Domenica 21-1-2024 -III Tempo Ordinario B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 21-1-24 sono legate dal filo conduttore del “tempo” di Dio e della sua chiamata.
La prima lettura è tratta dal libro del profeta Giona. Questo libro è attribuito a un Giona (in ebraico “colomba”) che dice di essere figlio di Amittài. Il richiamo è riferito a un versetto dell’ AT (2Re 14,25) che qualifica un Giona, figlio di Amittài, come profeta al tempo di re Geroboamo II che regnò dal 783 al 743 a.C..
Non può certo essere così antica la data di composizione del libro di Giona.
Si tratta dell’utilizzo, fatto in epoca successiva, di un nome già noto (‘pseudonimia’), modalità usata in varie occasioni (pensiamo all’ Isaia storico e poi al secondo e terzo Isaia vissuti a distanza di circa duecento anni).
E’ opportuno ricordare che Ninive divenne la capitale del regno assiro durante il periodo di Sennacherib (704 – 681 a.C.) e che fu poi ulteriormente ampliata nel periodo successivo. La città di Ninive fu distrutta nel 612 a.C. dai Medi e dai Caldei che posero anche fine al regno Assiro.
In questo libro di Giona Ninive non è più che un lontano ricordo, avvolto nella leggenda. Giona non riferisce nemmeno il nome del re assiro che si sarebbe convertito.
Considerato che una conversione di Ninive e del suo re avrebbe lasciato una significativa traccia nella storia e che la lingua è abbastanza tarda, il maggiore consenso situa la scrittura di questo libro di Giona a dopo il ritorno dall’esilio (editto di Ciro 538 a.C.). Si deve considerare, inoltre, che le idee di umanesimo e universalismo (come la conversione e il perdono di Dio su un popolo e una grande città non israelita) sono difficilmente immaginabili nel periodo pre-esilico, ed anche in quello immediatamente post-esilico perchè più concentrati sul particolarismo identitario di Israele (si pensi a Esdra e Neemia e alle leggi a tutela della ebraicità del popolo).
In relazione a quanto abbiamo detto prima, insieme a ulteriori considerazioni legate ad altri testi biblici (v. Siracide 49,10 che cita le ossa dei 12 profeti databile intorno al 180 a.C.) e ad aspetti linguistici, è ragionevole porre la data di composizione del libro di Giona tra il III e IV secolo a.C.
Il brano di oggi riporta la seconda chiamata di Giona da parte di Dio. Dopo la prima chiamata di Dio Giona era scappato verso Tarsis (probabilmente la città fenice Tartesso sulla costa spagnola), in direzione opposta a quella di Ninive (non voleva andare a Ninive per paura o perché la voleva condannata da Dio). Era poi stato buttato nel mare in tempesta, inghiottito e poi vomitato dopo tre giorni da un pesce mostruoso. Adesso Giona ubbidisce alla seconda chiamata di Dio e Ninive si converte e viene perdonata dalla misericordia divina.
Questo breve libro differisce dagli altri libri profetici in quanto è solo un racconto. Esso predica un aperto universalismo che risulta molto vicino al Nuovo Testamento: Dio non è solo il Dio dei Giudei, ma anche dei pagani. L’evangelista Matteo vedrà in Giona, chiuso per tre giorni nel ventre del mostro marino, l’immagine di Cristo che “resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.” (Mt 12,40)
Circa le altre letture, per il cui commento vi rimando a Don Giuseppe, richiamo la vostra attenzione sulla qualifica del “tempo” nei brani di S. Paolo e dell’evangelista Marco.
Paolo afferma che: “il tempo si è fatto breve” (1Cor 7,29) e Matteo riporta l’affermazione di Gesù: “Il tempo è compiuto” (Mc 1,15). In entrambi i casi il termine greco utilizzato è “kairòs”. Dentro il tempo lineare degli uomini (il “kronos” greco) si inserisce nella visione cristiana, per iniziativa divina, un tempo di Dio. E’ il tempo della chiamata, della intuizione profonda, dell’attesa.
Il Salmo ha le caratteristiche della preghiera penitenziale. Il salmista non presenta tanto singoli peccati, quanto la sua condizione di peccatore. Egli non trova in se stesso i motivi del perdono, ma soltanto nella misericordia di Dio.
RIT: Fammi conoscere, Signore, le tue vie.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. Sal. 25 (24)
Poco più avanti il salmista dice: “Il peccato della mia giovinezza / e le mie ribellioni, non le ricordare: / ricordati di me nella tua misericordia, / per la tua bontà, Signore. (Sal 25,7). Chiediamo anche noi al Signore che perdoni le nostre ribellioni, che rafforzi la nostra fede, che ci guardi con misericordia.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera per la pace, vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S.
– Vi ricordo la Santa Messa del primo martedì di febbraio (6/2/2024) presso la Chiesa del Santo Sudario (Via Piave angolo Via San Domenico) alle ore 18,00.
– Vi ricordo anche l’assemblea dei soci Amcor che si terrà sabato 9 marzo alle ore 15,30 presso la Chiesa del S. Sudario. Seguirà, alle ore 18,00, la S. Messa.
Settimanale AMCOR
21.1.2024 –III Dom. T. Ord.
Il tempo si è fatto breve… vivano se non…
Passa la figura di questo mondo
Letture: Gio 3, 1-5.10; 1 Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20 – Il profeta Giona, che ha già avuto le sue vicende, si decide ad ubbidire al Signore ed andare a predicare a Ninive, la città odiata, il richiamo alla penitenza. San Paolo inizia, con i cristiani di Corinto, l’insegnamento sul valore del matrimonio come se fosse solo una finta (perché “passa la figura di questo mondo”). Gesù, nel racconto di Marco, inizia in modo molto deciso la sua predicazione (“il tempo è compiuto… convertitevi e credete”) e sceglie, con successo, due coppie di fratelli che lasciano tutto per seguirlo.
Qualche insegnamento dalle letture – Il brano scelto oggi dal libro di Giona parla solo dell’efficacia della conversione: gli abitanti della grande città demoniaca, che Giona vorrebbe vedere distrutta e comunque anche noi non penseremmo capaci di cambiar vita, ascoltano, si umiliano, si convertono e vengono risparmiati dall’ira divina. Non importa come procederà il racconto (la stizza di Giona), perché il primo obiettivo è raggiunto: la dimostrazione che non c’è situazione di male umano, sulla terra, che non possa essere ricuperata accettando l’invito accorato di Dio a cambiare vita. San Paolo scrive ai cristiani di Corinto, discordi sul comportamento che i neo convertiti devono tenere nei confronti del matrimonio: il matrimonio è lecito – risponde – e deve essere vissuto alla stregua delle realtà terrene. L’apostolo sa benissimo che il matrimonio è una cosa umanissima, desiderabile, necessaria. Nella scala dei valori ha però un posto ben definito, che non può essere ignorato o mutato: non appartiene agli assoluti, anche se è creato in funzione dell’assoluto. La vita umana ha una vocazione in prospettiva di assoluto, ma nel suo cammino essa incontra valori non assoluti, anche se desiderabilissimi, come il matrimonio. Egli non sviluppa, ma non contraddice, a una valutazione di funzione assoluta del matrimonio, ma all’interno di una economia in cui un aspetto importante è relativo. Per questo motivo ci può essere la chiamata a una rinuncia al matrimonio tra coloro che rispondono positivamente alla chiamata al discepolato.
Convertitevi e credete al vangelo – La tematica generale della predicazione di Gesù è riportata da Marco con un invito alla conversione e a credere al vangelo. E per evitare atteggiamenti tergiversanti risuona l’avvertimento: “il tempo è compiuto”. Vien da pensare subito al tempo messianico, in cui Dio viene ad affermare il valor assoluto della sua regalità al di sopra di ogni potere concorde o discorde della nostra storia. Certo l’ingresso di Gesù ha dato un senso e un valore diverso a ogni realtà terrestre. Ma chi si aspettava capovolgimenti esterni non poté che essere deluso. Eppure i segni anche sterni c’erano, fin dall’inizio. Tra di essi, gran posto tennero le adesioni di tanti uomini e donne, a cominciare dai Dodici, dagli Apostoli. Che due coppie di fratelli, che il nostro racconto non descrive come preparati, si sentano spinti a lasciare lavoro, affari e anche famiglia non è un fatto di logica normale. Forse non avrà destato grande scalpore, anche perché all’aggiungersi di altre chiamate, sempre con successo, incominciarono le polemiche contro quel preteso maestro, ma il significato fondamentale rimane. Erano povera gente, con poca istruzione, poco coraggio, pochi soldi, all’inizio non furono esemplarmente fedeli a Gesù, ma alla loro vita seppero tutti rinunciare e divennero così, secondo la promessa di Gesù, “pescatori di uomini”. E non rimasero isolati, perché la storia ci attesta la vicenda di tanti e tante testimoni che hanno saputo offrire la vita per Lui. Anche oggi questo segno non è estinto. E la chiamata continua a risuonare in vario modo nella vita di donne e uomini che con maggiore o minore consapevolezza ripetono quella scelta fondamentale.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/