Domenica 5-11-23 – XXXI Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
per questa domenica 5-11-23, XXXI Tempo Ordinario A, non abbiamo il commento di Don Giuseppe. Chiniamo il capo in ascolto della Parola di Dio che ci richiama a non vivere nella vanità di chi si sente in possesso della verità, ma ci invita a un umile cammino di fede, di rispetto della legge del Signore e di attesa.
La prima lettura è tratta dal libro del profeta Malachia (Ml 1,14 – 2,2.8-10) il cui nome significa “il mio messaggero”.
Dalle indicazioni del libro si può identificare il periodo storico nel quale il profeta scrisse.
Il libro fu composto certamente dopo il ristabilimento del culto nel tempio riedificato (515 a.C. inizio epoca del secondo tempio). La ricostruzione del tempio fu possibile grazie all’editto di Ciro (538 a.C.). Questo editto consenti agli ebrei di tornare a Gerusalemme.
Il libro fu scritto prima del periodo nel quale Neemia, figlio di ebrei deportati e alto funzionario presso Artaserse, ottenne il permesso del re (intorno al 445 a.C.) di andare a Gerusalemme con ampi poteri per rinforzare la città militarmente e moralmente. Sotto Neemia furono letti pubblicamente i libri della Toràh o Legge ritrovati nel Tempio.
Malachia è ricordato anche perché fa riferimento a un ‘precursore’ del Signore: “Ecco io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me…” (Malachia 3,1). Questo ‘precursore’ sarà identificato da Matteo in Giovanni Battista (Mt 11,10).
Il brano di oggi è un forte richiamo che Dio, per bocca di Malachia, indirizza ai sacerdoti del tempio. Un tempio nuovo, infatti, era stato costruito sulle rovine della guerra, ma le offerte sono oggetti di scarto, i sacerdoti si sono trasformati in burocrati di un culto formale senza una vera fede, essi sono addirittura di “inciampo a molti” con il loro insegnamento. Neemia intraprenderà, dopo poco, una profonda riforma morale e religiosa. E’ il tema che vedremo ripreso con forza anche da Gesù nel brano del Vangelo di oggi tratto da Matteo (Mt 23, 1-12).
La seconda lettura è presa dalla prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi (1Ts 2,7 7-9.13). Paolo si rivolge con particolare affetto a quella amata comunità di Tessalonica, capoluogo della Macedonia, ora Salonicco.
Paolo vi giunse con Silvano e Timoteo dopo essere stato caciato dalla città di Filippi e in tre settimane vi ottenne molte conversioni soprattutto di pagani. I Giudei riuscirono a cacciarlo anche da Tessalonica (Atti 17.1-9) ed egli si spostò a Berea, poi ad Atene e a Corinto. Ricordo che tra Salonicco e Atene ci sono circa 500 Kilometri, non poca distanza da percorrere e difficoltà da superare a quei tempi. Anche noi, durante il nostro pellegrinaggio in Grecia, andammo in pullman da Atene a Salonicco e ci sembrò impegnativo…
Da Corinto, dove Timoteo gli portò buone notizie giunte da Tessalonica, scrisse la prima delle sue lettere a quella comunità così amata. Questa prima lettera, databile intorno al 52 d.C., è dunque, cronologicamente, il primo scritto del Nuovo Testamento.
Paolo ricorda ai tessalonicesi come essi seppero ricevere la sua predicazione non come parola di uomini, “ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.” (1 Ts 2,13)
Il brano del Vangelo (Mt 23, 1-12) ci riporta il forte richiamo di Gesù a non seguire il comportamento dei farisei. Essi espongono bene i comportamenti da seguire, ma, dice Gesù: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neanche con un dito.”
La condanna che Gesù esprime circa questi comportamenti riguarda anche noi oggi e ci impone un attento esame di coscienza.
Il Salmo, composto in un periodo successivo all’esilio, fa parte di una raccolta di Salmi, 15 in tutto (dal 120/119 al 134/133), che hanno in comune alcuni elementi significativi:
- Il titolo ebraico che viene tradotto come cantico dei gradini in quanto cantato sui gradini del tempio.
- Detti anche cantico delle ascensioni, cioè salmi di pellegrinaggio, in quanto cantati dai pellegrini all’avvicinarsi della città santa quando essa appariva alla vista.
- Il tema comune appare quello del pellegrinaggio (‘ascensione’) alla Città santa e al suo tempio. Il tono generale è caratterizzato da un senso di attesa, di amore per Gerusalemme, il monte Sion, la ‘casa dove Dio dimora’. Gerusalemme è la meta da raggiungere e conquistare, nella quale trovare pace e gioia dopo i dolori dell’esilio. Si coglie il senso di precarietà del presente di fronte alla stabilità dell’assoluto e dell’eterno.
- A livello di segni questi cantici delle ascensioni hanno una forte valenza profetica ed escatologica. Al valore del richiamo storico si aggiunge, infatti, il senso commemorativo pasquale. La via della salvezza aperta, per noi, dall’incontro con il Risorto.
Il Salmo ci invita a ripetere: “… non si inorgoglisce il mio cuore … io sono tranquillo e sereno … come un bimbo svezzato in braccio a sua madre…”.
RIT: Tienimi vicino a te, Signore, nella pace.
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l’anima mia. (Sal 131/130)
Abbiamo bisogno di andare verso la casa del Signore invocando la pace perché viviamo terribili tempi di guerra.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera, vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S.
Vi ricordo le Sante Messe di martedì prossimo 7-11-23, in ricordo dei nostri defunti, e di martedì 5-12-23 con gli auguri di Natale. Le Messe si celebreranno presso la Chiesa del Santo Sudario alle ore 18,00.
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/