Domenica 4-12-2022 – II domenica Avvento A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 4-12-2022 si pongono in una posizione temporale diversa rispetto alle letture della domenica scorsa. Nella domenica precedente, infatti, abbiamo contemplato il Cristo della fine dei tempi. Oggi, invece, contempliamo la prima venuta del Signore, l’incarnazione nella storia. Siamo tornati indietro nel tempo cronologico (il tempo meccanico, il “Crònos” greco).
Mi fa riflettere la scelta della liturgia di proporci questa sequenza nelle letture delle due prime domeniche di Avvento. Ne ho colto il significato considerando quanto sia ricco il metodo di partire dal compimento, dalla pienezza, per comprendere e valutare il nostro quotidiano trascorrere del tempo presente.
E’ in questa prospettiva che possiamo avere una chiave essenziale per discernere ciò che è importante nel nostro vissuto rispetto a ciò che non lo è.
Sento però urgere la domanda sul significato dei tempi ultimi.
Certo vi è la pienezza dell’incontro, la venuta finale di Gesù.
Ed ecco che mi pare emergere con forza anche la pienezza dell’incontro, la venuta di Gesù in noi nel mistero dell’Eucaristia.
Dio si fa carne e sangue per condividere la nostra natura umana, per condividere il trascorrere del tempo.
La fine ultima, l’inizio, il presente paiono compenetrarsi nel mistero di Dio e guidarci con il dono della fede, la grazia della misericordia, la luce per il nostro incerto cammino.
I tempi ultimi sono già, in qualche modo, nel nostro cuore (il tempo di Dio, il tempo dell’anima, il “Cairòs” greco).
In questa dimensione, ove siamo nel mistero di Dio che comprende tutti i tempi, ho annotato queste povere riflessioni:
* Nella prima lettura il profeta Isaia (l’Isaia storico vissuto nel secolo ottavo a.C.) ci presenta, nella prospettiva messianica, lo spirito del Signore che si posa sul tronco di Iesse padre di Davide. E’ uno spirito creatore che ci offre i suoi doni. Isaia ci presenta sei doni a coppie di due: spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore di Dio. A questi ne è stato aggiunto un settimo cioè la pietà come appartenenza a Dio.
Sono questi i doni attraverso i quali lo Spirito ci guida sulla terra. Questi doni appartengono nella loro pienezza a Cristo, Figlio di Davide. Ecco nuovamente il nostro incontro con Gesù, il Messia, nel mistero dell’Eucaristia. Lo Spirito non è nel tempo, è Signore del tempo.
* Nella seconda lettura, tratta dalla lettera di Paolo ai Romani, ci dice don Giuseppe, l’apostolo “raccomanda a quei cristiani lontani ‘di tenere viva la speranza’ a imitazione di Cristo”. Paolo ci dice che “Cristo è diventato servitore” (in greco è usato il termine “diàconos”). Ecco la presenza di Dio nella storia, il compimento, che è il riferimento per il nostro comportarci quotidiano, per comprendere il nostro presente. L’Eterno si fa storia come “servitore” indicandoci la strada.
* Don Giuseppe ci dice che: “Dal vangelo di Matteo ci giunge l’ultimo atto della preparazione del Signore che viene: l’intervento del Precursore.”
Matteo presenta Giovanni quale: ” Voce di uno che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore…” Giovanni, che è nel deserto, grida dal deserto, cioè dal luogo di tentazione, di preghiera, luogo dell’Esodo avvenuto. Deserto anche della nostra anima ove bisogna preparare la strada per ricevere il Signore che è venuto.
Il Testo di Isaia, a cui Matteo fa riferimento, suona diversamente: “Una voce grida: nel deserto preparate la via del Signore…” (Is 40,3).
Isaia non è nel deserto come Giovanni, ma invita a preparare una via nel deserto dove dovrà passare il Signore. Un nuovo esodo è atteso e porterà alla salvezza attraverso il Messia.
Di fronte a questo cammino nel mistero di Dio, Don Giuseppe ci prende per mano e ci dice: “…questa sensazione della nostra incompletezza ci accompagna sempre quando apriamo la Bibbia: la completezza ci sarà concessa solo nel momento del definitivo “incontro”; e sarà sempre una completezza relativa, all’ombra di quell’Assoluto che ci accoglie paternamente nella sua totalità.”
Il Salmo è dedicato a Salomone, re giusto e pacifico, che rappresenta la figura ideale di un nuovo re che dovrà guidare Israele verso la fine dei tempi. E’ il re messianico previsto da Isaia (9,5 e 11,1-5) e Zaccaria (9,9-10). Noi proclamiamo il Messia, lo sentiamo presente e, insieme, lo invochiamo nel mistero dell’Eucaristia quale re di giustizia e di pace.
Rit. Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.
“O Dio, affida al re il tuo diritto, /
al figlio di re la tua giustizia; /
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia /
e i tuoi poveri secondo il diritto. /
Nei suoi giorni fiorisca il giusto /
e abbondi la pace, /
finché non si spenga la luna. /
E dòmini da mare a mare, /
dal fiume sino ai confini della terra. /
Perché egli libererà il misero che invoca /
e il povero che non trova aiuto. /
Abbia pietà del debole e del misero /
e salvi la vita dei miseri. /
Il suo nome duri in eterno, /
davanti al sole germogli il suo nome. /
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra /
e tutte le genti lo dicano beato.” (Sal 72/71,1-2.7-8.12-13.17)
Tutte le genti “lo dicano beato”, lo invochino “re di giustizia e di pace”.
Uniamoci a questo grido, a questa invocazione alla giustizia e alla pace che sgorga anche dal nostro cuore.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande, affettuoso, abbraccio.
Contardo Codegone
P.S.
-Vi ricordo che martedì 6 dicembre 2022, ore 18,00, celebreremo la S. Messa presso la Chiesa del SS. Sudario. Seguirà un momento di incontro fraterno in vista del S. Natale.
-Vi anticipo anche che sabato 28 gennaio 2023 e sabato 25 febbraio 2023, alle ore 15,30 presso il Santuario della Consolata avremo due incontri di formazione, guidati da Mons. Savarino, sul tema “Dai Vangeli al Credo delle Chiese – I problemi dei cristiani nei primi secoli”.
Abbiamo ritenuto importante ripercorrere il cammino che ha portato alla formazione del Credo e che, purtroppo, è stato anche caratterizzato da forti tensioni dentro e tra le comunità cristiane. E’ un cammino che può insegnarci molte cose, sia sui contenuti della nostra fede che sui motivi di tante tensioni che permangono anche oggi.
-Vi confermo che i nostri prossimi Esercizi Spirituali si terranno il 14-15 e 16 aprile 2023 a Susa – Villa San Pietro. Gli Esercizi saranno tenuti, come l’anno scorso, da Don Priotto sul tema del Deuteronomio.
II domenica Avvento A – 4. 12. 22
Letture: Is 11, 1-10; Rm 15, 4-9; Mt 3, 1-12
Oggi, nella lettura evangelica ci viene incontro la personalità di Giovanni Battista, con la sua coraggiosa severità, che gli permetteva di rivolgere le ammonizioni più severe a tutte le categorie che accorrevano per sentirlo e farsi battezzare. La voce di Paolo invece prende la motivazione per le sue raccomandazioni dall’esempio di Gesù. Il grande veggente Isaia ci offre la prima lettura, che riporta la visione del ‘virgulto’ che spunterà dalla radice o dal tronco di Iesse e sarà realizzatore e garante dell’ordine della salvezza del tempo messianico.
La profezia di Isaia predice che “un germoglio spunterà dal tronco di Iesse”. Iesse era stato il padre di Davide (1 Sam 16,1) e quindi questa profezia si inserisce nella linea del messianismo davidico. A noi viene spontaneo di pensare subito a quel “figlio di Davide” che è Gesù. Isaia predice che quell’inviato di Dio, in mezzo al suo popolo, sarà perfetto proprio nella guida del suo popolo, in particolare nel prendersi cura del debole e sofferente. E mentre la creazione stessa riacquisterà il suo equilibrio originale, “la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli”, anzi – così si realizzerà l’ordine della salvezza – “la nazione la cercheranno con ansia”.
San Paolo sta avviandosi al termine della sua lettera ai Romani e raccomanda a quei cristiani lontani (che lui conosce solo in parte) di “tenere viva la speranza” e, a imitazione di Cristo, diventato servitore dei circoncisi e degli incirconcisi, pratichino l’accoglienza reciproca, per cantare gloria a Dio “con un solo animo e una sola voce”. Per noi, che camminiamo ancora in avvento, queste parole sono esortazione a una speranza tanto convinta da ispirare tutti i nostri rapporti con in nostri fratelli, senza lasciarci condizionare dalla loro provenienza.
Dal vangelo di Matteo ci giunge l’ultimo atto della preparazione del Signore che viene: l’intervento del Precursore. Nel “deserto della Giudea” Giovanni il Battista predica a quanti accorrono da “Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano”. E’ una predicazione molto austera, rivolta soprattutto a “farisei e sadducei: … fate un frutto degno della conversione”. La novità assoluta di questo predicatore è la sua cura a non finalizzare a se stesso la sua esortazione bensì a un misterioso “colui che viene dopo di me”. Egli pone una distinzione assoluta tra il suo battesimo, “nell’acqua per la conversione” e quello del “più forte di me”, che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. E’ una predicazione che, nonostante la sua grande austerità, attira molta gente, di ogni estrazione sociale. Vengono tutti “confessando i loro peccati”. Tra di loro Giovanni distingue “molti farisei e sadducei” e con loro è molto severo (“razza di vipere”). Si direbbe che Giovanni intuisca la presenza di una riserva mentale in questa gente, che va da Giovanni, ma sa togliersela molto meglio con il ricorso al loro grande patriarca Abramo, senza avere bisogno d’altro. Dio invece richiede la conversione della vita. E per questo manda uno che Giovanni riconosce per un’autorità impareggiabile. Egli “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” ed eserciterà il giudizio inappellabile, che produce un’efficace raccolta del frumento ma anche l’eliminazione della “paglia con un fuoco inestinguibile”. Sono così anticipati temi roventi della predicazione di Gesù stesso. Subito dopo, però, nella continuazione del racconto di Matteo, sarà Gesù stesso che “dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni per farsi battezzare”. Le logiche di Dio non sono le logiche dell’uomo.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse.
I nostri fratelli ebrei sanno bene chi è Iesse, padre di Davide e dei suoi fratelli, ma il lettore di media cultura cristiana forse ha qualche difficoltà a orientarsi. Vorrei solo invitare i lettori di queste righe a ricuperare un po’ di dimestichezza con quella prima parte della Parola. D’altra parte Gesù aveva e citava solo questa “Scrittura”. Anche per noi può essere una buona lettura d’Avvento completare i libri che ci mettono in lunghezza d’onda con Gesù, il suo mondo, il suo insegnamento attraverso il ricupero di qualcuno dei libri dell’Antico Testamento. Ideale è farsi aiutare da chi compie lo stesso cammino (vengono offerti anche da noi buoni aiuti). Per noi dell’AMCOR mi viene spontaneo pensare ai piccoli corsi che da anni offre il nostro caro e prezioso Bruno Barberis. Certo per noi è una provocazione particolare leggere una parola che sta ancora attendendo una maturazione. Ma in altre proporzioni questa sensazione della nostra incompletezza ci accompagna sempre quando apriamo la Bibbia: la completezza ci sarà concessa solo nel momento del definitivo “incontro”; e sarà sempre una completezza relativa, all’ombra di quell’Assoluto che ci accoglie paternamente nella sua totalità.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/