Domenica 19-11-23 – XXXIII Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
per le letture di questa Domenica 19-11-23 – XXXIII del Tempo Ordinario A – non è facile identificare un filo conduttore. Don Giuseppe ci suggerisce di trovarlo nella prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi: “quel giorno”, a quali condizioni non deve spaventarci?
La prima lettura è tratta dal libro dei Proverbi. Sono cinque i libri dell’AT chiamati “sapienziali”: Giobbe, Proverbi, Qoèlet (o Ecclesiaste), Siracide (o Ecclesiastico) e Sapienza. A questi libri vengono tradizionalmente aggiunti i Salmi e il Cantico dei Cantici.
In tutto l’antico Oriente come in Egitto e in Mesopotamia fin dall’epoca dei Sumeri, si trovano raccolte di proverbi e scritti circa la sofferenza del tipo del libro di Giobbe. Anche nella tradizione Assira e nella terra di Canaan si trovano scritti di carattere sapienziale. Possiamo dire che si tratta di una “sapienza” con valenza internazionale, che non si caratterizza per una specifica carica religiosa, ma ha una veste prevalentemente profana. Questi scritti cercano, infatti, di spiegare il destino degli uomini, non attraverso una filosofia sul tipo di quella greca, ma facendo riferimento all’esperienza. Il tema è un vivere ordinato e una ricerca della felicità attraverso comportamenti corretti e giusti.
Proprio il Libro dei Proverbi contiene anche le parole di due personaggi, Agur e di Lemuèl, originari di Massa, tribù dell’Arabia settentrionale. Anche se i nomi non sono reali testimoniano, però, la stima attribuita alla sapienza straniera.
Nel prologo al Libro dei Proverbi la sapienza divina parla come una persona, essa è creata in Dio dall’eternità (Pr 8,22-31) e opera con lui nella creazione. Questa sapienza, originata in Dio, diventa una persona preparando la rivelazione cristiana delle persone divine. Possiamo pensare al “Logos” giovanneo.
Per queste sue caratteristiche, di raccolta di raccolte di detti, il libro dei Proverbi, è nelle sue parti più antiche attribuito a Salomone, altre erano certamente già antiche quando all’epoca di Ezechia furono raccolte intorno all’anno 700 a.C.
Il brano di questa domenica conclude proprio il Libro dei Proverbi e viene subito dopo le parole di Lemuèl. Si tratta di un poema di lode alfabetico che descrive la donna saggia, la perfetta padrona di casa: “Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani / e le sue opere la lodino alle porte della città. (Pr 31,31).
Permettetemi di citare un altro precedente brano dal libro dei Proverbi che mi è caro: “… e tu trova gioia nella donna della tua giovinezza: / cerva amabile, gazzella graziosa, i suoi seni ti inebrino sempre, / sii sempre invaghito del suo amore!” (Pr 5,18-19)
Proseguendo nelle Letture di oggi Don Giuseppe ci invita a prendere commiato dalla prima Lettera ai Tessalonicesi: “con una parola ripetuta: quel giorno, il giorno del Signore “verrà come un ladro” e sarà un incontro improvviso con il Signore. E’ spontanea dunque la conclusione: “non dormiamo… ma vigiliamo”, con un richiamo alla sobrietà. Ancora un discorso di diligenza nell’ammaestrare le qualità che il Signore ci ha dato lo troviamo nella parabola riportata da Matteo: al momento del giudizio non sarà possibile portare spiegazioni che scusino la nostra negligenza.”
Il Salmo ci mostra l’ingresso del salmista nella tanto desiderata Gerusalemme dopo il periodo dell’esilio. Questa gioia ha risvegliato nel suo cuore queste aspirazioni, questi sogni dei giusti e dei retti di cuore. Sentiamo nostri questi desideri del salmista che si fondano sul timore di Dio e sul camminare nelle sue vie. E’ un Salmo pieno di dolcezza che invoca la benedizione del Signore.
RIT: Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! (Sal 128/127)
Il Salmo, seppur breve, non è riportato tutto. L’ultimo versetto, infatti, invoca: “Pace su Israele!” (Sal 128,6) Questa invocazione, questa supplica è, oggi, al centro delle nostre preghiere.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera per la pace, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Ricordo la Santa Messa di martedì 5 dicembre 2023 alle ore 18,00 presso la Chiesa del Santo Sudario (Via San Domenica angolo Via Piave). Dopo la Santa Messa avremo un momento di incontro fraterno per scambiarci gli auguri per il Santo Natale.
Settimanale AMCOR
19 – 11 – 2023 : XXXIII dom. A
Noi non apparteniamo alla notte né alle tenebre
Letture: Prv 31, 10-13.19-20.30-31; 1Ts 5, 1-6; Mt 25, 14-30 – Oggi è un po’ difficile vedere un rimando dalla prima lettura (dell’Antico Testamento, dal libro dei Proverbi) alla parabola evangelica (secondo Matteo). Forse è a partire dalla seconda lettura che possiamo trovare un filo conduttore (prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi): “quel giorno” come ci troverà, a quali condizioni non deve spaventarci?
Qualche insegnamento dalle letture – E’ bello l’elogio della donna saggia presente nel nostro brano dei Proverbi: soprattutto il suo impegno nella guida del ménage familiare, condotto con abilità e con affetto (“in lei confida il cuore del marito”), e il suo cuore generoso verso il povero. Prendiamo commiato dalla prima Lettera ai Tessalonicesi con una parola ripetuta: quel giorno, il giorno del Signore “verrà come un ladro” e sarà un incontro improvviso con il Signore. E’ spontanea dunque la conclusione: “non dormiamo… ma vigiliamo”, con un richiamo alla sobrietà. Ancora un discorso di diligenza nell’ammaestrare le qualità che il Signore ci ha dato lo troviamo nella parabola riportata da Matteo: al momento del giudizio non sarà possibile portare spiegazioni che scusino la nostra negligenza
Sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto – Veramente la scusa del servo pigro diceva: “Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento”. Si vede che la paura è una scusa, per giustificare il disinteresse e la pigrizia. In realtà non c’è nessuna benevolenza verso il padrone: sa solo accusarlo e queste accuse gli servono per autogiustificarsi. Se trasferiamo questo esempio al campo del comportamento degli uomini nei riguardi di Dio, vi scopriamo la descrizione di un Dio che non è molto tenero verso gli uomini, ma questi sono i limiti della parabola, che ha sempre bisogno dei toni forti: Dio è infinitamente più buono di quanto ci farebbe capire questo esempio (infatti i premi che dà ai servi fedeli sono enormi). Ma qui il narratore (Gesù, e poi l’evangelista) vuole inculcare l’insegnamento fondamentale: con Dio non si scherza e chi si permette di prenderlo in giro si condanna alla rovina.
Intanto noi raccogliamo insegnamenti di grande praticità:
Dio dà a tutti i talenti che la sua amorosa provvidenza ritiene adeguati e buoni per ognuno;
Tutti devono rispondere a questi doni di Dio con l’impegno di una corrispondenza diligente, che sia risposta d’amore all’amorosa provvidenza del Padre;
All’impegno della nostra risposta corrisponde l’approvazione o disapprovazione del Padre.
A questo punto dobbiamo però ritornare all’insegnamento biblico nella sua pienezza organica, raccogliendo anche solo l’insegnamento delle prime letture.
Dalla moglie e madre sapiente risaliamo alla bontà tenera infinita di Dio che provvede con diligente affetto quanto è necessario alle nostre famiglie, al cammino di ognuno dei loro figli.
Dal Signore dei tempi e dell’eternità impareremo a non riporre in altri o altro la nostra fiducia, perché è lui solo garanzia e protezione da tutte le sorprese e pene della vita. “Vigiliamo e siamo sobri” è l’avvertimento a mantenere la libertà della scelta dell’unico orientamento che porti a Dio, a costo di gravi scelte.
Il “subito” della corsa di colui che aveva ricevuto di più e ciononostante non vuole sciupare nessuna delle possibilità che gli sono offerte ci richiamo lo slancio dell’impegno di chi, già ricco dei privilegi dell’amore divino, si sente spinto a sfruttare tutte le possibilità per corrispondere alle attese di Dio. Certo questa decisione può scoccare in momenti diversi (e dopo inizi fallimentari); importante è la decisione della risposta quando il Signore si è fatto sentire in modo determinante – che è stato diverso per Pietro e per Giovanni, per Agostino e per Bonaventura… Dio è Signore anche dei tempi; un tempo che non è mai tardivo.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/