Domenica 4-2-2024 -V Tempo Ordinario B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
Le letture di questa domenica 4-2-24 richiamano vari temi: l’angoscia dell’uomo di fronte al male e la sapienza di Dio (Giobbe), l’annuncio gratuito del Vangelo da parte di Paolo (1’ Corinti) e l’attività di annuncio e di servizio agli altri di Gesù (Marco).
Il libro di Giobbe, da cui è tratto il primo brano delle letture di oggi, è incluso nella Bibbia tra i sette libri “sapienziali”: Proverbi, Giobbe, Qohelet (o Ecclesiaste), Siracide (o Ecclesiastico), Sapienza, Salmi, Cantico dei Cantici.
In realtà solo i primi cinque possono essere propriamente detti sapienziali. Il Cantico, infatti, è una raccolta di canti d’amore e il libro dei Salmi è composto da varie preghiere di diverso genere letterario. La data di composizione del libro di Giobbe è stimabile, senza certezze assolute, intorno all’inizio del V sec. a.C..
Possiamo ricordare che il tema della sapienza nella Bibbia si è sviluppato in vicinanza delle più antiche civiltà dell’oriente antico soprattutto in Egitto e in Mesopotamia. Lo stesso Giobbe non è un israelita, ma viveva nella “terra di Us” (Gb 1,1), forse a sud di Edom regione degli Idumei. Dice il libro che Giobbe “era il più grande tra tutti i figli d’oriente” (Gb 1,3), terra che include i paesi a est della Palestina fino all’Arabia.
E’ interessante notare come il tema biblico della sapienza si distingua dalle altre forme letterarie prevalenti nell’AT quali leggi, testi cultuali, narrazioni storiche e oracoli profetici.
Nei libri sapienziali l’attenzione non va tanto sul popolo d’Israele quanto piuttosto sull’individuo. L’attenzione non va neppure sui temi della storia della salvezza e sul tema fondamentale dell’alleanza, ma piuttosto sulle vicende quotidiane della vita umana, anche drammatiche, e sull’autorità della parola di Dio, sulla sapienza di Dio.
Nel libro di Giobbe, “uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male” (Gb 2,3), Dio accetta che Satana, governatore della terra, per saggiarne la fede, lo privi successivamente dei beni terreni, della famiglia e della salute.
Giobbe, che si sente uomo giusto, si ribella a questo agire di Dio. Giobbe chiama in causa Dio quasi fosse in un tribunale. Intervengono tre amici di Giobbe e poi un quarto personaggio per cercare di convincere Giobbe stesso di essere lui la causa del suo male per colpa dei peccati commessi e di cui non si vuole riconoscere colpevole
Il brano di oggi è tratto dalla risposta di Giobbe al suo primo amico Elifaz.
La convinzione di quel momento storico era che vi fosse un legame stretto tra sofferenza e peccato personale. Giobbe invece si ribella, parla della sua innocenza, della sua angoscia, della sua sofferenza insensata, dell’abbandono di Dio che pure continua a considerare buono.
Il discorso prosegue sullo stesso tono con gli altri amici Bildad, Sofar e infine Eliu. Quest’ultimo aggiunge il dolore come prevenzione di colpe più gravi nel futuro e per guarire il peccato d’orgoglio. Tutti cercano di convincere Giobbe, secondo la visione tradizionale, a confessare e pentirsi dei propri peccati.
Dio, “in mezzo all’uragano” (Gb 38,1) interrompe bruscamente Eliu per rivelare la trascendenza del suo essere e imporre a Giobbe il silenzio.
Dio dice: “Chi è mai costui che oscura il mio piano / con discorsi da ignorante?” (Gb 38,2) … “Ti sono state svelate le porte della morte / e hai visto le porte dell’ombra tenebrosa ? (Gb 38,17) … “Conosci tu le leggi del cielo / o ne applichi le norme sulla terra? (Gb 38,33)
Giobbe allora afferma rivolto a Dio: “Compendo che Tu puoi tutto / e che nessun progetto per te è impossibile. “ (Gb 42,2) … “Io ti conoscevo solo per sentito dire, / ma ora i miei occhi ti hanno veduto. / Perciò mi ricredo e mi pento / sopra polvere e cenere.” (Gb 42, 5-6)
Vedere Dio significa coglierne il mistero, chinarsi dinnanzi alla sua onnipotenza. Dio è la sapienza e per l’uomo la sapienza è il timore di Dio.
Alla fine del libro Dio disse a Elifaz: “La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. (Gb 42,7). Dio ristabilì poi la fortuna di Giobbe e il libro si conclude: “Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.” (Gb 42,17)
Giobbe non sapeva che i suoi mali provenivano da Satana e non da Dio e che erano una prova della sua fedeltà. Il messaggio è che l’uomo deve persistere nella fede. Sarà la visione cristiana che vedrà la retribuzione nell’al di là e a evidenziare il valore della sofferenza degli uomini unita a quella di Cristo.
Il Salmo ci fornisce indicazioni sulla sua data di nascita quando dice: “Il Signore ricostruisce Gerusalemme, / raduna i dispersi di Israele.” Il salmo si rivolge poi a noi invitandoci a lodare Dio perché “Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite.” Riprendendo infine il messaggio del libro di Giobbe il Salmo ci dice: “la sua sapienza non si può calcolare.“
RIT: Risanaci, Signore, Dio della vita.
È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi. Sal. 147 (146-147)
“Il Signore sostiene i poveri”. Ed io mi sento povero, povero anche di fede. Come Giobbe ho bisogno di “vedere” Dio per convertirmi, per vivere nel suo “timore”.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia, e tutto il Consiglio, uniti fortemente nella preghiera per la pace, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S.
-Vi ricordo la Santa Messa del primo martedì di febbraio (6/2/2024) presso la Chiesa del Santo Sudario (Via Piave angolo Via San Domenico) alle ore 18,00.
-Vi ricordo anche l’assemblea dei soci Amcor che si terrà sabato 9 marzo alle ore 15,30 presso la Chiesa del S. Sudario. Seguirà, alle ore 18,00, la S. Messa.
–Terremo i nostri Esercizi Spirituali il 17-18-19 maggio a Susa, Villa San Pietro.
Settimanale AMCOR
4. 2. 2024 – V Dom. T. Ord. B
Ricordati che un soffio è la mia vita
Letture: Gb 7, 1-4; 1 Co 9, 16-19.22-23; Mc 1, 29-39 – La prima lettura, dall’Antico Testamento (qui nel libro di Giobbe), ci manda sospiri di tristezza per la condizione umana senza prospettive, piena di disperazione. In contrasto leggiamo nel vangelo quanto impegno investa Gesù in soccorso dei sofferenti e contemporaneamente nell’attività della predicazione (“Per questo infatti sono venuto”) (Marco). Dalla lettera paolina ai Corinzi, ci viene incontro l’atteggiamento di Paolo, che può portare a quei cristiani l’esempio del suo comportamento, “di annunciare gratuitamente il vangelo”, nella consapevolezza del gradito dovere, che è necessità: “guai a me se non annuncio il vangelo”, per amore del quale “mi son fatto servo di tutti, per salvare a ogni costo qualcuno”.
Qualche insegnamento dalle letture – Nonostante l’atteggiamento di fondo, disperatamente deluso (“i miei giorni svaniscono senza un filo di speranza”), in Giobbe spunta però un sospiro di preghiera: “Ricordati che un soffio è la mia vita”. E’ una tristezza che in qualche modo si affida, come si vedrà poi nel corso del libro. Saranno però Paolo e Gesù stesso a darci motivo di fiducia. Che bella la gioia di Paolo di “annunciare gratuitamente il vangelo”: egli ha scelto di farsi “servo di tutti per guadagnarne il maggior numero”. Dobbiamo tener presente il contesto in cui si colloca questa confidenza: Paolo sta chiedendo ai cristiani di Corino un aiuto economico per i cristiani poveri di Gerusalemme e nel corso del ragionamento porta anche il suo esempio, di evangelizzatore totalmente disinteressato. E’ per me entusiasmante e mortificante leggere di Paolo, che pone il suo guadagno unicamente nel servizio all’evangelo. E naturalmente era ancor più eloquente, prima ancora, l’esempio di Gesù, riassunto nel vangelo di oggi: guarisce i malati, libera gli indemoniati, si ritira a pregare e poi si reca nei villaggi dei dintorni a predicare.
Qualche insegnamento dalle letture – Nonostante l’atteggiamento di fondo, disperatamente deluso domandarci se l’attività della predicazione sostituisca o comprenda quella del servizio reso al fratello. Mi pare che la risposta debba essere equilibrata e attenta a tutte le sfumature. Paolo dice di essersi “fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero” e Gesù inizia la sua giornata nella preghiera pubblica della sinagoga (di Cafarnao) per passare subito a interventi di soccorso, prima per la suocera di Pietro e poi per tutti i malati della città. Le descrizioni hanno certo un tono riassuntivo, ma vogliono portarsi sull’essenziale di un comportamento armonioso di attività d’annuncio, intensa e sostenuta dalla preghiera, ma pure accompagnata dal più vario impegno per il bisognoso. In particolare Gesù ha una fonte di energia e un modo di rapportarsi al fratello, singolo o massa, che provoca stupore e desiderio: “Tutti ti cercano”. Quante volte ci è accaduto di “incantarci” anche noi, nella contemplazione di questo comportamento, nell’anelito, magari inconscio, di una unione che non si interrompa mai.
Vogliamo però terminare con un minimo di attenzione a una persona ricordata solo qui nel vangelo, la suocera di Pietro. Doveva essere buona e Gesù sarà stato contento di interessarsi di lei. Due particolari mi commuovono: Gesù la guarisce “prendendola per mano” e lei, appena tornata in forze, “li serviva”. Non viene anche a noi spontaneo pregarlo: “Prendi anche me per mano”? Così la febbre dei miei grossi difetti mi lascerà un po’ stare, perché possa anch’io mettermi meglio in disposizione di servizio per quanti mi fai incontrare nella mia vita.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/