Domenica 25-6-23 – XII Tempo Ordinario A -Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 25-6-23 sono un invito a non avere paura, a sentire il Signore al nostro fianco.
Con la benedizione di Don Giuseppe nel nostro cuore ci accostiamo alla Parola di Dio per sentirne tutta la forza in noi. Sentirne la forza anche quando la nostra debolezza, il nostro affanno, la nostra angoscia paiono avere il sopravvento.
Circa un secolo dopo Isaia, intorno al 650 a.C., nasceva Geremia da famiglia sacerdotale. La sua vita ci è nota, assai di più che per gli altri profeti, per i racconti autobiografici che sono sparsi nei suoi libri. Racconti che testimoniano in modo forte, talora aspro, le sue crisi interiori, il suo rapporto con Dio.
Si narra che il re riformatore Giosia sia morto tragicamente nel 609 a.C. dopo essere stato ferito presso la città fortificata di Meghiddo (l’Armaghedòn, simbolo di sconfitta, dell’Apocalisse giovannea Gv 16,16) forse nel tentativo di contrastare il passaggio di un esercito egiziano.
Una morte che sembrò incomprensibile, segno di sventura. E’ quello, infatti, un momento storico tragico caratterizzato dalla espansione dei Caldei. Nel 605 a.C. Nabucodonosor conquista la palestina e poi Gerusalemme per due volte nel 597 e nel 587, quest’ultima volta anche con l’incendio del tempio e una seconda deportazione.
Geremia ha attraversato questa storia drammatica predicendo la rovina. Fu accusato di disfattismo dai militari e fu perseguitato e incarcerato. Quando Godolia, nominato governatore dai babilonesi, fu ucciso, i congiurati fuggirono in Egitto probabilmente portandosi dietro Geremia, che in quel paese trovò la morte.
I dialoghi interiori di Geremia sono disseminati di grida di dolore nei confronti di Dio: “Perché il mio dolore è senza fine?” (15,18). Fino ad arrivare al grido che, in qualche modo, anticipa Giobbe: “Maledetto il giorno in cui nacqui.” (20,14 e seguenti).
L’immagine del Geremia perseguitato ingiustamente è sovente accostata a quella di Gesù stesso.
Il brano di questa domenica, ci dice Don Giuseppe, mostra un Geremia che “non suscita simpatie nel suo ambiente”, ma ancora “confida nel Signore da cui implora aiuto.”
Paolo nella grande lettera ai Romani, ci spiega Don Giuseppe: “enuncia un principio che illustra la situazione universale dell’uomo: ‘in tutti gli uomini si è propagata la morte perché tutti hanno peccato’.” Per nostra somma fortuna il dono di grazia del solo uomo Gesù Cristo si è riversato in abbondanza su tutti. Don Giuseppe conclude: “E’ questo il fondamento di ogni nostra fiducia e del nostro impegno di fedeltà al dono ricevuto in modo totalmente gratuito.”
Circa il brano di Matteo vi rimando alla bellissima sintesi del vangelo di Matteo che ha esposto Don Giuseppe nel terzo paragrafo del suo scritto allegato che inizia: “Non abbiate paura: Immaginando Gesù che lascia la sua casa di Nazaret …”
Il Salmo unisce due lamenti. Il primo lamento sviluppa il tema delle acque infernali (“Salvami o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. / Affondo in un abisso di fango…” (Sal 69-2,3). Il secondo è il grido d’angoscia del fedele (Sal 69-8,13) che parte proprio dai versetti cantati questa domenica.
I Salmi partono proprio dalle profondità della nostra angoscia, dal nostro grido disperato verso Dio, per trasformare tutto questo in supplica, nella preghiera della Chiesa.
Il Salmo di oggi ci invita, dunque, a rallegrarci: “Voi che cercate Dio, fatevi coraggio, / perché il Signore ascolta i miseri (Sal 69,33).
RIT: Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brùlica in essi. (Sal 69/68)
Attraverso la preghiera sentiamoci nella “benevolenza” del Signore e invochiamolo con fiducia per la pace, per chi è naufrago, per chi è malato, per chi è nella disperazione.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti come sempre nella preghiera, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
25 – 6 – 2023: XII dom. A
Letture: Ger 20, 10-13; Rm 5, 12-15; Mt 10, 26-33 – Rientriamo nella successione degli episodi narrati da Matteo, il nostro evangelista dell’anno A. Riallacciamo il filo della narrazione: Matteo aveva iniziato il suo racconto evangelico presentando una sua lista di antenati di Gesù, conclusa con Giuseppe, uomo giusto, sposo di Maria; poi dopo la nascita di Gesù ci aveva narrato la venuta dei magi e la fuga in Egitto della “santa Famiglia”, che faceva poi ritorno in “terra d’Israele”, a Nazaret. Dopo un numero imprecisato di anni (ma attorno ai 30) Gesù va al Giordano e riceve il battesimo dal Battista; subito dopo, nel deserto è affrontato dal tentatore e lo sconfigge. Dà inizio allora alla sua predicazione, nel Nord della terra d’Israele, e chiama i primi discepoli. Con il suo stile sistematico Matteo raccoglie temi importanti della predicazione di Gesù, alternandoli con i miracoli. La prima grande predica è il discorso della montagna (capp. 5-7); seguono due capitoli di miracoli (cc. 8-9) e un secondo discorso, che illustra ai dodici discepoli (chiamati anche “apostoli”: 10,1-2) la missione che viene loro affidata. Il brano evangelico di oggi si inserisce qui, alla fine di questo discorso.
Qualche insegnamento dalle letture: il clima delle letture odierne è molto impegnativo, anche un po’ cupo: il profeta Geremia non suscita simpatie nel suo ambiente e viene fatto oggetto di reazioni persecutorie da parte di persone malvage, che vorrebbero però presentarsi come amici. Ma il profeta confida nel Signore, da cui implora aiuto e questa volta sembra avere ottenuto successo (“ha liberato la vita del povero”).
Scrivendo la grande Lettera ai cristiani di Roma, san Paolo enuncia un principio che illustra la situazione universale dell’uomo: “in tutti gli uomini si è propagata la morte, perché tutti hanno peccato”. Ciò è accaduto per la legge della solidarietà che vige tra tutti noi (“per la caduta di uno solo tutti morirono”). Per nostra somma fortuna la stessa legge vale in positivo: “molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti”. E’ questo il fondamento di ogni nostra fiducia e del nostro impegno di fedeltà al dono ricevuto in modo totalmente gratuito.
In questo clima si svolge la missione che Gesù affida ai discepoli (secondo il racconto che leggiamo nel vangelo di Matteo)
Non abbiate paura: Immaginando Gesù che lascia la sua casa a Nazaret per iniziare la vita pubblica, lo dobbiamo subito pensare intento a scegliersi dei discepoli. Tutti gli evangelisti sono concordi nel dirci che Gesù non è stato un predicatore solitario (anche il Battista aveva avuto discepoli), e i suoi discepoli li tiene con sé, li ammaestra. Ha sempre in vista il progetto di farli partecipi del suo impegno: lui è un messaggero del Padre, itinerante, e anche i suoi discepoli sono sempre con lui. Più ancora, egli li manda a fare quello che sta facendo lui: “annunciare”. Ci sono due momenti di invio: durante la vita pubblica di Gesù e dopo la sua risurrezione e ascensione al cielo; e sarà quella definitiva, per la Chiesa dei secoli. Viene subito da domandarci: che cosa faceva Gesù nel tempo in cui rimase solo perché i discepoli erano partiti in missione? Penso che li abbia seguiti con il suo affetto, la sua preghiera potente e anche con la sua trepidazione: sapeva che non era una missione facile e che non mancavano i rischi. Gli evangelisti ci diranno che quella missione ebbe successo, ma lo sguardo di Gesù andava lontano e, mentre preparava i suoi discepoli al piccolo apprendistato, guardava già a un futuro non prossimo. Soltanto, le prospettive sono diverse e per la missione breve non c’è bisogno di … forniture previe, mentre più tardi il Maestro dirà che sarà necessario portare con sé bisaccia e borsa, per affrontare difficoltà che non si allentano (Lc 22,38).
“Non abbiate paura” è l’incoraggiamento che Gesù ripete tre volte. Aveva detto bensì “siate prudenti”, perché gli ostacoli saranno numerosi e terribili (può andarne di mezzo anche la vita), ma è garantita al testimone di Gesù la solidarietà di Gesù stesso “davanti al Padre mio”. All’improvviso la prospettiva s’è allargata: dal momento presente si passa a quello in cui compariremo davanti al Padre che è nei cieli. Saremo allora accompagnati dal nostro dolce Redentore, che assumerà lui la funzione di difensore per coloro che hanno avuto a cuore la causa del loro Maestro.
Ora il momento di Gesù “storico” è terminato, ma stiamo vivendo il momento che è altrettanto di Gesù, dei secoli, e siamo responsabili dell’atteggiamento che prendiamo nelle situazioni nelle quali il Signore ci chiama a vivere, al presente. A questo momento, alla sua situazione, siamo tutti mandati. Gesù ci esorta a non spaventarci: il male è accattivante, la nostra debolezza grande; solo una fede invocata e coltivata ci suggerisce i criteri validi – sopra ogni apparenza – per una scelta continua, che dia sempre la preferenza a quel Signore che ha dato tutto a noi, non ha tenuto niente per sé.
Ai suoi piedi mettiamo con abbandono tutta la nostra debolezza, che ci causa tanta paura. Lui si fida di noi; noi non dobbiamo fargli il torto di dubitare di Lui.
Concludiamo con una riflessione molto semplice di Padre Pio, Santo: Ricordati che una madre insegna sui primi tempi al proprio bambino a camminare, sostenendolo; questi però in seguito deve camminare da sé; tu quindi devi ragionare con la tua testa.
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/