Domenica 20-11-2022 – Cristo Re XXXIV Domenica T.O. Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
con questa domenica 20-11-2022, festa di Cristo Re, si chiude l’anno liturgico C e si conclude anche il ciclo triennale (A-B-C) di letture della Bibbia.
Domenica scorsa abbiamo riflettuto sulle “cose ultime” (in greco “éskata” da cui “escatologia”), sul tema della “fine del mondo”.
In questa domenica 20 novembre la liturgia ci invita a riflettere sulla realtà del Regno di Dio, il Regno dei Cieli, e sulla regalità di Gesù.
La prima lettura è tratta dal secondo libro di Samuele. Il profeta Samuele ha un ruolo molto significativo nella storia dell’istituzione della monarchia israelita. I libri a lui attribuiti riguardano il periodo che va dalle origini della monarchia, la guerra con i filistei, fino al regno di Davide.
Periodo che si può situare inizialmente con il tempo di Saul (verso il 1050 a.C.) e che include la morte di Davide (verso il 970 a.C.).
Il messaggio religioso è dato dall’evidenza delle condizioni di difficoltà di un regno di Dio sulla terra.
Anche Davide ebbe molte difficoltà a diventare re. Inizialmente fu re della due tribù del sud, Giuda e Beniamino, con capitale Ebron. Poi delle restanti dieci tribù del nord, con capitale Samaria.
Per diventare re di tutte le tribù, deve lottare, aspettare la morte di Saul e del suo figlio Is-Bàal, sposare Mìcal la figlia dello stesso Saul. Conquisterà poi Gerusalemme e ne farà la capitale dello stato d’Israele.
Questa lettura ci parla della consacrazione, dell’unzione, di Davide a re in Ebron. Da lui discenderà il Messia cioè il Cristo, l’unto.
Ci dice Don Giuseppe che il titolo di re Gesù: “… lo ha fatto valere nel momento più tragico della sua vita, in un senso usato per dileggio, eppure in senso ufficiale, carico di una certa solennità, che solo i secoli potranno avvertire.”
La seconda lettura è tratta dalla lettera di Paolo, scritta da Roma nel 62 d.C., ai Colossesi. I Colossesi erano abitanti di Colossi citta della Frigia (oggi Turchia) sulla strada verso Efeso.
Paolo include, nel brano citato, un inno cristologico, che fa da introduzione alla lettera Questo inno è tratto da un precedente inno battesimale che celebra il primato di Cristo su tutte le cose visibili e invisibili.
Don Giuseppe ci dice che: “E’ chiaro che il discorso della regalità qui è analogico, ma la imponenza della struttura di questi poteri e compiti è certo superiore a quella di qualsiasi realtà attuale di cui si abbia altrimenti conoscenza.”
Poi Don Giuseppe ci prende per mano dicendoci: “Paolo … è il teologo della prima generazione che analizza con particolare attenzione i caratteri della misteriosa eccelsa natura di Gesù.”
Il brano del Vangelo di Luca è tratto dal racconto della passione di Gesù, già ormai innalzato sulla croce. Proprio sulla croce, sopra di lui, vi è una scritta “Costui è il re dei Giudei.” (Lc 23,39). Mi torna alla memoria l’apostolo Paolo che di sé stesso dice: “… quando sono debole, è allora che sono forte.” (2Cor 12,10). Cristo è re non su un ricco trono, ma nel supplizio umiliante della croce.
La debolezza è la forza con la quale il Signore si manifesta e vince la morte, anche la mia morte.
Don Giuseppe conclude dicendoci: “…. sarà Giovanni che riprenderà, con afflato dai tratti mistici poetici, la contemplazione di colui che in cielo e in terra è la Parola indicibile, la forza regale inarrestabile, l’amore di comunione più totale. Nel cammino di ogni uomo la compagnia di questo RE, Dio e fratello, è consolazione e forza, invito a seguirlo senza smarrirci a lungo.”
Il Salmo è il canto dei pellegrini giunti alle porte della Città santa. Essi salutano Gerusalemme con il saluto di pace (“shalòm”), la riconoscono come la città santa, città della pace (“Jerushallàim”), la sede del trono di Dio.
Ovunque dispersi i figli di Israele la porteranno sempre nel loro cuore.
“Quale gioia, quando mi dissero: /
«Andremo alla casa del Signore!». /
Già sono fermi i nostri piedi /
alle tue porte, Gerusalemme! /
È là che salgono le tribù, le tribù del Signore, /
secondo la legge d’Israele /
per lodare il nome del Signore. /
Là sono posti i troni del giudizio, /
i troni della casa di Dàvide.” (Sal 122/121, 1-2; 4; 5)
“Quale gioia, quando mi dissero: ‘andremo alla casa del Signore!’ ” Ripeto insieme a Voi “Quale gioia” arrivare alle porte della casa del Signore dove sono posti i troni della casa di Davide.
E’ il nostro faticoso cammino di fede, è il nostro impegnativo cammino nel tempo della vita.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Nota:
Vi ricordo che martedì 6 dicembre 2022 celebreremo la S. Messa presso la Chiesa del SS. Sudario (Via Piave angolo Via San Domenico) e subito dopo ci scambieremo gli auguri per il S. Natale in un momento conviviale.
20. 11. 22 CRISTO RE – XXXIV domenica t. o. C
Letture: 2 Sam 5, 1-3; Col 1, 12-20; Lc 23, 35-43
Mi pare di ricordare che da bambino parlare di ‘re’ creava un’aria di festa; poi, frequentando la storia – antiche e moderne, lontane o vicine a noi – l’impressione è mutata: molti re sono stati uccisi moltissimi hanno fatto uccidere molta gente. Ciononostante l’impressione non scomparve mai del tutto, anche perché la storia ci ha fatto far conoscenza con re autenticamente santi. Ed è stata gradita sorpresa che anche dalla tragedia della prima guerra mondiale, nell’ultimo anno sia emerso un re-imperatore d’Austria e Ungheria che ha impiegato il suo potere, sempre più limitato e osteggiato, per arrestare quella tragedia ed è morto in esilio. Ma perché dare anche a Gesù quel titolo? A dir vero, anche secondo il ragionamento umano Gesù aveva il titolo regale, essendo discendente di Davide; ma egli lo ha fatto valere nel momento più tragico della sua vita, in un senso usato per dileggio, eppure in senso ufficiale, carico di una certa solennità, che solo i secoli potranno avvertire. Gesù lo riconobbe realisticamente adeguato di fronte all’autorità romana che lo giudicava e proprio questa autorità lo ufficializzò come titolo della crocifissione, imponendolo all’interpretazione del mondo intero.
Le letture liturgiche di oggi propongono aspetti di questa realtà ineffabile e del suo significato.
La prima lettura, dal secondo libro di Samuele, ricorda come furono rappresentanti stessi di tutte le tribù ebree a chiedere a Davide, alla morte di Saul, che prendesse ufficialmente il potere regale su tutte le dodici tribù del suo popolo, motivandolo come ubbidienza alla volontà di Dio.
Nella Lettera ai Colossesi San Paolo sviluppa il nostro concetto nella esortazione iniziale: “Ringraziate con gioia il Padre…, che ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore”. I titoli della regalità sono cantati in un inno composto precedentemente alla Lettera stessa: “in lui furono create tutte le cose… per mezzo di lui e in vista di lui… tutte in lui sussistono… capo del corpo, della Chiesa… per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose…”. E’ chiaro che il discorso della regalità qui è analogico, ma la imponenza della struttura di questi poteri e compiti è certo superiore a quella di qualsiasi realtà attuale di cui si abbia altrimenti conoscenza.
Dal vangelo di Luca sono ripresi ricordi della passione di Gesù, ormai innalzato in croce. Oltre alla terribile tortura fisica risuonano i lazzi dei capi del popolo e dei soldati, ma è evidenziato il brevissimo dialogo tra uno dei due malfattori impalati in croce vicino a lui e Gesù stesso. Dopo essersi dichiarato colpevole e meritevole del supplizio, questo poveretto dalla sua croce dà testimonianza su Gesù, che “non ha fatto nulla di male”. Si rivolge poi subito a lui, chiedendogli che si ricordi di lui, “quando entrerà nel suo regno”. Gesù accoglie la richiesta con la più dolce assicurazione: “…oggi sarai con me in paradiso”. Il regno è sede di un re, appunto Gesù, e non è meno autentico perché viene proclamato nella condizione più disperata che possa toccare a persona umana. Ma già San Paolo aveva cantato il mistero della sua preesistenza, al punto che “è prima di tutte le cose” e “tutte in lui sussistono”. E’ la regalità più misteriosa, donatrice di salvezza.
In lui furono create tutte le cose, nei cieli e sulla terra
Paolo, seguito dai cristiani che si lasciano guidare da lui, è il teologo della prima generazione che analizza con particolare attenzione i caratteri della misteriosa eccelsa natura di Gesù. Ma è tutto il pensiero primitivo che si sforza di trovare le categorie che possano dare un orientamento nella ricerca sul suo mistero. A decenni di distanza sarà Giovanni che riprenderà, con afflato dai tratti mistici poetici, la contemplazione di colui che in cielo e in terra è la Parola indicibile, la forza regale inarrestabile, l’amore di comunione più totale. Nel cammino di ogni uomo la compagnia di questo RE, Dio e fratello, è consolazione e forza, invito a seguirlo senza smarrirci a lungo.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/