14-2-2024 Mercoledì delle Ceneri – Settimanale AMCOR
Settimanale AMCOR
14. 2. 2024 – mercoledì delle ceneri
Ritornate a me con tutto il cuore
Letture: Gl 2, 12-18; 2 Cor 5,20 – 6,2; Mt 6, 1-6.18 – E’ giorno feriale, oggi, ma la liturgia è molto significativa: è sempre lo stesso grande, unico, sacrificio del Signore che celebriamo, ma la parte dell’insegnamento, contenuta nelle letture, contiene una ricchezza particolare, in corrispondenza al tempo liturgico che si apre davanti a noi, la Quaresima. Il profeta Gioele è commovente nei suoi inviti al “ritorno” (è il termine della conversione), e intanto esprime la speranza (che evidentemente ha il tono della sicurezza) che “il Signore si muove a compassione del suo popolo”. San Paolo, nella seconda lettera che possediamo del suo epistolario con i cristiani di Corinto, insiste sulla stessa raccomandazione: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Il vangelo riporta un brano del discorso della montagna secondo Matteo, quando Gesù insiste sulla retta intenzione che i suoi discepoli devono avere nel compiere le tre grandi opere della pietà ebraica: elemosina, preghiera e digiuno.
Qualche insegnamento dalle letture – c’è una continuità nella tematica delle tre letture: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gioele), “lasciatevi riconciliare con Dio” (San Paolo), “state attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini,… altrimenti per voi non c’è ricompensa presso il Padre” (vangelo di Matteo). E tutte le volte la raccomandazione ci esorta a ritrovare e onorare il primato di Dio. Il ritorno è un fatto interiore, che ristabilisce gli affetti e gli interessi nel loro ordine e dà il primato indiscutibile a Dio. Un comportamento non buono del popolo merita il castigo, ma la preghiera di pentimento è propiziatrice presso Dio.
E’ commovente l’affermazione di Paolo sulla dialettica della conversione: lui ci supplica, in nome di Cristo, a lasciarci riconciliare con Dio: tutte le forze del bene sono coinvolte. E ancora più commovente è lo scambio che Dio ha operato tra la sorte nostra e quella del Figlio, caricando su di lui, l’innocente, il peso del nostro peccato: “Colui che non aveva conosciuto peccato Dio lo fece peccato in nostro favore”. Si direbbe un padre cinico, invece è l’espressione del massimo amore: il Padre ci dà il Figlio in un modo generoso all’inverosimile e con questo ci accoglie nella famiglia del Figlio. Non dobbiamo andare troppo a filo di logica, ma a sensibilità di cuore: nella famiglia di Dio c’è veramente il massimo dell’amore. Amore aspetta amore, non è vero?
Perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo – Penso che queste raccomandazioni di Gesù, per ottenere una ‘giustizia’ superiorea quella del sentire comune in quell’ambiente (come anche nel nostro) non cessano di essere anche oggi di attualità. Siamo poveri esseri… autoreferenziali, che in tutto vedono un rapporto con il proprio interesse. Quando vediamo un esempio contrario, non ci sembra vero. Purtroppo arriva anche la complicazione che si mescolino finalità di carità eccezionale (pensiamo ai genitori) con un richiamo a se stessi: l’amore per i figli, per avere poi il sostegno nella situazione della più varia debolezza…Abbiamo sentito invece da San Paolo a quale eccesso quasi di non curanza di sé arrivi l’amore del Padre e del Figlio. E’ un tema questo che ritorna molto sovente nella rivelazione dei libri del nuovo Testamento: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il Figlio suo” (Gv 3,16), quando si era appena cessato di parlare dell’innalzamento di Gesù sulla croce.
Sono pensieri dolcissimi, all’apparenza dolorosi – e in realtà provengono da una grande esperienza di sofferenza, ma è un fatto di amore, come conferma l’esperienza di tanti mistici, che hanno condiviso in alta misura il cammino di Gesù, hanno accettato una sofferenza feconda e hanno dato testimonianza di una serenità invidiabile. Ci facciamo l’augurio che la quaresima ci renda un po’ familiari con questa “economia di amore e di salvezza”.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
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