Domenica 26-11-23 – XXXIV Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
questa Domenica 26-11-2023, XXXIV Anno A del Tempo Ordinario, è dedicata alla Solennità di Cristo Re e vuole riassumere e celebrare il mistero di Gesù, il re pastore.
Questa Solennità fu istituita da Pio XI l’ 11 dicembre del 1925 con l’Enciclica ‘Quas Primas’. Il tema era già stato posto all’attenzione di Papa Leone XIII alla fine dell’ottocento. Dopo il Concilio, con la promulgazione il 3 aprile 1969 da parte di Paolo VI del ‘Missale Romanum’ riformato, questa Solennità viene collocata nell’ultima domenica dell’anno liturgico, prima delle domeniche di Avvento.
Il significato di questa Solennità va, a mio giudizio, storicamente visto anche nell’affermazione della regalità di Cristo che rende in tal modo relativi e subordinati tutti i poteri dei regimi politici che pretendevano di essere assoluti.
Le letture di questa domenica richiamano la figura di Dio come buon pastore (Ezechiele), la figura di Gesù figlio che raggiunge il culmine della sua dignità con la vittoria sulla morte (San Paolo) e, infine, l’affermazione di Gesù come re che giudica secondo il criterio: “tutto quanto avete fatto a uno solo di questi piccoli l’avete fatto a me” (Matteo).
Ezechiele esercitò la sua attività sacerdotale e profetica tra gli esiliati di Babilonia secondo le indicazioni da lui stesso fornite ossia tra il 593 e il 571 a.C.. Il libro di Ezechiele possiamo considerarlo diviso in quattro parti.
Dopo una introduzione dove il profeta riceve il suo mandato da Dio (Ez 1-3), abbiamo una prima parte (Ez 4-24) che include forti rimproveri e minacce agli israeliti prima dell’assedio di Gerusalemme (Ezechiele per visioni immagina la sua presenza a Gerusalemme prima dell’esilio babilonese). La seconda parte (Ez 25-32) comprende oracoli e maledizioni contro i complici della nazione infedele.
Nella parte terza (Ez 33-39), dalla quale è tratto il brano di oggi, il profeta consola il suo popolo prefigurando un avvenire migliore. Nell’ultima parte (Ez 40-48) prevede la nuova organizzazione politica e religiosa del popolo eletto.
Ezechiele annuncia che il futuro Davide non sarà più un re guerriero ma sarà un pastore del suo popolo (Ez 34-23). In questa dimensione, che unisce lo spirito profetico e quello sacerdotale, Ezechiele si fa promotore di un rinnovamento interiore, “un cuore nuovo e uno spirito nuovo” (Ez 18,31).
Il Salmo, che si pone in continuità con il testo di Ezechiele (Ez 34), presenta il povero del Signore che si rivolge riconoscente a Dio visto come buon pastore e nella mensa ospitale del Padre. La Chiesa si riconosce in questo salmo che richiama il tema del battesimo (le acque), della cresima (l’olio) e dell’eucaristia (la mensa).
RIT: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. (Sal.23 / 22)
Rivolgiamoci anche noi al Signore, nostro pastore. Rivolgiamoci per affidare a lui il nostro desiderio di pace, perché faccia sentire la sua presenza al fianco di chi oggi è disperato, nell’angoscia.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo:
– la Santa Messa di martedì 5 dicembre (ore 18,00 presso la Chiesa del Santo Sudario) al termine della quale ci scambieremo fraternamente gli auguri per il prossimo Natale.
– Ricordo, inoltre, che sabato 9 marzo alle 15,30 (presso la Chiesa del Santo Sudario) terremo la nostra Assemblea annuale (approvazione rendiconto finanziario e indicazioni per il futuro della nostra associazione). Quest’anno dovremo anche rinnovare il nostro Consiglio Direttivo che viene a normale scadenza.
– Confermo gli Esercizi Spirituali per il 17-18-19 maggio a Susa, Villa San Pietro. Gli Esercizi saranno tenuti da Don Priotto di ritorno da Gerusalemme.
Settimanale AMCOR
26 – 11 – 2023 : [XXXIV dom – A]. CRISTO RE
Andrò in cerca della pecora perduta
Letture: Ez 34, 11-12.15-17; 1Co 15, 20-26.28; Mt 25, 31-46 – La festa solenne di oggi vorrebbe riassumere e celebrare il mistero di Gesù nella sua pienezza. Ezechiele presenta Dio come buon pastore e noi vi ritroviamo l’anticipo delle parole che Gesù applica a sè stesso; San Paolo ci parla di Gesù Figlio, che raggiunge il culmine della funzione e dignità di re con la sua vittoria sulla morte; Gesù stesso, nella parabola trasmessa da Matteo, si presenta come re che giudica tutti i popoli di tutti i tempi, distinguendo i buoni dai cattivi secondo il criterio “tutto quanto avete fatto a uno solo di questi piccoli l’avete fatto a me”.
Qualche insegnamento dalle letture – Il Signore ci aiuti a trovare le cose giuste, nella immensa ricchezza che ci viene incontro oggi, e a dirle in modo giusto. Ci sono molti pastori che praticano il loro mestiere, ma il modo con cui il Padre e il Figlio suo Gesù lo svolgono è unico.
La Scrittura lo indica col tono della diligente dolcezza, che si dimostra soprattutto nei riguardi della pecora più bisognosa: dispersa e smarrita, affamata, stanca, ferita, ammalata. Fin dall’antichità la figura del pastore del suo popolo era applicata al re e la Bibbia se ne serve volentieri.
San Paolo ricorre in altro modo alla figura del re, primizia della creazione. Nell’esercizio di questa qualità somma, Gesù re riporta vittoria anche sull’ultimo nemico, la morte. In questo trionfo della sua umanità si realizza appieno il piano di salvezza del Padre.
Il momento della grande celebrazione della regalità del Figlio giungerà quando tutta l’umanità sarà raccolta a rispondere del modo come ha accolto questa regalità: nel grande giudizio apparirà il mistero ineffabile della identificazione che il giudice-re proclamerà tra la vicenda degli uomini, soprattutto i suoi fratelli più piccoli, e la sua stessa vicenda: egli si identifica in modo addirittura preferenziale con i più bisognosi di aiuto e di amore.
L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte – Chi sono i protagonisti del discorso di oggi, della festa di oggi? L’intuizione che ha guidato l’istituzione di questa festa (avvenuta non molto tempo fa) è frutto del desiderio di trovare una formula che richiami un po’, riassumendo, i mille aspetti proposti dall’anno liturgico, tutto-sempre proteso a farci partecipi, almeno lontanamente consapevoli, del mistero del Dio amore, che crea, che guida, che salva. Poiché la nostra storia è la storia di Gesù che salva, di Gesù intermediario del mistero divino, è soltanto guardando a lui che si cerca di trovare qualche suggerimento. Pochi secoli fa la festa del Sacro Cuore di Gesù rappresentò un tentativo efficace di avvicinare quel mistero inesauribile alla nostra sensibilità. Un secolo fa venne proposta la contemplazione dell’esercizio regale della funzione messianica di Gesù. Certo questo titolo non sembra molto adatto a rispondere al nostro bisogno di affetto, ma l’unione delle due figure – re e pastore – porta la precisazione necessaria, assieme alla vittoria sulla morte e a ogni forza del male e, in misura eccelsa, al suo identificarsi col “fratello più piccolo”.
Non c’è bisogno di fare grandi ricerche, nella Sacra Scrittura, per trovare l’attribuzione della dignità e del potere regale a Gesù. Oggi di questa dignità-potere non abbiamo più molta esperienza dall’organizzazione dei popoli: i re e le regine sono pochi e, almeno in Occidente, le monarchie costituzionali limitano notevolmente le funzioni regali. Per Gesù, se vogliamo cercare dei limiti, dobbiamo affacciarci con tanta umiltà al mistero della SS. Trinità, al mistero della divinità-umanità di Gesù, che ci viene incontro nella seconda lettura di oggi: “Quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa”. Proprio questo forse ci aiuta di più: è per i limiti della sua divina umanità che Gesù ha potuto soffrire per noi, darci veramente tutto sé stesso al punto di perdere la vita. Ed è in questo aspetto di umanità divina che il limite diventa il mezzo attraverso il quale egli esercita la sua misericordiosa comprensione. Non potremo mai dire che Egli non ci comprende: è proprio nella sua regalità che si esercita la più dolce capacità e volontà di dono.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/