Domenica 30-10-2022 – XXXI Domenica T.O. – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 30-10-22 ci parlano della Sapienza di Dio e della sua presenza tra di noi.
Il libro della Sapienza è stato scritto tutto in greco da un ebreo pieno di fede. Si pensa che per lo stile e i richiami l’autore lo abbia scritto ad Alessandria d’Egitto, sotto i Tolomei. Egli cita la Scrittura nella traduzione dei “Settanta” (3^ secolo a.C.) e usa termini diventati correnti all’epoca dell’imperatore Augusto. Si può, dunque, ritenere che il libro sia stato scritto negli ultimi decenni del 1^ secolo a.C. e quindi, come ci ricorda Don Giuseppe, possa essere considerato il più recente dei libri dell’ Antico Testamento.
Va ricordato che Alessandria d’Egitto in quegli anni era diventata la capitale dell’ellenismo e grande città ebraica della diaspora. Alessandria era importante per la grande biblioteca, per la fiorente letteratura, per la ricerca filosofica e scientifica in vari ambiti, per gli studi di astrologia e magia, per il culto di Iside e delle religioni dei misteri.
L’autore del libro della Sapienza si rivolge in particolare ai giovani ebrei per illustrare a loro il significato della religione dei loro padri, l’importanza della meditazione sull’Esodo, ove il Signore si manifesta come salvatore del suo popolo, e per ricordare la felicità dei giusti presso Dio dopo la morte.
La sapienza, in questa prospettiva, è proposta come la presenza stessa di Dio nel mondo.
Di fronte a Dio, ci ricorda Don Giuseppe, “tutto quanto esiste è come un po’ di polvere su una bilancia o una goccia di rugiada che cade in terra: la polvere non fa peso e non muove la bilancia, la goccia di rugiada sulla terra si perde subito e non basta per annaffiare la terra.”
Le parole del saggio ebreo che scrisse il libro della Sapienza sono, dunque, rivolte anche a noi con la stessa attualità di allora. Siamo, infatti, di fronte a un mondo ricco di offerte culturali affascinanti, ma che vanno sempre approfondite alla luce della sapienza di Dio, la vera sapienza che è presenza di Dio.
Le lettere ai Tessalonicesi oltre a presentare molti temi che verranno ripresi nelle lettere successive, richiamano la dottrina sulla fine dei tempi.
Don Giuseppe ci spiega dicendoci che Paolo, nella seconda lettera ai Tessalonicesi: ‘…ritorna su una questione che turba i suoi cristiani: “la venuta del Signore… e il nostro radunarci con lui”. In quella comunità se ne sentono di tutti i colori (e si inventano delle lettere fatte passare come di Paolo): “quasi che il giorno del Signore sia già presente”.
Ma, conferma Don Giuseppe: ‘E’ nel quotidiano che si manifesta “l’opera della nostra fede” e la presenza del Signore nostro, che appartiene al mistero della sua grazia.’
E’ innanzi tutto nel nostro quotidiano, dunque, dove sentiamo, dobbiamo sentire, la presenza del Signore accanto a noi, pur sovente con tanta difficoltà.
Il brano del vangelo di Luca ci presenta l’incontro di Gesù a Gerico con Zaccheo, esattore delle imposte e capo dei pubblicani di quella città. Per vedere meglio Gesù che passa, Zaccheo, che era piccolo di statura, si arrampica su un sicomoro. La vicenda è nota. Gesù lo invita a scendere dalla pianta perché vuole andare a casa sua. Zaccheo per l’incontro con Gesù si converte e si impegna a restituire quanto illecitamente guadagnato. Don Giuseppe ci ricorda che “Gesù crede nella sua buona volontà.”
Vorrei lasciare un piccolo appunto su questo brano di Luca. Zaccheo è definito “piccolo”, in greco il termine è “mikròs”, termine che ha tanti richiami anche in italiano. Zaccheo è piccolo di statura, ma mi sembra di poter dire è piccolo anche nel cuore, è capace cioè, incontrando il Signore, di mettersi in discussione e di convertire la sua vita. Il Signore ci ha detto che dobbiamo essere piccoli per entrare nel regno dei cieli. Dobbiamo anche cercare il Signore per poter ascoltare meglio la sua voce.
Il Salmo di lode, attribuito a Davide, risuona nel nostro cuore. Esso ci richiama il senso profondo della sapienza di Dio e il suo essere con noi. Quante volte ripetiamo: “Misericordioso e pietoso è il Signore”. Ripetiamo questo testo per ringraziare, per invocare, per dire il senso che Dio ha per noi.
“ O Dio, mio re, voglio esaltarti /
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre. /
Ti voglio benedire ogni giorno, /
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. /
Misericordioso e pietoso è il Signore, /
lento all’ira e grande nell’amore. /
Buono è il Signore verso tutti, /
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. /
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere /
e ti benedicano i tuoi fedeli. /
Dicano la gloria del tuo regno /
parlino della tua potenza. /
Fedele è il Signore in tutte le sue parole /
e buono in tutte le sue opere. /
Il Signore sostiene quelli che vacillano /
e rialza chiunque è caduto.” (Salmo 144/145, 1-2; 8-9; 10-11; 13-14)
Ripetiamo anche “Il Signore sostiene quelli che vacillano” e sentiamo vera questa affermazione, che è insieme preghiera e supplica, perché vacilliamo ogni giorno.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio mi unisco a Voi e alla Chiesa tutta nella invocazione per la pace.
Contardo Codegone
P.S. Ricordo che celebreremo la Santa Messa insieme il Martedì 8 novembre 2022 presso la Chiesa del SS. Sudario alle ore 18,00.
Domenica XXXI t. ord. C – 30. 10. 22
Letture: Sap 11, 22 – 12, 2; 2 Ts 1, 11 – 2,2; Lc 19, 1-10
Il libro della Sapienza, che appartiene alla fase più recente della composizione dell’Antico Testamento, offre una continua contemplazione della infinita sapienza, bontà e potenza di Dio. Oggi esso inizia con una bella descrizione della potenza sapiente di Dio creatore. Di fronte a lui tutto quanto esiste è come un po’ di polvere su una bilancia o un goccia di rugiada che cade in terra: la polvere non fa peso e non muove la bilancia, la goccia di rugiada sulla terra si perde subito e non basta per annaffiare la terra. Nonostante sia così debole, insignificante, la creazione è cara a Dio, che la ama. Proprio qui troviamo la meraviglia: chi può tutto e non ha bisogno della sua creatura la ama. “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue”. Ed ecco, suona la grande parola: “Signore, amante della vita”. Questo amore in particolare è destinato alla creatura umana: “Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano… perché credano in te, Signore”.
Ai Tessalonicesi San Paolo aveva già inviato un prima lettera (che è il primo scritto di tutto il Nuovo Testamento) e ora ritorna su una questione che turba i suoi cristiani: “la venuta del Signore… e il nostro radunarci con lui”. In quella comunità se ne sentono di tutti i colori (e si inventano delle lettere fatte passare come di Paolo): “quasi che il giorno del Signore sia già presente”. E’ nel quotidiano che si manifesta “l’opera della nostra fede” e la presenza del Signore nostro, che appartiene al mistero della sua grazia.
Il brano del vangelo di Luca racconta (solo lui) l’incontro di Gesù, a Gerico, con Zaccheo, ricco e – sembra – poco scrupoloso “capo dei pubblicani”, esattore delle imposte. Era un buon affarista, ma aveva un fondo d’anima buono e alla notizia che stava passando Gesù era stato preso dalla curiosità di vederlo. Solo il Signore sa che cosa passa nella testa e nel cuore di quest’uomo, che esce di casa per andare a incontrare quello strano personaggio, Gesù. C’è tanta gente e lui è piccolo e deve trovare qualche sistema per vederlo. Anche i sicomori in quella circostanza sono utili e Zaccheo vi si arrampica su. E di là incontra lo sguardo che lui desiderava tanto, quello di Gesù che, guarda un po’, alza anche lui il suo sguardo per incontrarsi proprio col suo: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Chi di noi non desidera proprio lo stesso invito-comando? L’uomo scende e mette i moto tutte le sue capacità organizzative e soprattutto apre tutti i cordoni delle sue borse, perché si impegna a dare la metà del suo capitale legittimo ai poveri e il quadruplo del rubato ai legittimi proprietari. Si vede che in fondo doveva essere abbastanza onesto, perché altrimenti i conti non sarebbero potuto quadrare. E Gesù crede alla sua buona volontà: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”. Evidentemente quella volta ha avuto successo quel compito del Figlio dell’Uomo, “venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Poi di Zaccheo si perdono le tracce. Gesù sta andando a Gerusalemme, per la passione, e desidereremmo sapere come Zaccheo ha seguito le notizie della passione. Non poteva andare a soccorrere Gesù, perché tutto fu così rapido. Ma se san Luca (solo lui) ricorda la sua vicenda, vien da pensare che Zaccheo nell’ambiente di Gerico avesse qualche presenza fra i primi cristiani.
Tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano… perché … credano in te
Applicata a Zaccheo, questa parola della sapienza dell’Antico Testamento farebbe pensare che la corsa di Zaccheo verso quel sicomoro, per vedere meglio dall’alto, fosse stata preparata da un lavorio interiore della grazia divina, che ha predisposto mente e cuore del “capo dei pubblicani” a prendere decisioni tanto impegnative. In realtà il delizioso racconto lucano ci lascia con molti interrogativi, ma ci consola con non pochi suggerimenti di speranza. Il detto della Sapienza riportato ora segnala una costante modalità dell’opera di Dio: “a poco a poco”. Non possiamo quantificare, ma dobbiamo accettare il ritmo dei tempi lunghi. Personalmente mi viene da pensare che la velocità delle scene conclusive del cammino di Zaccheo possa avere avuto un periodo di preparazione noto a Dio solo; a lui stesso, forse, nemmeno tanto bene. Il ‘quanto’ del tempo di Dio non può essere trasportato nelle nostre misure. Ce ne dà un richiamo anche la parabola dei “lavoratori dell’undicesima ora”, che ricevono salario pieno. Gesù non vuole insegnare la pigrizia dell’attesa del fannullone, ma insegna a non disperare sulle possibilità di conversione anche quando sembra giunta la sera. Mi pare che il Signore ci dica che il mattino dell’amore non ha mai sera.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/