Domenica 30-4-23 – IV di Pasqua A -Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 30-4-2023 sono incentrate sulla figura delle pecore e del pastore.
Don Giuseppe ci guida ricordandoci che nelle domeniche precedenti l’attenzione era diretta alla resurrezione di Gesù. Oggi, invece, “veniamo condotti a una riflessione a monte, sul mistero globale dell’intervento di Gesù nella nostra storia: il Risorto è il buon pastore, che conduce le sue pecore e le introduce tutte nell’ovile. E’ un mistero di amore delicatissimo.”
Il Salmo, che ci è particolarmente caro, si presenta con un linguaggio semplice e lineare. Il povero, noi tutti, ci possiamo rivolgere con fiducia e riconoscenza a Dio nella duplice immagine del Buon Pastore e della Mensa ospitale.
La prima immagine è tratta in particolare dal profeta Ezechiele (Ez 34) e verrà ripresa proprio da Gesù nell’immagine della pecorella smarrita. La seconda, della mensa, ritorna spesso nelle parabole e nei fatti narrati nel Vangelo.
La Chiesa che si riconosce in questo Salmo, lo vede collegato con il tema del battesimo, le acque, della confermazione, l’olio, e dell’Eucarestia, la mensa.
RIT: Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. (Sal 23/22)
Signore, quando camminiamo per una valle oscura facci sentire la tua presenza accanto a noi! Signore lasciaci abitare nella tua casa!
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Sabato 20 maggio 2023 ore 15,30 Vi ricordo l’incontro di formazione con Mons. Savarino.
Settimanale AMCOR
30 – 4 – 2023 Dom. IV di Pasqua A
Il buon pastore – la porta delle pecore
Letture: At 2,14a.36-41; 1Pt 2,20b-25; Gv 10,1-10 – Nelle domeniche precedenti la liturgia attraverso le letture bibliche portava la nostra attenzione sulle esperienze che le donne di Galilea e gli apostoli e i discepoli di Gesù avevano fatto della sua risurrezione; oggi, pur rimanendo l’attenzione nel clima di quel grande mistero, veniamo condotti a una riflessione a monte, sul mistero globale dell’intervento di Gesù nella nostra storia: il Risorto è il buon pastore, che conduce le sue pecore e le introduce tutte nell’ovile. E’ un mistero di amore delicatissimo.
Qualche insegnamento dalle letture: La prima lettura si colloca in un preciso momento della storia della cristianità primitiva, subito dopo la discesa dello Spirito Santo, il giorno della Pentecoste. Pietro, con coraggio e profondità di visione, illumina il senso dell’accaduto in riferimento alla vicenda di Gesù e alla chiamata che raggiunge tutte le creature umane; ne segue la conversione di circa 3000 persone. Il senso di questo evento è spiegato nel brano evangelico e nella seconda lettura. Gesù inizia una articolata proposta di riflessioni sul suo rapporto di buon pastore nei confronti delle sue pecore e San Pietro nella sua lettera sviluppa una esortazione a “sopportare con pazienza le sofferenze”, partendo dal ricordo che “anche Cristo patì per voi… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce”. E intanto riprende una immagine amata da Gesù stesso e letta nel nostro brano evangelico oggi: “Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime”. Chi può averci “ricondotti al pastore” se non il Padre di Gesù e nostro (è il ‘complemento di agente’ chiaramente sottinteso di quell’azione espressa al passivo), Dio d’infinito amore, che già ci aveva fatto il dono del Figlio, quel Cristo che patì per noi?
Le pecore e il pastore: Si direbbe che Gesù non riuscisse a trovare un paragone più soddisfacente per illustrare il suo rapporto con tutta la famiglia umana che quello che riguarda le pecore di un gregge e il loro pastore. Ambedue gli evangelisti Matteo e Luca presentano – ognuno con sfumature proprie – la parabola della pecorella smarrita, ma anche Marco riprende questa figura. Giovanni raggiunge il punto più alto e commovente, soprattutto in questo paragone multiplo del capitolo 10. La vita della pecora e del suo gregge è sviluppata in molti aspetti, con una allegoria che esige molta attenzione: la pecore sono insieme, sono un gregge; sono affidate alla cura di un pastore, che può essere un mercenario, vengono condotte nella scelta di pascoli fertili, poi sono portate all’ovile; corrono dei pericoli o di animali feroci o di ladri, vengono condotte nell’ovile, che è una protezione ma anche un serraglio, hanno bisogno di criteri su cui regolarsi, ma devono essere sicuri, non scambiabili; per questo c’è il pastore, che usa la voce per far distinguere la sua chiamata da tutte le altre – perché egli ama le sue pecore. Il suo è un rapporto di tenerezza con le sue pecore e per questo la voce diventa trasmettitrice inconfondibile di protezione affettuosa. Oggi Gesù insiste sulla sua funzione di pastore guida delle sue pecore. Un primo pericolo per le pecore è quello che arrivi qualche falso pastore e che le pecore non stiano attente alla differenza di voce. Seguire quei falsi richiami produce conseguenze tragiche, perché il ladro è crudele e agisce per progetti omicidi. Seguirlo è la tragedia di una stoltezza inaudita, verso il pastore e verso se stessi, perché il ladro viene solo per “rubare, uccidere e distruggere”. Al contrario di Gesù, che è “venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
E’ la storia intera che ci viene incontro in questo discorso, che sembrava aprirsi a una visione bucolica e invece affrontava tutto il dramma di un dialogo impostato su un rapporto di puro amore e disturbato, guastato da interventi perversi e crudeli. Chi sa a che cosa pensava Gesù, dicendo che “le pecore non li hanno ascoltati”? Forse voleva dire che si può essere pecore di Gesù in due modi diversi: tutti siamo pecore sue, perché gli siamo stati affidati da chi lo ha mandato (“io sono venuto” introduce l’obiettivo della missione che gli è affidata dal Padre), perché “trovino pascolo”, ma a tutte le pecore è richiesto di fare la scelta della voce da seguire – ed è tragicamente possibile fare la scelta errata.
Le letture evangeliche degli anni B e C di questa domenica IV di Pasqua portano la continuazione di questo discorso del “buon Pastore”, sviluppando il concetto del rapporto di ‘conoscenza’ (nel linguaggio biblico è conoscenza amorosa) del pastore buono che dà la vita per le pecore. Nella parte iniziale della similitudine, quest’anno, si insiste in particolare sulla necessità di farci guidare dalla sua voce, che conduce alla vita, e di essere forti e avveduti per non dare la preferenza alla voce che alletta, ma in realtà “non viene se non per rubare, uccidere e distruggere”.
Un momento finale della descrizione del rapporto di Gesù con le sue “pecore” Giovanni ce l’offrirà nell’ultimo capitolo del suo vangelo (Gv 21,15-19), quando ci narrerà il dialogo di Gesù risorto con Pietro, dopo la pesca miracolosa. All’apostolo che lo aveva rinnegato tre volte Gesù non rivolge nessun rimprovero, ma gli domanderà per tre volte se egli lo ami, moltissimo. E Pietro, addolorato, risponderà con un sì umile e determinato. Gesù gli dà la prova massima della sua amicizia e della sua fiducia, affidandogli le sue pecore: “pasci!”. Sono le pecore per cui egli ha dato la vita, che ama e conduce; e ora le affida non per disinteressarsene, ma per far partecipe del suo impegno d’amore un amico, prediletto per la sua debolezza. A questa debolezza Gesù affida ciò che ha di più caro, le sue pecore, mentre gli predice anche che il suo amore e la sua testimonianza saranno coronati dal martirio (“con quale morte egli avrebbe glorificato Dio”). E il nostro pensiero va alle infinite volte e modalità con cui questa predizione si sarebbe realizzata nella storia.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
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