Domenica 9-1-2022 – Battesimo di Gesù – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
come è bello, ed insieme arduo, trovarsi di fronte alla Parola di Dio e provare a farla nostra.
Don Giuseppe anche questa domenica 9-1-2022 – Battesimo di Gesù – ci prende per mano e in pochi tratti ci presenta il significato eminente di queste letture ed insieme ce ne fa cogliere il valore collegandolo con il nostro sentire più profondo:
“Il battesimo si riceve una volta sola, ma è un dono sempre presente e attivo: dona una vita che corre infinitamente più lontano che la nostra morte stessa. Teniamola ben stretta – con l’aiuto di colei che dette la vita al nostro Salvatore.”
Il battesimo è accoglienza a figli da parte di Dio, ma è anche dono dello Spirito Santo che ci accompagna quotidianamente lungo le strade della vita.
Certo le pagine che la liturgia ci offre questa domenica ci possono dare occasioni di varia riflessione. Riflessione storica sulle vicende di Israele deportato a Babilonia e poi salvato in un nuovo Esodo. La Lettera a Tito offre, tra gli altri, anche spunti di riflessione su chi ne sia il vero autore. Il testo del Vangelo di Luca pone la domanda sul perché del Battesimo di Gesù Tutti gli evangelisti ne parlano, ma resta la difficoltà, come per le tentazioni, di coglierne pienamente il senso e la coerenza con la figura di Gesù Dio e uomo.
Queste riflessioni non sono inutili, sono un grande valore, ci permettono di scavare nella Parola di Dio per coglierne la ricchezza di significati e per gustarne l’ampiezza di orizzonti costantemente allargati davanti a noi.
Questa domenica vorrei, più semplicemente, esprimere ciò che la Parola dice al mio cuore in un modo più diretto. Una Parola, dicevo a Don Giuseppe in questi giorni, che non cessa di scendere nella nostra anima e nutrirla come una sorgente di acqua fresca, come i raggi del sole che fanno maturare ogni anno le messi.
La prima lettura è tratta dal “Libro della consolazione di Israele” del profeta Isaia che annuncia al popolo in esilio l’arrivo di un liberatore. Ecco, sono parole di speranza che sento rivolte a me, a tutti:
“Consolate, consolate il mio popolo,
dice il Vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele
che è finita la sua schiavitù,
è stata scontata la sua iniquità,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
doppio castigo per tutti i suoi peccati.
Una voce grida:
‘nel deserto preparate
la via al Signore,
appianate nella steppa
la strada per il nostro Dio’.” (Is 40,1-3)
La schiavitù dei miei limiti, del mio peccare, della mia angoscia finirà. Questa Parola di Dio è parola eterna di consolazione, essa da forza alla mia speranza, alla speranza di tutti.
La lettera a Tito inizia proprio dicendo: “… è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini”. Di nuovo una mano si tende verso di me, verso tutti, portatrice di speranza.
Il testo di Luca annuncia che: “Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo…” (Lc 3,21-22). Il cielo che si era chiuso per i peccati degli uomini e non vi era più, quindi, comunicazione tra gli uomini e Dio, si riapre. Una nuova era si dischiude per me, per tutti.
Il Salmo è un inno al Dio creatore. Cristo si manifesta a tutta la creazione e viene a riscattarla dal fallimento di Adamo. Come è bella l’invocazione iniziale, come è potente lo sviluppo che mostra la forza creatrice e salvifica di Dio. Tutti si aspettano il cibo che da vita. Se Dio nasconde il suo Volto tutti veniamo meno.
Abbiamo tutti noi di fronte il Volto della Sindone, la sua intensità, l’attesa che racchiude, la speranza che conferma.
“Benedici il Signore, anima mia./
Signore, mio Dio, quanto sei grande ! /
Rivestito di maestà e di splendore, /
avvolto di luce come di un manto. /
Tu stendi il cielo come una tenda, /
costruisci sulle acque la tua dimora, /
fai delle nubi il tuo carro, /
cammini sulle ali del vento; /
fai dei venti i tuoi messaggeri, /
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri. /
Tutti da te aspettano /
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. /
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, /
tu apri la mano si saziano di beni. /
Se nascondi il tuo volto, vengono meno, /
togli loro il respiro, muoiono /
e ritornano nella loro polvere. /
Mandi il tuo spirito, sono creati, /
e rinnovi la faccia della terra. (Sal 104/103, 1-2; 3-4; 24-25; 27-28; 29-30
Con queste parole di benedizione sulle labbra, guardiamo con speranza al Signore, sentiamo la sua luce accarezzarci e guidarci nel nostro cammino.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Battesimo di Gesù – C –
9. 1. 2022
Letture bibliche: Is 40, 1-5.9-11; Tt 2, 11-14; 3, 4-7; Lc 3, 15-16.21-22
Tra i libri dell’Antico Testamento quello di Isaia è il più lungo, anche perché è opera di più autori. Il nostro brano si trova all’inizio della seconda parte, che viene pure chiamata “libro della consolazione”. Parole di consolazione sono anche quelle che udiamo oggi, rivolte al popolo ebraico che ha ottenuto il permesso di tornare in patria dopo la deportazione babilonese. Il tono è molto affettuoso: “Parlate al cuore di Gerusalemme… la sua colpa è scontata”. Ora il Signore dimostra tutta la sua dolcezza: “porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”. In questo quadro di dolcezza si pone il dono del battesimo: Gesù non ne aveva bisogno, ma noi sì!
Tito, discepolo diligente di Paolo, accoglie nella sua lettera l’eco della predicazione del suo maestro. C’è stato nella nostra storia un fatto determinante: il “nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo… ha dato se stesso per noi. … Egli ci ha salvati con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo”. L’efficacia della morte redentrice di Gesù fiorisce nel presente della nostra vita e ci rende “eredi della vita eterna”. Ci colpisce l’abbinamento dell’opera svolta dall’umanità di Gesù nella sua passione (“egli ha dato se stesso per noi”) con “l’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito santo”. Dunque il battesimo rende attuale il dono che Gesù ci ha fatto, una volta per tutte, dalla croce.
Dal vangelo secondo Luca è ripreso uno dei momenti impegnativi della testimonianza di Giovanni Battista: nel clima dell’entusiasmo popolare per il severo battezzatore Giovanni (chi sa, “se non fosse lui il Cristo”) risuona la doppia testimonianza: da parte di Giovanni (“viene colui che è più forte di me”) e da parte del Padre stesso, che dal cielo concede una visione e una testimonianza: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, e in te ho posto il mio compiacimento”. San Luca, che riporta questo importantissimo episodio, nota di suo che Gesù stesso, dopo aver “ricevuto egli stesso il battesimo, stava in preghiera”. E allora “il cielo si aprì”.
Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera.
Il battesimo è una cosa tanto personale: ognuno riceve il suo. E poi, purtroppo, tanti se lo dimenticano. E’ il rischio che corriamo, ognuno di noi. Ma è anche il punto di riferimento della nostra vita, il fatto più orientativo. E siamo anche stati fortunati ad averlo ricevuto agli albori della nostra presenza quaggiù. Non ne ringrazierò mai abbastanza Gesù stesso e i miei genitori. Ricordo che la mamma riferiva con pena che per me avevano perso quattro giorni (a metà settembre), perché il padrino non poteva far prima. Con molto maggior pena pensiamo a quanti dimenticano o, purtroppo, vogliono far scomparire dai loro ricordi quello di questo momento determinante. Certo, il battesimo non cancella la libertà personale di ognuno, per qualsiasi decisione, in qualsiasi momento, ma è un dono inestimabile, la consacrazione di una vita. Al battesimo faccio sempre riferimento e ricorso nei momenti di dubbio e di stanchezza e, più ancora, quando ho la consapevolezza di essermi concesso qualche atteggiamento che aveva fatto soffrire Gesù. Il battesimo si riceve una volta sola, ma è un dono sempre presente e attivo: dona una vita che corre infinitamente più lontano che la nostra morte stessa. Teniamola ben stretta – con l’aiuto di colei che dette la vita al nostro Salvatore.
Vostro don Giuseppe Ghiberti