Domenica 25-2-2024 -II di Quaresima B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 25-2-2024 ci parlano del ‘mistero’ della Quaresima (in Genesi offerta a Dio da Abramo del figlio amato e nella lettera ai Romani ove Dio non ha risparmiato il proprio figlio) e aprono la riflessione sull’esodo di Gesù verso Gerusalemme (Trasfigurazione in Marco 9,2-10 delle letture di oggi, da integrare con Luca 9,31).
Vi rimando al commento di Don Giuseppe che quattro volte usa il termine ‘mistero’ e due volte usa il termine ‘assurdo’ per concludere parlando dell’infinita dimensione dell’amore dì Dio che ci accoglie nel mistero, che ci libera dalle nostre catene.
Come Giobbe di fronte a Dio anche noi, dice Don Giuseppe: “… non permettiamoci mai l’affronto di misurare i nostri rapporti con il Signore in termini di dare e avere o di scoraggiarci al punto di negargli la fiducia di credere alla sua misericordia.”
Il filosofo Kierkegaard (1813 – 1855), che grande influenza ha avuto anche sulla ricerca filosofica successiva, in varie opere si sofferma sulla figura di Abramo, anche osservandola dagli occhi del figlio Isacco. Egli vede l’agire di Abramo finalizzato al rispetto della volontà di Dio, ma anche per la propria volontà di fornire una prova assoluta della sua fede.
Fornire una prova vuol dire essere soggetti a una tentazione che pretende di distogliere l’uomo dal suo dovere. E qui il dovere consiste nell’obbedienza a Dio, nell’ affidarci alla sua misericordia.
Come è sempre ricca la pagina del Signore sulla quale tante volte ci soffermiamo e sentiamo sempre il bisogno di continuare a soffermarci anche nei diversi momenti della nostra vita.
È la parola di Dio, infatti, che ci viene incontro quando viviamo con sgomento la percezione che ‘ogni uomo è inganno’ (Salmo 116,15).
Anche in questo momento, nei momenti del buio e del deserto, il salmista sente dì poter affermare che non ha mai cessato di credere. Il Signore ha spezzato nel Risorto le catene della morte e del peccato.
Sal.116 (114-115)
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
10-Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
15-Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
16-Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
17-A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
18-Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
19-negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Viene spontaneo unirci al salmista per chiedere al Signore dì spezzare le nostre catene, cioè la nostra poca fede, la nostra angoscia, la tentazione della sfiducia nella misericordia dì Dio.
Nel ricordo dì Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella supplica per la pace, vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Ricordo che sabato 9 marzo (ore 15,30 presso la Chiesa del Santo Sudario) avremo l’assemblea ordinaria AMCOR con l’approvazione del rendiconto finanziario, l’indicazione delle linee guida per la nostra associazione e la elezione del nuovo Consiglio Direttivo.
Seguirà alle ore 18,00 la Santa Messa.
Settimanale AMCOR
25. 2. 2024 – II Dom. Quaresima B
Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio…
non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Letture: Gn 22, 1-2.9a.10-13. 15-18; Rm 8,31b-34; Mc 9, 2-10. Il mistero della Quaresima si intensifica e prende i toni dell’impensabile: un padre (Abramo) è disponibile a un assurdo dell’amore fiducioso, accingendosi a offrire a Dio in sacrificio il proprio figlio amatissimo (libro della Genesi), ma questo è solo figura e anticipo dell’offerta che farà il Padre celeste del proprio Figlio per tutti noi (lettera di San Paolo ai Romani), pur proclamandolo solennemente dalla nube Gesù, “il Figlio mio, l’amato” (nella Trasfigurazione raccontata da San Marco). C’è una spiegazione per questo ‘assurdo’?
Qualche insegnamento dalle letture – C’erano tanti uomini nel mondo, allora, ma Dio ne scelse uno come specialissimo amico, Abramo. Però con lui fu un’amicizia non facile: tante promesse, da parte di Dio, e un adempimento impossibile delle promesse: prima si fa aspettare e poi richiede indietro quel che ha dato. Abramo non protesta e non indietreggia, e Dio si commuove: il figlio che era stato promesso, poi concesso e richiesto indietro, diventa in realtà il garante dell’alleanza di Dio con la discendenza di Abramo. Che accadrà invece del Figlio amato dal Padre, che il Padre raccomanda al mondo intero perché venga ascoltato? Da quell’alto monte inizia un cammino nei secoli. Per tutti gli uomini risuonerà l’invito “ascoltatelo”. Ma su questo cammino si erge anche una croce destinata a quel Figlio. E attraverso quella croce passerà il rapporto di ogni uomo con quel Figlio amato. E il rapporto di ogni essere umano col Padre sarà sempre mediato dal rapporto col Figlio, amato dal Padre e donato all’amore di ogni fratello.
Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo! – Le prime due letture orientano e limitano un po’ la riflessione sulla grande scena della trasfigurazione. Certamente essa ha un forte riferimento alla conclusione del cammino di Gesù qui tra noi (San Luca, 9,31, dice esplicitamente che Gesù, Mosè ed Elia “parlavano dell’esodo di Gesù, che stava per compiere a Gerusalemme”), anche se nel nostro contesto è la gloria di Gesù che ha una manifestazione particolare. Non possiamo dimenticare l’unione dei vari aspetti del mistero. Dominante, oggi, è il tema del sacrificio di Gesù, ma il racconto della trasfigurazione conclude con la rivelazione della risurrezione dai morti. Ci troviamo di fronte a una delle grandi rivelazioni del mistero di Gesù: non c’è glorificazione senza la croce e non c’è mistero della croce senza la certezza della risurrezione. E alto risuona l’invito: “ascoltatelo”! La memoria divaga sui modi diversi con cui nella Bibbia si parla del rapporto di amore che avvolge le persone del Padre e del Figlio e contemporaneamente coinvolge anche noi, fino a raggiungere vette sublimi: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio suo” (Gv 3,16). Il “mondo” siamo ognuno di noi; e il “dare” appena prima era descritto in termini di “innalzamento” (sulla croce!) del Figlio dell’Uomo (Gv 3,14; cfr Gv 8,28 “Quando avrete innalzato il Figlio dell’Uomo, conoscerete che io sono”). Non avremo mai finito di misurare l’infinita dimensione di un amore, che veramente non ha dimensione. E allora non permettiamoci mai l’affronto di misurare i nostri rapporti col Signore in termini di dare e avere o di scoraggiarci al punto da negargli la fiducia di credere alla sua misericordia.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/