Domenica 21-5-23 – Ascensione A -Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
nelle letture (allegate) di questa domenica 21-5-2023 incontriamo il mistero divino e soprannaturale dell’Ascensione, espressione anche di ogni separazione umana. In questo giorno, che prepara alla Pentecoste, emerge anche il dubbio che abitava l’animo dei discepoli, come abita il nostro animo.
Don Giuseppe ci guida non avendo paura di esporre il suo cuore di fronte al testo del Vangelo di Matteo: “La finale è misteriosissima: colui che parte è con loro, i suoi discepoli (che possono essere molti, dovrebbero essere tutti!), tutti i giorni, finché dura la storia di questo mondo. Si dovrà parlare di assenza o di presenza – o di ambedue?”
Vi è il dubbio di non aver capito, ma di essere sulla strada per capire. Ma vi è un dubbio più radicale che mette in gioco il senso della nostra vita.
Non è la stessa cosa parlare di assenza o di presenza. Dice ancora Don Giuseppe: “Ci domandavamo se si debba parlare di assenza o di presenza, nella nostra storia, del Risorto, di lui che è asceso al cielo, e dobbiamo dire: di ambedue, assenza e presenza. Ma è una risposta che sgorga dalla fede ed è affidata alla fede…”
Il mistero dell’Ascensione ci insegna che Gesù sarà sempre presente dove ha insegnato ai suoi discepoli a riconoscerlo: nella parola, nei sacramenti, nei fratelli. Non si tratta di contemplare il cielo, ma di essere testimoni del Risorto sulla terra, tra gli uomini. E’ questo il messaggio che ci lascia Gesù.
Il Salmo è un inno escatologico. Il re sale al tempio in un corteo trionfale. Il suo potere si estende su tutti i popoli. Sentiamo il desiderio di unirci anche noi a questo inno. Il cammino di fede è desiderio di essere in sintonia con l’Altissimo, da lui accolti. Abbracciati.
RIT: Ascende il Signore tra canti di gioia.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.
Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. (Sal 47/46)
E’ un inno, questo salmo, che possiamo definire ecumenico. Invita tutte le genti a partecipare. L’Altissimo è il nome di Dio che ci chiama tutti ad acclamare con “voci di gioia”. Come è difficile, tante volte, pensare a Dio con gioia! La nostra fede dovrebbe darci il senso di questa gioia, ma è come una luce lontana nella notte che dobbiamo raggiungere, che desideriamo raggiungere.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio sentiamoci uniti nella preghiera per la pace e nella preghiera per quanti vivono il calvario della malattia.
Contardo Codegone
P.S.
Sabato 20 maggio 2023 (ore 15,30 presso la Chiesa del Santo Sudario – Via Piave angolo Via San Domenico) avremo un secondo incontro con Mons. Savarino che riguarderà le prime comunità cristiane.
Proseguendo il nostro cammino di formazione verrà approfondita l’epoca che va dai primi Grandi Concili (Concili di Nicea 325, Costantinopoli 381, Calcedonia 451) fino all’epoca di Papa San Gregorio Magno (540-604).
A questo Papa è fatto risalire il canto gregoriano. Egli inoltre scrisse anche la vita di San Benedetto.
E’ un periodo storico ricchissimo e poco conosciuto. Sarà una occasione importante nel nostro cammino di approfondimento della fede e di conoscenza del crescere di quelle comunità cristiane.
Chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a conoscere il cammino di quelle comunità per trarne occasione di riflessione su quanto accade oggi.
Seguirà, alle 17,30, la Santa Messa nella Chiesa del Santo Sudario.
Settimanale AMCOR
21 – 5 – 2023 Ascensione A
Sono con voi tutti i giorni
Letture: At 1,1-11; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20 – Quaranta giorni dopo la risurrezione di Gesù celebriamo la festa, anch’essa grande, dell’Ascensione. La lettura evangelica e quella degli Atti degli Apostoli ci riportano agli ultimi momenti trascorsi da Gesù con gli apostoli. Egli sta godendo ormai di una condizione sovrana e ciò che dice riguarda un futuro, in cui non si sa bene quale funzione lui stesso svolgerà. Lui non sarà certamente assente di tra noi – ma a modo suo. In mezzo, San Paolo, nelle prime battute della lettera ai cristiani di Efeso, confida alcune intenzioni della preghiera che egli fa in favore dei cristiani di quella comunità. Per essi lui chiede cose impegnative e misteriose: sapienza, rivelazione, conoscenza, comprensione della ricchezza della situazione in cui si trovano al presente i cristiani, cose tutte che riguardano il mistero della nostra condizione attuale e più ancora della condizione che il “Padre della gloria” ha riservato a Cristo. Il nostro destino, la ricchezza della nostra vicenda, ha origine nella partecipazione a quella di Cristo. Paolo la riassume in questi termini: “il Padre “Lo ha risuscitato dai morti e ha fatto sedere alla sua destra nei cieli”, mettendo tutto sotto i suoi piedi, dandolo alla Chiesa come capo, mentre essa è il suo corpo.
Qualche insegnamento dalle Letture: Forse ci delude il racconto evangelico, che non sembra parlare di ascensione. Ma è un’impressione inesatta, perché Matteo in realtà ci fa assistere all’apparizione conclusiva del Risorto, che riassume solo molto velocemente il segreto della sua vita (la pienezza di poteri che gli sono stati dati – evidentemente dal Padre). E questo perché gli preme dare incarichi a quanti restano e devono guadagnare discepoli, battezzare, insegnare: lui dunque sta partendo. La finale è misteriosissima: colui che parte è con loro, i suoi discepoli (che possono essere molti, dovrebbero essere tutti!), tutti i giorni, finché dura la storia di questo mondo. Si dovrà parlare di assenza o di presenza – o di ambedue?
Sono con voi tutti i giorni
I racconti della risurrezione in Matteo ricordano due apparizioni di Gesù risorto: una a testimoni “non ufficiali”, le donne, che stanno andando a portare ai discepoli l’annuncio della tomba trovata vuota e della visione dell’angelo (Mt 28,8-10), e una ai discepoli, “sul monte che Gesù aveva comandato loro” (vv. 16-20). Per l’evangelista Matteo il monte è il luogo preferito per grandi rivelazioni, come quella del discorso della montagna (5,1), della preghiera (14,23) e della trasfigurazione (17,1). Le reazioni dei beneficiari delle apparizioni sono diverse, a chiaro vantaggio delle donne, che abbracciano i piedi a Gesù e lo fanno oggetto di un atteggiamento che l’evangelista chiama ‘adorazione’. Anche dei discepoli Matteo dice che ‘adorarono’ Gesù, ma ci furono anche coloro (molti? tutti?) che dubitarono. Gesù non mostra di preoccuparsene.
Da questo monte Gesù riassume in una sola frase il senso di ciò che ha significato la sua presenza nel mondo: “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Dunque è stato e continua a essere così in ogni momento della storia: passato, presente e futuro; e in ogni situazione della presenza umana: presso regnanti e sudditi, sapienti e ignoranti. Perciò ha valore assoluto l’incarico che lui affida ai discepoli: andare; fare discepoli tutti i popoli; battezzare (nel nome di quelle tre Persone divine che finora il vangelo non aveva mai nominato insieme) e insegnare a tutti a essere fedeli a ciò che egli aveva comandato. Arriva a questo punto la parola consolante, per infondere fiducia a chi si senta schiacciato da un compito inumano: LUI è con noi – tutti i giorni – fino alla fine del mondo.
Non viene descritto Gesù che va, quale reazione abbiano di discepoli e come incomincino a muoversi (ce l’ha detto Luca, nella prima lettura). Da questo mondo è stato spiccato un volo di cui non si vede la fine, il punto di arrivo. Gesù è il sacerdote e il maestro, che attinge il suo titolo di totale legittimazione per quanto ha fatto e farà nei secoli da un potere di natura universale. E’ questo potere che, ora, legittima quanto faranno i suoi discepoli, che si sentono mandati a rendere discepole, a loro volta, tutte le genti. E’ l’impegno a mettere in atto tutte le iniziative che possano favorire l’accoglienza di un invito che è voluto per tutta l’umanità, senza limiti di tempo e di estensione culturale. E per tutto questo Matteo ha una sola assicurazione da darci: LUI è con noi, tutti i giorni della nostra storia. Non dice che lo vedremo, né in quale modo lo sentiremo: ci ha dato la sua parola.
Ma è Ascensione questa? Ai discepoli comanda di andare; di sé dice di “essere con loro tutti i giorni”. Ma si può dare un senso a una prospettiva che si esprima in quei termini? Lui non sai come puoi sentirlo, come puoi appoggiarti a lui. Bisogna veramente chiudere gli occhi. Certo Gesù in questo episodio non ha parlato di andare lui in cielo, però i discepoli devono ubbidire al comando di uno che li manda, li “fa andare”, salvo poi ad assicurarci che ci è presente “tutti i giorni fino alla fine”. D’altra parte lui, che pure misteriosamente cammina accanto a noi, c’è, s’è impegnato a esserci, desidera raccogliere dei frutti anche attraverso la nostra povertà, i nostri tentennamenti, passi insicuri. Lui ha dato per primo tutto, e ora ha messo tra i suoi obiettivi privilegiati di realizzare quell’incontro che non ha fine e che ci pone in comunione d’amore con quanti egli ama. Ci domandavamo se si debba parlare di assenza o di presenza, nella nostra storia, del Risorto, di lui che è asceso al cielo, e dobbiamo dire: di ambedue, assenza e presenza. Ma è una risposta che sgorga dalla fede ed è affidata alla fede – e sappiamo che non per questo è meno affidabile. Ma intanto chiediamo, con fiduciosa insistenza, che la nostra fede non si stanchi, si purifichi sempre più, acquisti l’abbandono fiducioso del bambino, in particolare quando sull’orizzonte si addensano le nubi.
Vostro don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/