Domenica 4-6-23 – SS. Trinità A -Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
questa domenica 4-6-23 è la festa della SS. Trinità. Ci dice Don Giuseppe che questa festa: “porta con sé il “riassunto” del “mistero di Dio”, che è poi anche il mistero della nostra vita e dell’universo intero: “la sorgente di tutti gli altri misteri della fede” (come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, 234).
L’Antico Testamento ci presenta nell’Esodo incontri con Dio e, in questo testo di oggi, tratta di un incontro con Mosè . Abbiamo dedicato i nostri Esercizi Spirituali proprio all’Esodo e all’ incontro di Mosè con Dio, un Dio che si definisce: “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà…”
L’Esodo ci presenta questi incontri di Dio con i suoi confidenti che così si rendono conto che la realtà divina è totalmente diversa da quella umana. Siamo nel lungo, difficile, percorso che riguarda anche noi in cammino verso l’incontro con il mistero profondo di Dio, il cammino della fede.
Ricordo che l’Esodo tratta principalmente di due temi: la liberazione dall’Egitto e l’alleanza del Sinai. Questi temi sono legati dal cammino nel deserto. In una grande teofania Dio stringe alleanza con il suo popolo e gli dona la sue leggi. Nei capitoli finali l’Esodo racconta la costruzione della tenda, luogo di culto e di ascolto nel tempo del deserto.
San Paolo esprime la speranza che, in questo cammino di fede, i cristiani vengano arricchiti con la grazia del Signore e la comunione dello Spirito Santo.
Il Vangelo di oggi comincia con questa affermazione di rara intensità: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il figlio, unigenito, … perché il mondo sia salvato”.
Don Giuseppe ci accompagna: “Evidentemente la Chiesa, offrendoci questi ricordi, vuole che contestualizziamo il discorso della SS. Trinità in un progetto di amore e di passione, tenendo presente il cammino di Gesù in mezzo a noi.”
Don Giuseppe prosegue: “Certo non possiamo nasconderci le difficoltà che porta con sé questo discorso per la nostra intelligenza: la famosa “una natura in tre persone” del nostro catechismo. Formulazioni più recenti cercano di suggerirci formule più vicine alla nostra sensibilità…”
Proprio di fronte a queste difficoltà Don Giuseppe da voce a una Santa Carmelitana, S. Elisabetta della Trinità, la cui preghiera è insieme richiesta e adorazione. E’ uno stabilirsi in Dio che è andare oltre la comprensione razionale in un tutto eterno che possiamo chiamare profondità del mistero.
Le parole di S. Elisabetta ci confermano che abbiamo bisogno di una dimensione interiore, di un incontrare Dio, che non è possibile esprimere solo in un linguaggio ordinario.
Ci vogliono parole, espressione di razionalità, ma anche una dimensione che possa contenere la profondità di un cammino, di un perdersi in Dio per trovare pace, per sentire Dio in noi, per dissetarci con la sua parola.
Il Salmo è tratto dal libro di Daniele ed in particolare dal Cantico dei tre giovani gettati dentro una fornace ardente e salvati dall’intervento di Dio attraverso un angelo.
Il libro di Daniele, scritto da un autore che usa il nome di Daniele, è stato scritto tardi, all’epoca probabilmente di Antioco Epifane (215 – 164 a.C.), durante il tentativo di ellenizzare Israele, ed è composto da racconti e da visioni.
Questo libro inaugura il genere apocalittico preparato da Ezechiele e che si rifletterà anche nell’Apocalisse di San Giovanni. Nel libro di Daniele vi è la presenza di Dio che salva.
Cerchiamo di sentire in noi il ritmo di questo cantico che è invito a benedire Dio nella infinita sfaccettatura dei suoi significati, benedire Dio per essere a nostra volta benedetti.
Salmo (Daniele cap. 3 dal Cantico dei tre giovani)
RIT: A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.
RIT: A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
RIT: A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.
RIT: A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.
RIT: A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini.
RIT: A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.
RIT: A te la lode e la gloria nei secoli.
Sentire l’amore di Dio verso di noi è la dimensione che ci porta a sentirci in Dio. Ad essere in quel cammino di fede che non teme il mistero, che talora grida il proprio dolore, la propria angoscia, ma poi cerca la preghiera di adorazione, l’abbandono fiducioso.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
4 – 6 – 2023 SS. Trinità
Il Signore Dio misericordioso
Padre, Figlio e Spirito Santo
Letture: Es 34, 4b-6.8-9; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18 – Dopo la presentazione dei misteri “cristologici” della nostra fede (riguardanti cioè più esplicitamente il mistero di Gesù Cristo) giunge la festa della Santissima Trinità, che porta con sé il “riassunto” del “mistero di Dio”, che è poi anche il mistero della nostra vita e dell’universo intero: “la sorgente di tutti gli altri misteri della fede” (come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, 234). Per questo chiediamo al Signore che la nostra riflessione avvenga nella consapevolezza del mistero che Egli ci ha rivelato di sé, nella gioia di esserne partecipi, nell’impegno a corrispondervi con la nostra vita di “figli nel Figlio”.
Qualche insegnamento dalle letture: Tra “bello” e “facile” corre grande distanza, praticamente infinita. Così è della realtà della SS. Trinità, il Dio ‘trino e unico’, e della nostra partecipazione a questo mistero. Per nostra grande fortuna Gesù, la seconda persona della SS. Trinità, ha preso, con la natura divina, anche la natura umana, con tutte le sue conseguenze, accettando di essere limitato e mortale, come noi. I suoi limiti li hanno sperimentati tutti quelli che sono vissuti con lui, a cominciare da sua mamma, che doveva prendersi cura di un bimbo bisognoso di tutto. Ma a tutti loro – e, attraverso la loro testimonianza, anche a tutti noi – Egli ha dato impulsi per aprirsi allo straordinario, eccezionale, unico, che accompagnava la sua presenza. Già il modo di parlare e di agire mostrava uno straordinario che abbisognava di interpretazione. Le Letture di oggi sono testimonianze di questa rivelazione che procede per gradi: l’Antico Testamento, nell’Esodo, ci presenta incontri di Dio con i suoi confidenti (oggi si tratta di Mosè), che incominciano a rendersi conto che la realtà divina è totalmente diversa da quella umana; ed è tanto confortante che lo ‘straordinario di Dio’ è sì impenetrabile, ma è comunque per eccellenza “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. Nel brano di San Paolo, nella 2 Corinzi, leggiamo l’augurio che i suoi cristiani vengano arricchiti con “la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo”. Nel Vangelo di Giovanni il colloquio con Nicodemo è concluso da una famosa espressione di Gesù: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio”, mandato nel mondo “perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” e perché ognuno – aveva detto pochi versetti prima – possa essere rigenerato dallo Spirito, anch’egli di natura divina.
Dio ha mandato il Figlio perché il mondo sia salvato:
Il brano del vangelo oggi inizia con una delle più commoventi affermazioni della Bibbia: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” e tutto questo perché “il mondo sia salvato”. Ma il mandare non è stato per uno scopo qualunque, perché appena un versetto prima Gesù stesso aveva detto: “…bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo” (e questo accadrà con l’innalzamento sulla croce) (Gv 3, 14-18). Evidentemente la Chiesa, offrendoci questi ricordi, vuole che contestualizziamo il discorso della SS. Trinità in un progetto di amore e di passione, tenendo presente il cammino di Gesù in mezzo a noi.
Certo non possiamo nasconderci le difficoltà che porta con sé questo discorso per la nostra intelligenza: la famosa “una natura in tre persone” del nostro catechismo. Formulazioni più recenti cercano di suggerirci formule più vicine alla nostra sensibilità, come “Dio è unico ma non solitario”. E poi, seguendo ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica, possiamo dire che “sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine… in originaria unità”. “Per questo tutta la vita cristiana è comunione con ognuna delle persone divine, senza in alcun modo separarle. Chi rende gloria al Padre lo fa per il Figlio nello Spirito Santo; chi segue Cristo lo fa perché il Padre lo attira e perché lo Spirito lo guida”. Tanti secoli di cristianesimo hanno cercato di affacciarsi sull’infinito nello sforzo di rendere meno estraneo o apparentemente assurdo il mistero. La riflessione teologica ha offerto contributi appassionati, che hanno sempre cercato il dialogo fecondo con la fede di tutti i credenti.
Abbiamo sovrabbondato nelle citazioni e ne chiedo scusa.
A volte si sente qualche confidenza: io mi trovo bene con il Figlio ma poi basta; oppure con il Padre o lo Spirito Santo. Non preoccupiamoci, lasciamoci condurre dallo Spirito, che orienta secondo la sua sapienza per dare ad ognuno la modalità della chiamata che da tutta l’eternità i nostri TRE hanno fissato per noi.
In questa festa tanto grande lasciatemi fare una lunga eccezione, proponendovi ancora due testi, a cominciare dalla preghiera che una santa carmelitana, S. Elisabetta della Trinità, compose al termine della sua breve vita:
O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per stabilirmi in te, immobile e serena come se la mia anima fosse già nell’eternità; nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio Immutabile, ma che ogni minuto mi porti più addentro nella profondità del tuo mistero! Pacifica la mia anima, fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice.
E ancora una citazione dal “catechismo” di San Paolo VI:
Attraverso la grazia del Battesimo “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” siamo chiamati ad avere parte alla vita della Beata Trinità, quaggiù nell’oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce eterna.
Vostro don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/