Domenica 6-2-2022 – V tempo ord. – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 6-2-2022 hanno un filo rosso che le intreccia. Vi è l’esperienza della chiamata di Dio alla fede e alla sua sequela (Isaia e Luca). Paolo ci offre la sintesi della vicenda di Gesù, sintesi che è il centro della nostra fede. Il Salmo è inno di ringraziamento per l’amore e la fedeltà di Dio.
La ‘chiamata’ di Dio. Il termine greco ‘klésis’ – chiamata/invocazione/vocazione (da ‘kalèo’ chiamare, invocare) – lo troviamo, oltre che da solo, anche nel termine ‘ek-klesìa’ (assemblea convocata, adunanza, chiesa come comunità radunata) ed anche nel termine ‘Paràclito’ che significa consolatore, intercessore (dal greco ‘parà-kalèo’ consolare, chiedere aiuto, sostenere).
Don Giuseppe ci ricorda che: “Isaia è stato uno dei più grandi profeti dell’antico testamento e oggi leggiamo il racconto della sua vocazione.”
Isaia, infatti, ci ricorda che: “Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; …” (Is 6,1). Il re Ozia, morto nel 742 a.C., era stato un re guerriero e riformatore, che aveva governato a lungo ed era poi morto colpito dalla lebbra. Proprio in questo periodo di sviluppo anche economico inizia la missione di Isaia.
Isaia alla visione del Signore “ reagisce con spavento”, ma il Signore purifica, attraverso un angelo, la sua bocca con un carbone ardente. E Isaia può dunque rispondere alla chiamata del Signore: “Eccomi, manda me!” (Is 6,8). Viene dal cuore di ciascuno di noi chiedere al Signore di farci conoscere la nostra vocazione e di renderci capaci di rispondere adeguatamente.
Don Giuseppe ci aiuta a cogliere il senso delle parole di San Paolo nella prima lettera ai Corinti: “La vicenda di Gesù è riassunta in quattro parole: morì, fu sepolto, è risorto, apparve…. Si mescolano due componenti: la vicenda di Gesù e le conseguenze per l’umanità intera.” Paolo, di fronte alla resurrezione di Gesù, fondamento della fede, ha messo in gioco tutta la sua vita. E’ l’occasione di una attenta riflessione su noi stessi, sul significato di questo “è risorto” per la nostra vita.
Luca ci narra una delle esperienze più belle vissute la Gesù: la pesca miracolosa e la chiamata dei primi apostoli. Aiuta ricordare che per gli ebrei il mare, le acque profonde, sono la sede di mostri marini, fonte di pericoli e di male. Essere “pescatori di uomini” ha anche questa valenza di salvare coloro che sono oppressi dal male, strapparli al male.
Pietro si riconosce peccatore e riceve il mandato, la chiamata, ad essere “pescatore di uomini” ponendosi alla sequela di Gesù. Anche Pietro, pur indegno, è invitato a non temere e viene chiamato ad una grande missione.
Il Salmo è tutto un inno di ringraziamento da parte di tutti i re della terra per l’ amore di Dio e la sua fedeltà. Nell’Eucarestia prendiamo coscienza di essere opera delle sue mani e ci predisponiamo ad ascoltare la sua chiamata.
“Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: /
hai ascoltato le parole della mia bocca. /
Non agli dei, ma a te voglio cantare, /
mi prostro verso il tuo tempio santo. /
Rendo grazie al tuo nome /
per il tuo amore e la tua fedeltà: /
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. /
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, /
hai accresciuto in me la forza. /
Ti renderanno grazie, Signore, /
tutti i re della terra, /
quando ascolteranno le parole della tua bocca. /
Canteranno le via del Signore: /
Grande è la gloria del Signore! /
La tua destra mi salva. /
Il Signore farà tutto per me. /
Signore, il tuo amore è per sempre: /
Non abbandonare l’opera delle tue mani. (Sal 138/137, 1-2; 2-3; 4-5; 7b-8)
Nel sentirci chiesa, “ekklesìa”, convocata dal Signore, non cessiamo di avere fiducia, fede, in Lui perché il suo amore è per sempre.
Con Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio i nostri saluti più cari nel ricordo e nella preghiera.
Contardo Codegone
P.S. Un grande grazie, di tutto cuore, a Don Germano Galvagno per l’incontro di formazione sulla spiritualità del profeta Elia, incontro da Lui tenuto sabato 29/1/2022. Eravamo circa 35 collegati via internet.
V Dom. Tempo ord. C
6.2.22
Letture: Is 6, 1-2a.3-8; 1 Co 15, 1-11; Lc 5, 1-1
Isaia è stato uno dei più grandi profeti dell’Antico Testamento e oggi leggiamo il racconto della sua vocazione. E’ commovente vedere i due interlocutori che si parlano faccia a faccia: Dio parla da un alto trono, attorniato dalla sua corte angelica, che è unita nella proclamazione della santità di Dio. Il profeta reagisce con spavento, consapevole della propria indegnità, che provoca una distanza incolmabile nei confronti del Signore. Ma proprio in quel momento uno dei serafini della corte divina si avvicina alla bocca del profeta toccandola con un carbone ardente che lo purifica e lo rende capace di rispondere positivamente alla domanda divina “chi manderò e chi andrà per noi?” con la piena disponibilità “Eccomi, manda me”. Attraverso l’imponente impianto narrativo possiamo intuire due altre vocazioni: del Figlio eterno del Padre e di ognuno di noi, ringraziare il Figlio per la sua pronta accettazione e chiedere per noi una piccola quotidiana accettazione della medesima santa volontà del Padre.
Di San Paolo sentiamo oggi (dalla prima lettera ai cristiani di Corinto) uno dei messaggi più commoventi di tutte le sue lettere: il sunto del suo “vangelo”, annuncio di salvezza, fatto all’inizio della sua predicazione in quella comunità, attingendo già a quanto era stato annunciato a lui. Mai formula di fede, per “asciutta” che potesse essere, fu più impegnativa e ricca di questa. La vicenda di Gesù è riassunta in quattro parole: morì, fu sepolto, è risorto, apparve. Sono eventi sotto gli occhi di tutti. Carissimi, vi prego: ripensiamo a tutto il vangelo alla luce di questi quattro verbi: i primi due dicono la cosa più comune che accade a tutti i membri della famiglia umana: Gesù fu perfettamente uno di noi. Gli altri due sembrano appartenere all’incredibile, ma Paolo enumera una schiera di testimoni della risurrezione: Cefa/Pietro, i Dodici (gli apostoli), più di cinquecento in una sola volta, Giacomo (il fratello di Pietro); “ultimo fra tutti, apparve anche a me” (e qui Paolo pronuncia su di sé un titolo fortemente disonorevole) “come a un aborto… il più piccolo, … indegno”, ma “per grazia di Dio sono quel che sono”. Si mescolano due componenti: la vicenda di Gesù e le conseguenze per l’umanità intera: la vicenda i Gesù, da Natale a Pasqua, acquista il suo senso compiuto solo quando è acquisita l’ultima affermazione: Gesù è risorto!!! E Paolo ci tiene a mostrare l’attendibilità di una affermazione così poco evidente, per gli assenti, da suggerire reazioni di rifiuto. E invece per Paolo non è così: su quell’affermazione lui non ha esitato a giocare la sua vita, nella convinzione che il mistero dei misteri si esaurisce solo con quell’evento: che è così alto su ogni possibilità di comprensione e così sicuro assolutamente alla pari delle esperienze più quotidiane. Vale anche per tutti noi, oggi!
Il nostro caro evangelista san Luca ci comunica una delle esperienze più belle vissute con Gesù (è incerto se Luca fosse già entrato nel gruppo dei dodici): la pesca miracolosa operata da Gesù. Siamo ancora agli inizi del ministero di Gesù in Galilea e il contesto non è tanto facile da identificare. Ci sono comunque anzitutto Gesù, che sulla spiaggia del lago di Genezaret è attorniato da tanta folla, e poi due battelli che sul lago servono per la pesca. Gesù vi sale sopra e chiede a Pietro di gettare le reti. Simon Pietro fa l’obiezione del buon senso: loro, pescatori esperti, hanno già sprecato il loro tempo tentando senza il minimo successo la pesca notturna. Però “sulla tua parola” esegue il consiglio di Gesù. Ed è proprio quello il segreto del successo: una pesca fuori misura. Ed ecco la reazione immediata di Pietro: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!” ma Gesù non ha ancora esaurito il suo programma. Al “peccatore” Simone egli risponde: “Non temere. D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. In questo racconto, tanto impressionante, è la finale che non cessa di stupire, tanto più se tentiamo la versione letterale: in Luca il pescatore di uomini è più precisamente il catturatore, intendendo il vincitore che salva la vita (risparmia la vita) al nemico vinto. Quante cose in un unico racconto: Gesù maestro delle folle, guida dei primi discepoli, li fa “pescatori” (in particolare Pietro) perché diano la vita a quella “quantità enorme di pesci”. Per questo scopo, secondo l’ultimo ricordo raccolto da Luca, Gesù si circonda di aiutanti: il primo è Pietro e con lui i suoi soci Giacomo e Giovanni.
D’ora in poi sarai pescatore di uomini
Col passar delle domeniche si vanno profilando i grandi temi della predicazione e –in genere- degli interventi di Gesù. Abbiamo visto attorno al bambino di Betlemme e di Nazareth uomini di ogni estrazione muoversi gli uni con ammirazione e sentimenti di aiuto, gli altri con propositi malvagi; all’inizio della vita pubblica Gesù è ancora solo al battesimo, ma Giovanni ci informa che incomincia a formarsi un movimento di interesse; ora anche Luca ci dà notizia di una presenza di persone semplici ma sincere che si mettono poco per volta a disposizione di quel singolare maestro. E molto presto Gesù ci tiene a condividere il suo mandato con una partecipazione al servizio de parte dei discepoli. Non saranno movimenti di masse che si organizzano con scopi specifici, ma un piccolo movimento incomincia a crearsi. Gesù è il grande formatore di quanti guardano a lui con sguardo puro, con spirito aperto alla verità. Un carattere che non si è ridotto col mutare di tempi e situazioni.
Vostro don Giuseppe Ghiberti