Domenica 24-4-2022 – II di Pasqua (Misericordia) – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
siamo nella seconda domenica di Pasqua 24-4-2022 e Don Giuseppe ci guida dandoci subito una indicazione di percorso: “Sta finendo la settimana più importante di tutto l’anno liturgico: era iniziata nel buio del mattino, al sepolcro, e termina nel buio di una sera, che viene però illuminata dalla luce del Risorto.”
In questi giorni di guerra, di divisione anche tra le Chiese, sentiamo il buio come “tenebra” che non accoglie la “luce”.
Ecco dunque il cammino che la liturgia di oggi ci offre, dalle “tenebre” alla “luce”.
Gli apostoli, in particolare Pietro, ricevono il potere salvifico, taumaturgico di Gesù. La Chiesa, sostenuta dallo Spirito, rappresenta il prolungamento dell’opera di Gesù nel tempo. Anche in questo tempo di oggi ove le nostre coscienze vivono un profondo turbamento.
Il brano dell’Apocalisse (dal greco apò e kalypto che significa svelamento, rivelazione) ci dice che “nel giorno del Signore” (Ap 1,10), l’evangelista ebbe un’ esperienza forte: “udii dietro di me una voce potente” (Ap 1,10). La Parola di Dio sospinge con vigore, spinge in avanti: “Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi.” (Ap 1,18). Possiamo dunque pregare con forza il Dio vivente che non ci faccia mancare anche oggi la sua voce potente.
Nel Vangelo di Giovanni, ci ricorda Don Giuseppe, siamo trasportati: “alla sera di quel giorno benedetto, il primo della settimana (noi diciamo ‘la prima domenica’), in cui si celebrò la sconfitta della morte.” Le prime parole di Gesù sono “Pace a voi!” (Gv 20,19)
Questo grido, donaci la pace, prorompe dai nostri cuori assediati dalla guerra e dallo sconforto. E’ la tentazione radicale, il dubbio che il Signore sia veramente risorto. Don Giuseppe prega con noi dicendo: “Facci anche oggi il dono grande del tuo Spirito, che ci costringa a non far mai pace con la presenza strisciante del peccato.” Il dono dello Spirito è quello che ci rende capaci di accogliere la luce, di uscire dalle tenebre della tentazione, di cercare, di sentire, di accogliere la sua voce. Il dono della fede nel Risorto.
Cantiamo dunque, cantiamo con gioia il salmo in questo nostro cammino di fede rischiarato dalla Parola di Dio.
“Dica Israele: /
‘Il suo amore è per sempre’. /
Dica la casa di Aronne: /
‘Il suo amore è per sempre’. /
Dicano quelli che temono il Signore: /
‘Il suo amore è per sempre’. /
La pietra scartata dai costruttori /
è divenuta la pietra d’angolo. /
Questo è stato fatto dal Signore: /
una meraviglia ai nostri occhi. /
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: /
rallegriamoci in esso ed esultiamo! /
Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria! /
Benedetto colui che viene nel nome del Signore. /
Vi benediciamo dalla cassa del Signore. /
Il Signore è Dio, egli ci illumina. (Sal 118/117, 1-4;22-24;25-27)
Dalle “tenebre” alla “luce”: perché l’amore di Dio è per sempre, perché siamo, nella fiducia, tra quelli che temono il Signore. Perché “Il Signore è Dio, egli ci illumina”.
Uniti nella preghiera per la pace, insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo gli Esercizi Spirituali a Susa il 13-14 e 15 maggio prossimi e la Santa Messa del 3-5-22, primo martedì di Maggio, presso la Chiesa del Santo Sudario.
II dom. Pasqua (Miseric.) – 24. 4. 22
Letture: At 5, 12-16; Ap 1, 9-11a.12-13.17-19 – Gv 20, 19-31
Sta finendo la settimana più importante di tutto l’anno liturgico: era iniziata nel buio del mattino, al sepolcro, e termina nel buio di una sera, che viene però illuminata dalla luce del Risorto.
La lettura dagli Atti degli Apostoli è offerta – come in tutto il periodo pasquale – a partire da quei discorsi che San Pietro rivolse a un vario uditorio (dai discepoli, agli ebrei variamente disposti verso la fede, fino a un pubblico di provenienza esclusivamente pagana) nel tempo immediatamente successivo alla Pentecoste. Sembrano ripetersi fatti già vissuti durante la predicazione di Gesù, perché adesso è Pietro che ha acquisito poteri e fama di taumaturgo e molti ammalati, anche da contrade non vicinissime, vengono portati a richiedere i benefici di cui hanno bisogno.
La seconda lettura, dal libro dell’Apocalisse, ci narra la visione che Giovanni, il veggente, riceve nel “giorno del Signore” (la nostra domenica), con l’incarico di trasmettere le visioni che riceverà. E’ commovente il modo come il Signore si autodefinisce: “Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi”. Dunque egli possiede una regalità che supera i tempi e i modi nostri, ma con dolcezza ottiene la realizzazione della sua volontà.
La lettura del vangelo, di San Giovanni, ci trasporta alla sera di quel giorno benedetto, il primo della settimana (noi diciamo ‘la prima domenica’), in cui si celebrò la sconfitta della morte. I discepoli sono impauriti e si capisce che sono trepidanti, per un sentimento che non sanno oppure non osano esprimere. Ma la scena è tutta occupata da Gesù, comparso a porte chiuse, e lui ha solo regali da offrire: prima, e più volte, la pace; poi, per gli apostoli, una missione che ha solo un punto di confronto, la missione stessa di Gesù. E a rinforzo di tutto questo impegno, che è un dono, il Risorto aggiunge il dono e potere di rimettere i peccati, grazie all’intervento dello Spirito Santo. Ma quel giorno dura una settimana, come era stata la settimana della creazione, e in quel tempo l’incontro dei discepoli si fa completo, perché giunge Tommaso che era assente. E Gesù torna a offrire il grande dono della pace e poi, direttamente a Tommaso, offre la sua mano e il suo fianco – da toccare, senza riserve! Tommaso è impulsivo ma onesto e la parola del suo Maestro – vivo! – gli suggerisce la resa più totale, incondizionata, trepidante. Da quello che vede egli sente fiorire l’espressione che innesca l’impegno della vita, sopra ogni limite di tempo e di modalità di realizzazione. Potrebbe dire: sono tuo, tuo schiavo, al di sopra di ogni sentimento o precisazione. Ed è a questo punto che ricompare la benevolenza del caro Maestro: per te c’è stato il dono del vedere e toccare, ma il cammino della fede, nei secoli, offrirà un dono ancor più trionfante e otterrà risposte non meno trionfali.
Così si conclude il più corposo dei doni pasquali di Gesù e la risposta di fede sarà, nei secoli, la realizzazione di un sì incondizionato a quel Signore e Dio, impegnato giorno per giorno nella risposta fiduciosa dell’amore che si abbandona.
Gesù, Signore mio e Dio mio, che sei venuto per parlarci, perdonami, perdonaci tutta la mia, nostra, insensibilità, scontentezza, pretesa di un meglio e un di più che solo la mia presunzione osa, stoltamente, sognare. Facci anche oggi il dono grande del tuo Spirito, che ci costringa a non far mai pace con la presenza strisciante del peccato. Dacci la gioia, mite e profonda, di essere, con maggior consapevolezza, col sostegno della nostra Madre santissima, totalmente, fiduciosamente, abbandonati al tuo amore, fin quando cesserà l’attesa.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti