Domenica 26-6-2022 – XIII Domenica T.O. – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
siamo alla domenica 26-6-22, 13^ del tempo ordinario e Don Giuseppe richiama la nostra attenzione su quanto San Luca riferisce: “Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” e Don Giuseppe conclude: “Dunque non era una decisione facile.”
Il cammino di Gesù verso Gerusalemme occupa una parte significativa, una diecina di capitoli, del Vangelo di Luca. Segno che questo cammino ebbe una grande importanza nella vita di Gesù. Questo cammino rappresenta anche il difficile percorso che le comunità cristiane compiono e noi stessi viviamo.
Paolo ci ricorda che la chiamata a seguire Gesù è una chiamata alla libertà non all’arbitrio: “Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: ‘Amerai il prossimo tuo come te stesso’ “ (Gal 5,14).
Paolo continua poi con un richiamo radicale: “Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!” (Gal 5,15).
Il richiamo, il grido, di Paolo risuona nella sua drammatica attualità anche oggi. La guerra, gli scontri tra le comunità cristiane e all’interno delle stesse comunità ci lasciano senza parole.
Resta la domanda drammatica: “perché la guerra?” E’ una domanda che attraversa la storia dell’uomo. Domanda senza risposta, forse la guerra è inevitabile, forse il male prevarrà, sentiamo il pericolo di distruggerci gli uni gli altri.
In questo contesto oggi percepiamo l’angoscia degli uomini come sentimento più rilevante rispetto alla gioia e alla speranza che pure sono presenti.
Per questo desidero continuare il nostro cammino cercando di seguire bene il sentiero, la sequela di Gesù. Penso al profeta Eliseo che subito si fida della chiamata di porsi al servizio di Dio, si abbandona a Dio.
Don Giuseppe ci guida dicendo che: “Paolo enuncia un rimedio chiaro: ‘se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge’…. perché la persona dello Spirito è guida e forza per chi, sapendo di non potersi fidare delle proprie forze, si abbandona a quella guida che conosce solo l’amore.”
In questo contesto assume particolare significato e forza il Salmo proposto in questa domenica che diventa canto e grido del nostro cuore e della nostra bocca. Canto e grido oggi.
“Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. /
Ho detto a Dio: ‘Sei tu il mio Signore /
senza di te non ho alcun bene’. /
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice; /
nelle tue mani è la mia vita. /
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; /
anche di notte il mio cuore mi istruisce. /
Io pongo sempre innanzi a me il Signore, /
sta alla mia destra, non posso vacillare. /
Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; /
anche il mio corpo riposa al sicuro, /
perché non abbandonerai /
la mia vita nel sepolcro, /
ne lascerai che il tuo santo veda la corruzione. /
Mi indicherai il sentiero della vita, /
gioia piena nella tua presenza, /
dolcezza senza fine alla tua destra.” (Sal 16/15 1-2,5; 7-8; 9-10; 11)
Non posso che ripetere con il salmista e con tutta la Chiesa: “Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.” Proteggi questa umanità in cammino e guidala, con il tuo Spirito, sul sentiero della vita.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia, Vi auguro “gioia piena” nella presenza del Signore.
Contardo Codegone
P.S. Ricordo che mercoledì 29 giugno 2022 alle 17,30, presso la chiesa del Santo Sudario, ricorderemo i 65 anni di messa di Don Giuseppe. Ci sentiremo tutti uniti, sia i presenti che chi non potrà esserci, nella preghiera e nel grazie al Signore.
XIII Domenica. t. Ord. C
26. 6. 22
Letture – 1 Re 19, 16b.19-21; Gal 5, 1. 13-18; Lc 9, 51-62
Possiamo scegliere la prospettiva dell’insegnamento delle nostre letture, oggi, partendo dalla prima o dall’ultima. Per questa volta suggerirei di partire dal brano evangelico. Possiamo cogliere molti suggerimenti riguardanti la nostra vocazione e la risposta che si aspetta da noi il Signore che chiama.
All’inizio del brano di San Luca leggiamo la strana dichiarazione “Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Dunque non era una decisione facile. A noi verrebbe da tradurre, in un modo un po’ spiccio: strinse ben bene i denti e mise in atto la difficile decisione. Gesù aveva la chiara consapevolezza di che cosa significava per lui quella sua andata a Gerusalemme. E passò decisamente all’attuazione. Di qui, per una decina di capitoli, San Luca ci presenta ricordi di quella “salita”, nella quale si alternarono episodi di vario genere. Il primo fu un incontro non riuscito con un “villaggio di samaritani”, che gli fan capire che di lui a loro non importa proprio niente. Gli apostoli Giacomo e Giovanni (carissimi, ma non perfetti) vorrebbero che Gesù dia una lezione a quei presuntuosi e Gesù non è d’accordo: “li rimproverò”. E si dirige a “un altro villaggio”. Per via si incontra gente che Gesù prenderebbe volentieri con sé, ma non è contento dei loro tentennamenti: quella con lui e per lui è una scelta che si fa subito e senza tergiversare. Altrimenti non si è “adatti per il regno di Dio”. Poi durante la storia tante vicende sono andate diversamente, ma allora è stata “l’arte del ricupero” (in cui Gesù è campione) a fare ripartire il dialogo d’amore.
Un vicenda un po’ simile ce l’aveva presentata il primo libro dei Re nel racconto della vocazione di Eliseo, discepolo di Elia. Il maestro Elia lo lascia andare a “baciare” padre e madre e al ritorno Eliseo inizia subito il suo ministero profetico dietro il suo maestro. E sarà per tutta la vita.
Fra questi due racconti si pone l’insegnamento di Paolo ai Galati. La chiamata a seguire Gesù è vocazione alla libertà. Ma la libertà cristiana, come la intende Paolo, è scelta di servizio (non “un pretesto per la carne”). E il criterio è dettato dal famoso “come te stesso”, che è una misura impegnativa dell’amore. La raccomandazione è utilissima per i cristiani di tutti i tempi.
Mediante l’amore siate al servizio gli uni degli altri
E’ in un clima di libertà che si impone questo criterio, semplice e totalizzante. La realtà umana, con la quale si misura Paolo, è in continua tenzone per affermare la libertà. Ma la libertà che cerchiamo vorrebbe sottrarsi alla guida dello Spirito e non accetta il primato assoluto della legge dello Spirito: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Paolo enuncia un rimedio chiaro: “se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge”. Terminiamo così un giro di ragionamento che sembra planare su motivazioni non eccezionali, ma non è così, perché la persona dello Spirito è guida e forza per chi, sapendo di non potersi fidare delle proprie forze, si abbandona a quella guida che conosce solo l’amore.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti