Domenica 16-1-2022 – II tempo ord. – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
questa domenica 16-1-2022, II^ del tempo ordinario C, si presenta piena del significato universale della fede in Dio, creatore e salvatore, e del rapporto sponsale tra Dio e il suo popolo.
Con la prima lettura Isaia (il terzo Isaia) ci porta nel contesto storico del decreto di Ciro del 538 a.C. che consentì la liberazione degli ebrei da Babilonia. Dopo l’invito alla ricostruzione della città e del Tempio, prende forza il tema della gloria futura di Gerusalemme che è presentata come l’espressione del matrimonio d’amore tra Dio e il suo popolo.
Il testo sembra elevarsi in un canto:
“Nessuno ti chiamerà più ‘Abbandonata’, né la tua terra sarà più detta “Devastata”, ma sarai chiamata ‘Mia gioia’ e la tua terra ‘Sposata’, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo.” (Is 62,4)
Parlando di questo testo di Isaia Don Giuseppe ricorda: “come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.” (Is 62,5) In questa gioia mi sento coinvolto anche io, siamo coinvolti tutti.
Paolo nel testo proposto, tratto dalla prima Corinzi, parla dei carismi che Dio dona alla comunità dei credenti. L’inizio del testo esprime un profondo contenuto trinitario: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera in tutti.” (1Cor 12, 4-6). Dio opera in tutti, spero nel suo operare in me, in tutti.
Il Vangelo riporta il miracolo delle nozze di Cana secondo la narrazione di Giovanni. Desidero richiamare l’inizio del testo: “Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea….” (Giov 2, 1). Va rilevata questa collocazione temporale che non è casuale. Il terzo giorno è un tema che attraversa la Scrittura ed esprime, nella tradizione ebraica, il giorno dell’alleanza. Si completa, inoltre, la prima settimana della vita pubblica di Gesù. Don Giuseppe ci fa cogliere come: “Alla fine della prima settimana della vita pubblica di Gesù è giunto dunque un segno che riassumeva – in anticipo! – tutto il significato dell’intervento di Gesù nella nostra vita.”
Si tratta, dunque, di un testo ricchissimo nella sua apparente semplicità. Questo testo, infatti, esprime una visione della Nuova Alleanza in Gesù, alla luce e a compimento di quella antica.
Don Giuseppe conclude ricordandoci: “una presenza materna che qualcuno, lungo il corso della storia della Chiesa, chiamerà l’onnipotenza supplice.” Una presenza di poche parole, ma che è posta al mio fianco, al fianco di tutti noi “come soccorritrice della nostra povertà.”
Il Salmo è un inno che loda il senso universale della potenza di Dio. Credere in Dio significa proprio accogliere l’universalità (“uomini di tutta la terra”) quale prospettiva del nostro cammino di salvezza.
“Cantate al Signore un canto nuovo, /
cantate al Signore, uomini di tutta la terra. /
Cantate al Signore, benedite il suo nome. /
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. /
In mezzo alle genti narrate la sua gloria, /
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. /
Date al Signore, o famiglie dei popoli, /
date al Signore gloria e potenza, /
date al Signore la gloria del suo nome. /
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo. /
Tremi davanti a lui tutta la terra. /
Dite tra le genti: “il Signore regna!”.
Egli giudica i popoli con rettitudine. “ (Sal 96/95, 1-2a; 2b-3; 7-8; 9-10)
Ci affidiamo al giudizio di Dio e chiediamo anche noi di non essere ‘Abbandonati’ e ‘Devastati’, ma di essere ‘Sua gioia’ e ‘Sposati’ nella sua alleanza.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un cordiale saluto, uniti tutti al Signore nella preghiera.
Contardo Codegone
P.S.
Vi ricordo che sabato 29 gennaio alle 15,30 avremo l’incontro di formazione, tenuto da Don Galvagno, sul tema: “La spiritualità del profeta Elia”. Tema che ci è particolarmente caro perché richiama l’esperienza del Monte Carmelo. L’incontro si terrà via internet (“Google meet”) vista la situazione pandemica.
Errata corrige – Nel commento alla festa dell’epifania (6 gennaio 2022) ho detto che questa festa conclude il tempo liturgico del Natale iniziato con la veglia del 24 dicembre. In realtà il tempo del Natale si conclude con la domenica successiva del “Battesimo di Gesù”. Vogliate scusarmi per l’errore sfuggito, nonostante tutta l’attenzione e la dedizione.
II domenica Tempo ord. – C –
16. 1. 2022
Letture bibliche: Is 62, 1-5; 1 Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-11.
Avvicinandosi alla conclusione del suo libro di profezie, l’ultimo Isaia descrive un futuro di pace e di bontà per il popolo d’Israele (chiamato con nomi noti: Sion, Gerusalemme, anche se è predetto “un nome nuovo”). “Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”. Questo sarà frutto di una trasformazione che il Signore opererà in lei: “allora tutte le genti vedranno la tua giustizia”. Il vecchio sarà dunque rinnovato nell’armonia dell’ubbidienza ai comandi di Dio.
Dalla prima lettera ai Corinzi, scritta da san Paolo, sentiamo un elenco dei carismi che Dio semina nella comunità credenti, dal “linguaggio di sapienza”, al dono delle guarigioni ai miracoli…, opere tutto dell’unico e medesimo Spirito, che “distribuisce a ciascuno come vuole”. E’ il frutto portato dallo Spirito a chi accetta con amore la presenza e gli ordinamenti dello Spirito, che sovranamente distribuisce i suoi doni….
Il brano evangelico riporta “l’inizio dei segni compiuti da Gesù” secondo la narrazione di Giovanni. Lo conosciamo come il miracolo delle nozze di Cana. Gesù ha iniziato – secondo il racconto del nostro vangelo (Giovanni è l’ultimo a scrivere un vangelo) – da appena una settimana la sua predicazione ed è tornato, dal luogo del battesimo, nel Sud, alle sue contrade, al Nord (Cana non è molto lontana da Nazaret). Tutto si svolge secondo la tradizione festosa delle nozze, se non fosse per quel benedetto vino che va in esaurimento prima del tempo. Qui entra in scena Maria, la mamma di Gesù. Lei non conosce gli osti, ma conosce uno che vale più di tutti gli osti messi insieme. E dice a Gesù, asciutta asciutta: “non hanno vino!”. E Gesù si… permette di opporre un’obiezione certamente seria: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. La risposta sembra conclusiva, ma non è così per una mamma – quella mamma – che non può lasciare gli sposini nei pasticci. Come se niente fosse e Gesù avesse detto sì invece che no, sua mamma non guarda nemmeno più il figlio ma si rivolge subito agli inservienti: “qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Vengono riempiti i recipienti per l’acqua e ci pensa Gesù a trasformare l’acqua in vino di primissima qualità, al punto che il direttore del banchetto dimostra una grande meraviglia. La meraviglia è comune, ma l’effetto più proprio è raggiunto con i discepoli presenti, che credettero in lui.
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù
Alla fine della prima settimana della vita pubblica di Gesù è giunto dunque un segno che riassumeva – in anticipo! – tutto il significato dell’intervento di Gesù nella nostra vita. In qualche modo erano presenti le grandi componenti della difficoltà della vita, dell’incapacità umana a trovarvi una soluzione, della presenza di Gesù che sembra giocare a nascondiglio, di una presenza materna che qualcuno, lungo il corso della storia della Chiesa, chiamerà l’onnipotenza supplice. Certo qualcuno ci dirà che non bisogna esagerare nell’attribuire a Maria poteri e sentimenti che sono propri del Signore, di Dio. E’ verissimo e noi dobbiamo mantenere la consapevolezza che quella meraviglia di dolcezza e di forza è lo strumento privilegiato scelto da Dio per venire incontro alle necessità dei suoi figli. E noi stessi, quando ricorriamo a Maria, rinnoviamo la consapevolezza della presenza di tutta la beata Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito che si rallegrano nel vedere il ricorso di tutte le creature umane a quella Creatura che è stata scelta proprio da Loro come soccorritrice della nostra povertà.
Vostro don Giuseppe Ghiberti