
(1) L’Antico Testamento ci narra la storia di pochi bambini, ma oggi (dal primo Libro di Samuele) ne incontriamo una, quella del piccolo Samuele, che diventerà sommo sacerdote, giudice delle tribù d’Israele e profeta. Egli era il primo frutto di un matrimonio che sembrava sterile e che invece vide spuntare e crescere il nostro grande personaggio. Sua mamma lo ottenne con tanta preghiera e lo lasciò – quasi in restituzione – “per tutti i giorni della sua vita”. (2) San Giovanni, nella sua prima Lettera, ci illustra la bellezza suprema del dono della nostra “comunione” con Dio, il regalo di una ineffabile unione con lui, così che il nostro essere e il nostro agire siano sempre più “simili a lui”. C’è una sola condizione: “che crediamo nel nome del Figlio suo e ci amiamo gli uni gli altri”. Per realizzare questo ideale Egli ci ha dato lo Spirito, e a lui ricorriamo per ricevere l’aiuto della fedeltà. Il brano evangelico è preso dall’(3) evangelista Luca, che ha raccolto la maggior quantità di notizie sulla famiglia di Gesù e gli inizi della sua esistenza fra noi. Oggi ci viene incontro il ricordo del loro pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme, quando Gesù è ancora ragazzo, ma con i suoi dodici anni viene considerato adulto per capire e decidere anche in cose importanti. Il culmine del pellegrinaggio è l’andata al tempio, ma lì l’ampiezza dello spazio e il caos dei pellegrini favoriscono l’allontanamento fra Gesù e i genitori. Quando si riforma il gruppo che va a Nazaret, Gesù non c’è. Lo cercano, ma lui non compare. Immaginarsi l’affanno sempre più angoscioso di Maria e Giuseppe. Lo trovano dopo tre giorni, ma Maria non può evitare la domanda del perché di quel comportamento. Però Gesù risponde con un’altra domanda: “Non sapevate…?”. Essi “non compresero”, ma il rientro a Nazaret avviene regolarmente e Gesù “stava loro sottomesso”. Il ‘ricupero’ avviene nel cuore di Maria, che “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. La grazia le aveva concesso di accogliere il segreto di Dio senza arrendersi nella disperazione e senza rifiutare la sua collaborazione.
Che crediamo nel nome del Figlio suo e ci amiamo gli uni gli altri
Parlando della famiglia di Gesù, è immediato e spontaneo il rimando alle nostre famiglie: per ognuno, quella nella quale si è ricevuta la vita e la maggior parte delle componenti che hanno dato origine a quella realtà che siamo noi. Quanto conoscessero i primi cristiani di ciò che aveva costituito il concreto della vita di Gesù durante il periodo più lungo della sua esistenza (non meno di trent’anni) lo sappiamo in minima parte; e sarebbe nulla, senza san Luca. Mi pare però che ci siano due elementi che fanno un po’ da spia. Anzitutto la cura che ha san Luca nel dire che tutti gli avvenimenti esterni – dall’annunciazione agli incontri di famiglia, poi con i primi ‘visitatori’ di Gesù – erano fatti oggetto da Maria di una cura di interiorizzazione (“custodiva tutte queste cose nel suo cuore”) che si indovina essere stata di intensità unica. In secondo luogo la presenza di Maria sotto la croce e la cosiddette “eredità” che Gesù le ha lasciato (“Ecco tuo figlio!”). Si direbbe che questi evangelisti, che sono arrivati – pare (ma per Giovanni è sicuro) – dopo il lavoro dei primi due, abbiamo sentito il bisogno di sollevare un po’ il velo sull’interiorità di questa Creatura di eccezione. In Maria, ci dice Luca, nulla è esaurito nell’apparenza, perché proprio di lì si ricevono le indicazione all’abissale interiorità, ricchezza, amabilità di questa Creatura. E Giovanni ci dice: è tutto tanto importante e faticoso nel cammino della sequela a quel Maestro, ma non dimentichiamo mai che siamo affidati a una MAMMA che sicuramente non ci abbandona mai. Arrestiamo qui la nostra povera riflessione su questa grande festa e portiamone in cuore il ricordo e l’insegnamento: Gesù, figlio unigenito del Padre, ci ha messo vicino, nel cammino della nostra vita, la persona che aveva più cara, e che aveva già sostenuto il cammino di Giuseppe e di Gesù. In loro compagnia godiamo dei benefici delle nostre famiglie e affidiamoci a quei TRE, attenti al loro esempio e fiduciosi nel loro aiuto.
Vostro don Giuseppe Ghiberti