Domenica 23-4-23 – III di Pasqua A -Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 23-4-2023 comprendono le parole di Pietro negli Atti e nella sua lettera e infine il Vangelo che narra l’incontro di Gesù con i discepoli a Emmaus.
Ci dice Don Giuseppe: “Emmaus è un paesino talmente insignificante che non sappiamo più nemmeno dove si trovava (ce ne sono tre che ne portano il nome). Eppure Gesù l’ha scelto, perché per lui niente è secondario e non puoi mai dire dove lui ti aspetta in questo momento.”
Abbiamo appena terminato i nostri Esercizi Spirituali a Susa, guidati da Don Priotto (… grazie caro Don Michelangelo per la preparazione e per l’affetto dimostrato e pienamente da noi ricambiato), e mi sembra proprio di immedesimarmi nella vicenda dei due discepoli.
Il loro cammino di fede vacillava.
Gesù li richiama con forza: “Stolti e tardi di cuore a credere… non bisognava che il Cristo patisse… per entrare nella sua gloria?”.
E Gesù li prende per mano e spiega loro “in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”.
Mi sembra, se posso permettermelo, di leggere in controluce il nostro cammino di questi giorni di ritiro. Abbiamo approfondito la Parola di Dio attraverso la vicenda di Mosè. E’ stato uno studio serio, ma non fine a se stesso. E’ stato uno studio vissuto in un contesto di preghiera alla ricerca del significato dei testi per il nostro cammino di fede.
Abbiamo concluso domenica con una riflessione sulla Pasqua e sul sacramento, mistero, dell’Eucaristia.
Don Priotto ci ha guidato affermando che, proprio nell’Eucaristia, Gesù riprende il proprio corpo, consegnato da altri alla morte, per donarlo liberamente a noi.
Egli ci ha invitati, concludendo, a ricevere attraverso Gesù, l’impegno ad essere anche noi vita donata.
Nel programma che Suor Maria Clara ha amorevolmente preparato sono riportate le parole di Don Giuseppe, che non era presente fisicamente, ma era nel cuore di ciascuno di noi: “Possa aiutarci l’insegnamento di Don Priotto a entrare un po’ più nel cuore del grande mistero della salvezza.”
Posso dire che così abbiamo vissuto questi giorni a Susa entrando un poco di più nel mistero della fede.
Del Salmo la Chiesa può dire che il salmista, impersonando profeticamente Gesù, ne predice la Resurrezione (Sal 16/15, 10): “perché non abbandonerai / la mia vita nel sepolcro, / ne lascerai che il tuo santo veda la corruzione.” Questa è anche la nostra speranza.
RIT: Mostraci, Signore, il sentiero della vita.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra (Sal 16/15)
Riflettendo sulla Parola di Dio, possiamo anche noi dire: “Benedico il Signore che mi ha dato consiglio…”.
La Parola di Dio sulla quale riflettiamo e preghiamo illumini la nostra strada, troppe volte difficile e accidentata.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande, affettuoso abbraccio.
Contardo Codegone
P.S.
– Gli Esercizi Spirituali a Susa si sono svolti in un clima di grande amicizia. Abbiamo sentito crescere in noi il desiderio di incontrare e approfondire la Parola di Dio. Abbiamo anche dialogato, via internet, con il Prof. Mykhaylo Perun della comunità greco-cattolica di Leopoli (Ucraina) e Padre Mesrob Lahian dell’Ordine armeno dei monaci Mechitaristi che svolge la sua missione in Libano (Beirut) e in Siria (Aleppo).
Speriamo di avere ancora la forza di aiutarli concretamente perché ci hanno narrato il baratro del male e della sofferenza nel quale si trovano a vivere molti nostri fratelli.
-Stiamo organizzando per sabato 20 maggio (ore 15,30 presso la Chiesa del Santo Sudario) un secondo incontro con Mons. Savarino che riguarderà le prime comunità cristiane nell’epoca che va dai primi Grandi Concili (Concili di Nicea 325, Costantinopoli 381, Calcedonia 451) fino all’epoca di Papa San Gregorio Magno (540-604). A questo Papa è fatto risalire il canto gregoriano. Egli inoltre scrisse anche la vita di San Benedetto. E’ un periodo storico ricchissimo e poco conosciuto. Sarà una occasione importante nel nostro cammino di approfondimento della fede e del cammino di quelle comunità cristiane.
Settimanale AMCOR
23 – 4 – 2023 Dom. III di Pasqua A
Il cammino verso Emmaus
Letture: At 2,14.22-33; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35 – Le Letture proposte per la liturgia eucaristica in questo tempo di Pasqua continuano a proporci spezzoni dei racconti pasquali, per darci la possibilità di ricuperare particolari delle tradizioni e delle riflessioni che hanno nutrito la fede dei nostri antenati nella fede. L’evangelista Luca oggi racconta un episodio inesprimibile nella sua bellezza narrativa e nella sua ricchezza di elementi nutritivi per le nostre conoscenze e la nostra fede: Emmaus! Ancora lo stesso grandissimo scrittore, Luca, negli Atti riporta echi vivi di una parte del grande discorso di Pietro tenuto nel giorno della Pentecoste. Pietro richiama i cristiani delle sue comunità a un comportamento consapevole e coerente agli impegni assunti e al dono ricevuto del “sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia”.
Qualche insegnamento dalle letture: anche questa volta cronologicamente il corso dei pensieri ha origine dal racconto evangelico, che ci presenta un’apparizione di Gesù a discepoli ‘in cammino’, che vengono condotti da lui a comprendere il mistero del suo intervento nella storia umana. Su questi ricordi ci informa la prima lettura, che attinge ai ricordi della prima grande predica di Pietro, evidentemente capo del corpo apostolico: rifacendosi alle memorie del re Davide, lo scrittore Luca riporta il ragionamento del capo degli apostoli che evidenzia il valore della risurrezione di Gesù come compimento delle promesse contenute nelle antiche Scritture. Pietro è anche autore di uno scritto da cui è tratta la seconda lettura, molto pastorale, che parte dal dono che Gesù ci ha fatto del suo sangue, per liberarci dalla nostra “vuota condotta”, affinché ci comportiamo “con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri”. Ora che egli lo ha risuscitato e gli ha dato gloria, non abbiamo più motivo di essere critici nella nostra risposta di “fede e speranza”.
Emmaus: Emmaus è un paesino talmente insignificante che non sappiamo più nemmeno dove si trovava (ce ne sono tre che ne portano il nome). Eppure Gesù l’ha scelto, perché per lui niente è secondario e non puoi mai dire dove lui ti aspetta in questo momento. Due discepoli di Gesù vi si dirigono: uno si chiama Cleopa e l’altro è innominato: qualcuno ha anche ipotizzato che fosse un viaggiatore femminile, la moglie di Cleopa (non possiamo provarlo, ma la delicatezza di Luca potrebbe favorirlo!). Hanno il morale a terra, per quel che è capitato a Gesù e non si accorgono di quel compagno che si è aggiunto al loro cammino. Mi piacerebbe tanto essere stato presente a vedere come Gesù si è avvicinato a loro e si è infilato nel loro discorso. Loro hanno in cuore Gesù crocifisso, morto in croce, e non riescono neppure a dare un’attenzione adeguata a quel che hanno sentito da quelle donne “delle nostre”, che hanno riferito di una loro visita al sepolcro, trovato vuoto, e di un messaggio di angeli, “i quali affermano che egli è vivo”. Certo Gesù non c’era, ma la faccenda del sepolcro vuoto è stata confermata addirittura da alcuni discepoli. E tutto questo non è bastato: “Noi speravamo”…
A questo punto arriva l’intervento di Gesù, pesante come un macigno, e a stare attenti lo sentiamo ancora adesso: “Stolti e tardi di cuore a credere… non bisognava che il Cristo patisse… per entrare nella sua gloria?”; e noi, che siamo lì vicini, ci sentiamo ancora più vergognosi, perché nella nostra vita i segnali della sua viva presenza li abbiamo sentiti più volte. A loro Gesù spiegò “in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”. Certo, spiegata da Gesù, la Scrittura ha un’altra forza di convincimento, ma noi qualcosa in più di loro l’abbiamo da tempo e anche ora è ogni giorno a nostra disposizione: Gesù trova mille modi per farsi sentire da noi, a cominciare dagli insegnamenti ricevuti in casa, e poi ora, attraverso insegnamenti di parole e di avvenimenti: per ognuno la sua quantità e modalità, e il suo tempo. Per tutti noi, in particolare, la fortuna di avere in mano la Scrittura e accanto a noi tanti aiuti di insegnamento, consiglio, sostegno. E noi stessi possiamo sentirci ‘esegeti’, addirittura un po’ maestri, per i nostri familiari, fratelli e sorelle. Per questo il lavoro che conduciamo da mesi ha una funzione che non si esaurisce in pochi momenti: il Signore (si) dà a noi con l’intensione di … sfruttarci. Nella Risurrezione dei vangeli, nessuna esperienza di Gesù si ferma a chi riceve, perché vuole essere diffusa, rilanciata.
Le spiegazioni di Gesù cominciano a lavorare i cuori dei nostri due viandanti e non sembra loro vero di trovare il modo di fermare Gesù, quando lui finge di andare avanti (Gesù è un… teatrante birbone, ma aspetta solo di esser fermato; convinto lo è già!). Ed ecco i tre seduti a tavola, col cibo a portata della loro fame. Ma allora avviene la cosa più grande: Gesù ripete i gesti dell’ultima cena, “prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. E qui si aprono i loro occhi – ma lui scompare! C’era da cadere nella disperazione, ma loro si rallegrano dell’incontro che hanno fatto, si ri-dicono e ri-godono tutta l’esperienza che avevano fatto e partono immediatamente per tornare a Gerusalemme. Non possono tenere solo per sé. E lì sono assaliti dalle notizie degli altri, perché nel frattempo Gesù è anche apparso a Simone (Pietro). E la comunicazione reciproca suona già come una professione di fede: gli altri dicono che “il Signore è risorto ed è apparso…”, ed essi riferiscono il loro riconoscimento di Gesù “nello spezzare il pane”.
Lo splendido racconto ci presenta un crescendo fino al momento in cui Gesù diventa il maestro che ricorda e spiega i suoi stessi insegnamenti. Poi si acquieta per preparare il momento più sorprendente, inatteso, conclusivo di tutto il discorso che Gesù aveva fatto prima. Il colore eucaristico di questa cena è innegabile, anche se manca il richiamo al vino con le parole della consacrazione: Luca non dice tutto e lascia intuire cose particolarmente suggestive e importanti.
Ed è così importante per la vita di tutti noi: Parola e Sacramento sono inseparabili e vengono uniti nel modo più vario. Ricordiamo la narrazione evangelica di domenica scorsa, quando Giovanni riportava le parole di Gesù, che istituiva l’impegno della missione (Parola!) in funzione della remissione dei peccati (Sacramento!). Come è tutto meravigliosamente unitario nel piano di Dio!
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/