Domenica 31-12-23 – Santa Famiglia – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
nelle letture di questa domenica 31.12.2023, ultimo giorno dell’anno, incontriamo la figura di Abramo e quella della Santa Famiglia che va al tempio per presentare il bambino (Gesù) al Signore.
Il libro della Genesi possiamo dividerlo in due grandi sezioni. La prima (capitoli 1-11) che riguarda le origini del mondo e dell’umanità, dalla creazione al diluvio. La seconda (capitoli 12-50) ci riporta la storia dei Patriarchi, con il ciclo di Abramo e quello di Isacco e Giacobbe nonchè la storia di Giuseppe.
Il brano della Genesi che oggi è proposto dalla liturgia ci presenta la figura di Abramo la cui fede è messa alla prova in un contesto di complesse vicende belliche e le promesse sembrano tardare a realizzarsi. Queste promesse, allora, vengono rese solide da una alleanza rinnovata con Dio: “Non temere, Abram, io sono il tuo scudo. (Gn 15,1). Abramo “credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.” (Gn 15,6)
Don Giuseppe ci ricorda anche che: “Abramo dovette implorare a lungo dal Signore quel figlio desideratissimo e poi fu messo di fronte al terribile dilemma: o conservare il figlio dicendo di no alla richiesta di Dio oppure rinunciare al figlio, offrendolo in sacrificio. Egli si fidò di Dio e della sua onnipotenza misericordiosa.”
Nel Nuovo Testamento Abramo è il più ricordato dei Patriarchi in particolare per dimostrare che le promesse a lui fatte si realizzano in Gesù e nella Chiesa (Lc 1, 55-73; Mt 1,1) e nel considerarlo padre di tutti i credenti (Rom 9,7 ss; Gal 3,6-9).
Paolo, nel brano di oggi della lettera agli Ebrei, ci dice: “Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco… Dio è capace di far risorgere anche dai morti”
Possiamo dire che la fede di Abramo, professata in una situazione drammatica, può rappresentare una prefigurazione della fede dei credenti in Cristo morto e poi risorto dai morti.
Il brano del Vangelo di Luca, relativo alla presentazione del bambino al Tempio, riporta le parole di Simeone che, con il bambino tra le braccia, dice: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,…” (Lc 2,29).
Sono le parole che vorrei poter dire anche io nel momento supremo nel quale la vita si compie, il mistero si manifesta.
Il Salmo che ci propone la liturgia di oggi trasmette un invito a noi particolarmente caro: “Cercate il Signore e la sua potenza, / ricercate sempre il suo volto.” (Sal 105,4)
Il volto della Sindone è sempre davanti ai nostri occhi con i segni della sofferenza e della morte, ma anche come attesa di resurrezione e di vita.
RIT: Il Signore è fedele al suo patto.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. Sal 105 (104)
Cerchiamo, dunque, il volto del Signore e non stanchiamoci di chiedere la sua protezione, il suo “scudo” nel faticoso cammino della vita. Ricordiamoci di cantare “le meraviglie che ha compiuto, / i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca” anche quando siamo nel silenzio e nel buio.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio gli auguri più cari per il prossimo anno 2024, che sia un anno di pace sotto la protezione del Signore.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
31.12.23 – Santa Famiglia
Egli credette al Signore che glielo accreditò come giustizia
Letture: Gn 15, 1-6; 21, 1-3 – Eb 11, 8.11-12,17-19 – Lc 2, 22-40 – La Bibbia è un seguito di storie di famiglie. La prima Lettura, oggi (dalla Genesi), ci presenta alcune vicende della famiglia del grande patriarca Abramo. La Lettera agli Ebrei ritorna ancora su Abramo, che non rifiuta a Dio il suo unico figlio, mentre il Vangelo di Luca narra la presentazione del bambino Gesù al tempio di Gerusalemme e raccoglie la profezia del vecchio Simeone riguardante il futuro di Gesù e della sua mamma.
Qualche insegnamento dalle letture – L’attenzione delle Letture nel nostro anno B sembra arrivare tardi alla vicenda di Gesù, dando maggior attenzione alla vicenda di Abramo e alle difficoltà che egli dovette sostenere per suo figlio Isacco (libro della Genesi e lettera agli Ebrei). Abramo dovette implorare a lungo dal Signore quel figlio desideratissimo e poi fu messo di fronte al terribile dilemma: o conservare il figlio dicendo di no alla richiesta di Dio oppure rinunciare al figlio, offrendolo in sacrificio. Egli si fidò di Dio e della sua onnipotenza misericordiosa: riteneva che “Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe”. E così fu ricomposta la famiglia. Nel vangelo di Luca da Abramo si passa a Gesù, che vediamo in braccio ai suoi ‘genitori’ alle soglie del tempio di Gerusalemme. Primogenito di quella piccola famiglia, Gesù viene offerto e riscattato. Si direbbe che tutto è andato senza difficoltà e sofferenze, se non arrivassero due umilissimi ma autorevoli messaggeri di Dio stesso: il profeta Simeone e la commovente vecchia Anna. Simeone saluta Gesù come “salvezza del popolo Israele”. Ed è il momento in cui l’orizzonte si allarga all’infinito: da una piccola famiglia a un popolo e all’intera umanità: una Famiglia, quella di Gesù, al servizio dell’umanità.
Segno di contraddizione… e anche a te una spada trafiggerà l’anima. Che senso ha fare a una povera, semplice mamma una dichiarazione del genere? Il figlio che porta in braccio serve solo per motivo di contestazione? E lei che cosa può farsene di una maternità che inizia in questa prospettiva? Nessuno, dei protagonisti, dice niente, solo altri, e non a nome proprio ma addirittura di Dio stesso. Che cosa vuole allora Dio da questa famiglia? Tutto il discorso ritorna a Dio, perché qui la sofferenza è solo totalmente gratuita: povera, semplice, santa gente, da tutte e due le parti, e il destino è determinato da Dio. Si avverte che sarà fecondo (il bambino porta la salvezza di Dio, per tutti i popoli, a gloria del popolo d’Israele), ma a quale prezzo!
Il seguito di questa scena sembra dimenticare quell’intermezzo e prende tinte d’incanto domestico: il bambino – il vero protagonista, anche se muto all’inizio – “cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. Fra pochi versetti lo stesso Luca, che parla qui, ci mostra Gesù al termine della scena con i maestri nel tempio e dice che a Nazaret “stava loro sottomesso” (a Maria e Giuseppe) e che “cresceva in sapienza età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Quanto mistero in questa mescolanza di aspetti umani e sovrumani! Nella famiglia di Gesù questo mistero ha toccato il punto massimo, ma penso che sia parzialmente partecipato in tutte le famiglie: ovunque prima viene il diritto di Dio e poi quello che riteniamo essere il diritto di tutti i componenti. Importante è però mantenere l’attenzione al primato di Dio, da cui proviene il destino dei figli. Ancora nel nostro racconto si dice che “sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. In questo modo Maria, la mamma, era veramente l’anima della famiglia. All’inizio ella aveva detto: “sia fatto a me/da me secondo la tua parola” e questa continuò a essere la parola della sua vita, che lei tradusse in attenzione amorosa, nella rinuncia a tutti i suoi affetti e desideri personali. Divenne così l’anima dell’amore della sua Famiglia e ogni giorno crebbe l’affetto che dona, nel silenzio, nell’operosità, nella gioia profonda.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/