Domenica 19-2-23 – VII Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
il Vangelo di questa domenica 19-2-2023 VII del Tempo ordinario A, trova il suo filo conduttore nella santità di Dio, motivo e criterio della nostra santità.
La prima lettura è tratta dal libro del Levitico.
Il Levitico contiene la legge dei sacerdoti della tribù di Levi. Esso ha carattere quasi esclusivamente legislativo ed interrompe il racconto degli avvenimenti iniziato con Genesi ed Esodo e che prosegue poi con Numeri.
Il Deuteronomio, ultimo libro del Pentateuco, è un codice di leggi e contiene anche i discorsi di Mosè che richiamano i grandi avvenimenti dell’esodo, del Sinai e della conquista incipiente esprimendone il significato religioso cioè la scelta di Israele come popolo di Dio e la sua fedeltà alla legge del Signore.
Il Levitico è composto di 27 capitoli che hanno il loro centro nella “legge di santità” (Lv 17-26) ove la separazione dal profano diviene astensione dal peccato. In questo contesto legislativo si colloca il comandamento della fraternità al cui vertice si trova l’invito ad amare “il prossimo come se stesso” (Lv 19,18).
Gesù riprenderà questo invito facendone la chiave del suo Vangelo, come richiamato anche nel brano odierno tratto dal Vangelo di Matteo.
Questa dimensione sta anche nel cuore della storia di Israele che trova il suo compimento nel brano di oggi del Levitico: “Siate santi, perché io, Il Signore, Vostro Dio, sono santo.” (Lv 19,2)
In Matteo Gesù dirà: “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste.” (Mt 5,48)
Don Giuseppe ci ricorda che: ‘Non meno impressionante è il fondamento del discorso che Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, rivolge alla sua gente: “Non sapete che siete tempio di Dio?”, e spiega che “lo Spirito di Dio abita” in loro, i suoi neofiti.’
Nel Vangelo di Matteo sono riportati gli interventi di Gesù, come ci dice Don Giuseppe, “a correzione e perfezionamento dei precetti morali della ‘legge’, corrente in quel tempo nell’ambiente ebraico…. La conclusione illustra tutti questi criteri: ‘siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.”
In conclusione Don Giuseppe ci dice: ‘Il criterio di comportamento del cristiano è ritenuto sovente non realistico, e il discorso della montagna sembra proprio confermare quest’opinione….. Eppure fin dall’Antico Testamento è presente questa esortazione, anche se le formulazioni possono variare. Per es. “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo”.’
Siamo consapevoli che le capacità dell’uomo non sono in grado di raggiungere il livello della perfezione di Dio. Don Giuseppe ci prende per mano e ci dice che i comandi di Dio “ci ammoniscono a non cercare in altra direzione il modello per quella perfezione: modello e sostegno nel nostro lavorio lo offre proprio Dio, solo lui.”
Il Salmo è un canto che apre il nostro cuore verso il Signore. “Benedici il Signore, anima mia”. Tutto il mio essere si consuma in questa benedizione. Siamo santi perché lui è santo. Ci perdiamo in questo mistero, siamo da lui accolti e lo accogliamo nella benedizione invocata e donata.
Benedici il Signore, anima mia, /
quanto è in me benedica il suo santo nome. /
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. /
Egli perdona tutte le tue colpe,/
guarisce tutte le tue infermità, /
salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. /
Misericordioso e pietoso è il Signore, /
lento all’ira e grande nell’amore. /
Non ci tratta secondo i nostri peccati /
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. /
Quanto dista l’oriente dall’occidente, /
così egli allontana da noi le nostre colpe. /
Come è tenero un padre verso i figli, /
così il Signore è tenero verso quelli lo temono. (Sal 103/102, 1-2; 3-4; 8-10; 12-13)
Abbiamo bisogno della misericordia e della pietà di Dio perché siamo piccoli e poveri di fronte all’universo, piccoli e poveri di fronte a Lui. Il male pare sommergerci. Ma “il Signore è tenero verso quelli che lo temono”: donaci Signore il timore che deve sostenere la nostra preghiera.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio ci uniamo nella preghiera per la pace, per quanti soffrono, per quanti sono nella disperazione.
Contardo Codegone
N.B. Vi confermo la nostra Assemblea sociale per il sabato 25 marzo 2023 alle ore 15,30. Sede ancora da definire.
Vi confermo pure gli Esercizi Spirituali a Susa 14-15-16 aprile 2023.
Resta da definire l’incontro di formazione con Mons. Savarino.
Sono momentaneamente sospese le S. Messe del primo martedì del mese
VII domenica t. o. A – 19. 2. 23
Letture: Lv 19, 1-2. 17-18; 1 Co 3, 16.23; Mt 5, 38-48
Nel libro del Levitico, uno dei primi cinque libri della Bibbia, vengono enunciate massime di comportamento, che partono dall’affermazione fondamentale “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo”. E’ un principio semplice, eppure grande più che una casa: la santità di Dio motivo e criterio della santità del popolo eletto “perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”! poi vengono le richieste o condizioni concrete, sempre impegni verso il fratello: non odiarlo, correggilo, e soprattutto “ama il tuo prossimo come te stesso”. La finale è – come se ce ne fosse ancora bisogno – la proclamazione del fondamento di queste disposizioni: “Io sono il Signore”. Il Signore è quello che ha, unico, il diritto di disporre di vita, sentimenti, decisioni dei figli del suo popolo. Negli incontri di Gesù con la sua gente risuoneranno ancora le stesse parole, che attingono i fondamenti più impegnativi della morale ebraica e cristiana.
Non meno impressionante è il fondamento del discorso che Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, rivolge alla sua gente: “Non sapete che siete tempio di Dio?”, e spiega che “lo Spirito di Dio abita” in loro, i suoi neofiti. Se abita in loro, dunque loro sono suo tempio. E questo tempio esige il massimo rispetto, perché è “santo”, tanto importante che Dio distruggerà chi volesse distruggerlo. Occorre uscire dalle categorie di questo mondo, come la sapienza, con la sua astuzia e i suoi progetti (che per il Signore sono vani). Vale invece la constatazione di fondo: “Voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Certo, il vocabolario di Paolo a volte è fantasioso, insolito, addirittura un po’ violento, ma noi vogliamo chiedere al Signore il dono di individuare sempre il cuore del suo ragionamento e poi le espressioni diventano suggestive e quanto mai efficaci.
Nel brano evangelico, da Matteo, incontriamo (sempre nel ‘discorso della montagna’) gli interventi di Gesù a correzione e perfezionamento dei precetti morali della ‘legge’, corrente in quel tempo nell’ambiente ebraico in cui egli viveva e predicava. Egli ne richiama i principi: “avete inteso che fu detto”, per correggere: “ma io vi dico”. La correzione che Gesù propone è in favore della rinuncia al principio della vendetta (“non opporvi al malvagio”), anche con espressioni paradossali, di generosità ‘esagerata’ (a chi vuol toglierti la tunica lascia anche il mantello; a chi pretende la compagnia per un miglio tu concedila per due). I motivi sono molto impegnativi, ma non pensiamo che appartengano alla categoria dei sogni: “pregate per quelli che vi perseguitano”, per prendere sul serio la nostra condizione di figli del Padre celeste, che “fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni… piovere sui giusti e sugli ingiusti”. La conclusione illustra tutti questi criteri: “siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste”.
Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste
Il criterio di comportamento del cristiano è ritenuto sovente non realistico, e il discorso della montagna sembra proprio confermare quest’opinione. Ha senso presentare la perfezione nientemeno che di Dio, come modello impegnativo per le decisioni e scelte di chi è finitissimo, imperfetto, immerso in una selva di modelli che di perfezioni non hanno né preoccupazioni né capacità? Eppure fin dall’Antico Testamento è presente questa esortazione, anche se le formulazioni possono variare. Per es. “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo”. Dobbiamo dunque constatare che la Bibbia e Gesù stesso non hanno remore nell’enunciare a un livello tanto alto il criterio della perfezione per quanti accettano di coltivare l’amicizia con Dio. E’ evidente, certo, che questi comandi non partono dalla convinzione che le capacità dell’uomo possano raggiungere il livello della perfezione di Dio. Ma essi ci ammoniscono a non cercare in altra direzione il modello per quella perfezione: modello e sostegno nel nostro lavorio lo offre proprio Dio, solo lui. Ma intanto è così consolante prendere atto della realtà di una perfezione che non è solo assoluta, ma anche è attenta a esercitare un atteggiamento di sostegno costante. Nelle formule che abbiamo riportato non risuona mai la parola “amore”. Bisogna che la ricuperiamo dalla memoria e la teniamo sempre presente: non c’è mai perfezione senza amore, a cominciare proprio da Dio, che “ha tanto amato il mondo da dare il Figlio suo”.
Vostro don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/