Domenica 17-7-2022 – XVI Domenica T.O. – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
in questa domenica 17-7-22 la Parola di Dio ci accoglie piena di doni. Ad Abramo verrà annunziata la generazione di un figlio da parte della moglie Sara. Sono entrambi anziani e ciò che è promesso appare dunque impossibile. Don Giuseppe ci ricorda che: “Il Signore mantiene le promesse e sembra seguire di preferenza la strada ‘impossibile’: il Signore è Lui, che ha creato le leggi ed è a loro superiore!”
San Paolo nella sua epistola ai Colossesi sente di dover “portare a compimento la Parola di Dio.” Don Giuseppe sottolinea che Paolo è cosciente: “che il suo impegno per i suoi cristiani ha una componente di sofferenza” e beneficiaria è tutta la Chiesa. Siamo sempre nel clima dell’amicizia, del dono di Dio verso i suoi cari.
San Luca ci racconta l’episodio dell’incontro con Marta e Maria. Maria si mette ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola. Qui sta a mio giudizio il senso di questo incontro. Ascoltare la Parola di Dio deve essere il centro della nostra vita. Il resto è importante, è molto importante, ma va orientato al senso che ne dà la Parola di Dio. Questo è, a mio giudizio, il messaggio.
Il Salmo ci aiuta a seguire il filo delle letture di questa domenica. Dio attraverso la sua Parola ci dona la vita, la salvezza, ma dobbiamo stare in ascolto. Abitare questa parola, rompere il silenzio, seguirne il messaggio.
“Signore chi abiterà nella tua tenda? /
Colui che cammina senza colpa, /
agisce con giustizia e parla lealmente, /
chi non dice calunnia con la sua lingua. /
Non fa danno al suo prossimo /
e non lancia insulto al suo vicino. /
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, /
ma onora chi teme il Signore. /
Presta denaro senza fare usura, /
e non accetta doni contro l’innocente. /
Colui che agisce in questo modo /
resterà saldo per sempre. “ (Salmo 14.1 – 3a; 3ab-4ab; 5)
Il Cardinal Ravasi in un suo recente articolo (Inserto del “sole24Ore” del 10/7/22 pag. XII) cita un frammento del poeta francese Edmond Jabès (1912-1991) che suona così: “Dio è il silenzio che dobbiamo rompere.” Elia scopre Dio in “una voce di sottile silenzio” (1Re 19,12).
Dio è silenzio, un silenzio che tante volte ci pesa. Però è un silenzio che possiamo “rompere” per sentire la sua voce.
Voce a cui Abramo va incontro, voce che Maria vuole ascoltare sedendosi ai piedi di Gesù, voce che Paolo sente forte e che gli affida la missione di realizzare la sua Parola.
Ma questa Voce, questa Parola, passa attraverso la sofferenza del silenzio che esige un nostro cammino, che vuole desiderio, che non si lascia schiacciare dall’angoscia.
Essendo in questo cammino, uniti nella preghiera, insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
XVI Dom. t. Ord. C – 17. 7. 22
Letture – Gn 18, 1-10a; Col 1, 24-28; Lc 10, 38-42
Il primo libro della Bibbia, la Genesi, narra le origini della storia dell’umanità (con la creazione del mondo e in particolare dell’uomo e poi cenni di vicende successive, fino al diluvio), per passare poi subito alla vicenda di Abramo, il gande patriarca che accoglie le confidenze di Dio e inizia il processo dell’alleanza, che non verrà mai sospesa da Dio. Abramo discendeva – racconta la Genesi – da Sem, il primo dei figli di Noè e, per ordine di Dio (“vattene dalla tua terra… verso la terra che io ti indicherò”), giunse con la sua carovana fino sull’orlo del Negev. Nella sua sistemazione di seminomade, nella vicinanza dell’attuale Hebron, ebbe la visione narrata nel brano che leggiamo oggi. Nel mezzo del cerimoniale di accoglienza per tre ospiti inattesi emerge un messaggio lasciato da questi: “Fra un anno tua moglie avrà generato un figlio”. Qui si arresta la lettura di oggi, ma sappiamo che per la sterile e anziana moglie Sara quella promessa suona assurda; ciononostante il Signore adempirà la promessa e darà ai vecchi coniugi la gioia della nascita di Isacco. Il Signore mantiene le promesse e sembra seguire di preferenza la strada ‘impossibile’: il Signore è Lui, che ha creato le leggi ed è a loro superiore!
Quando leggiamo san Paolo (qui, nella lettera ai Colossesi), ci sembra di entrare in un altro clima, ma è sempre un esempio dell’amicizia di Dio con i suoi cari che ci viene presentato. Il grande apostolo dice con semplicità che il suo impegno per i suoi cristiani ha una componente di sofferenza e che questa porta un contributo al cammino della causa della salvezza introdotto dai “patimenti di Cristo”. Beneficiaria di questo impegno è tutta la Chiesa, di cui Paolo dichiara di essere servo. Egli sente di dover “portare a compimento la parola di Dio”. Si intuisce un programma divino, a favore dei “suoi santi”: “rendere ogni uomo perfetto in Cristo”.
San Luca ci racconta oggi un episodio commovente avvenuto durante il cammino di avvicinamento di Gesù a Gerusalemme. “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio” e lì trova persone che lo accolgono. E’ commovente vedere Marta, una donna del posto, che accoglie Gesù e si dà da fare per offrire un buon trattamento. C’è però un’altra donna, Maria, sorella di Marta, che sta seduta ai piedi di Gesù e ascolta quanto egli sta dicendo. Marta è presa da dispetto – diremmo noi – al vedere quella ‘beata’, che lascia a lei tutto il lavoro. Protesta con Gesù, ma ottiene solo una lode per sua sorella, che ha “scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Non è detta la reazione di Marta, ma la grande parola è pronunciata: “la parte migliore”.
La parte migliore – Dopo le prime due letture, questo racconto ci sembra addirittura poco serio, con la minibarruffa che ci lascia indovinare. Evidentemente non è l’episodio in sé che interessa, anche perché non è enunciata una conclusione. Ci interessa invece – e forse ci sconcerta – la risposta di Gesù, che vuole illustrare tante situazioni: è facile sbagliare il giudizio in tante nostre vicende e dare importanza a quanto invece deve passare in seconda linea. Ma qui sorge la domanda: che cosa è “migliore”? Maria stava in ascolto del Signore e lui ha il diritto di essere il primo a venire ascoltato. Ci possono essere circostanze molto impegnative, ma la gerarchia dei valori è quella.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti